martedì 31 luglio 2007
Big ideas (don't get any)
Don't get any big ideas
They're not gonna happen
You paint your house white and fill in the noise
They'll take something missing
Now that you find it, it's gone
Now that you feel it, you don't
You've gone off the rail
She kisses you with tongues and pulls you to the ground
Don't go, you'll only want to come back again
So don't get any big ideas
They're not gonna happen
You'll go to hell for what your dirty mind is thinking
And now that you find it, it's gone
And now that you feel it, you don't
You've gone off the rail
E invece no. Stavolta me la faccio un'illusione. Ci devo passare 15 giorni su quest'illusione. Ho una grande idea. E può funzionare. Ed è così semplice, ho sempre saputo che avrei dovuto fare così, ma ora sono convinto di farlo. Quasi convinto. Ho un paio di settimane per convincermi. Mi devo convincere. E mi convincerò dicendomi che prima o poi bisogna lanciarsi, provare a fare la cazzata, se no non si impara mai a nuotare. E infatti io non so nuotare. E mi ha anche deriso (amichevolmente) per questo. Ma non mi deriderà perché non mi sono buttato con Lei. E vada come vada. Almeno da qualche parte andrà. E se non è la sperata, almeno ci ho provato. Almeno questo. Almeno una volta.
P.
lunedì 30 luglio 2007
Orfeo. Euridice. Ermete.
Come vene d'argento silenziose
scorrevano il suo buio. Tra radici
sgorgava il sangue che affluisce agli uomini
e greve come porfidio appariva nel buio.
Di rosso altro non c'era.
Rupi c'erano,
selve incorporee e ponti sul vuoto
e quell'enorme, grigio, cieco stagno,
sospeso sopra il suo lontano fondo
come cielo piovoso su un paesaggio.
E in mezzo a prati miti di pazienza,
pallida striscia, un unico sentiero era visibile
come una lunga tela distesa ad imbiancare.
E per quest'unico sentiero essi venivano.
In testa l'uomo snello in manto azzurro,
guardando innanzi muto e impaziente
divorava la strada col suo passo
a grandi morsi senza masticarla. Gravi, chiuse,
dalle pieghe del suo manto pendevano le mani,
dimenticata ormai la lieve lira
ch'era incarnata nella sua sinistra
come tralci di rosa nel ramo dell'ulivo.
Ed i suoi sensi erano in due divisi:
mentre l'occhio in avanti correva come un cane,
tornava ed ogni volta nuovamente lontano
alla prossima svolta era ad attenderlo -
l'udito gli restava - come un odore - indietro.
Talora gli sembrava di percepire il passo
degli altri due viandanti che dovevano
seguirlo fino al colmo dell'ascesa.
Poi nient'altro che l'eco del suo ascendere
dietro di lui e il vento del suo manto.
E tuttavia venivano, si disse
a voce alta, e udì perdersi la voce.
Venivano, gli parve, ma con passo inudibile,
i due. Se per un attimo
gli fosse dato volgersi (se il volgersi a guardare
non fosse la rovina dell'intera sua opera
prima del compimento) li vedrebbe
i silenziosi due che lo seguivano:
il dio dei viandanti e del messaggio
lontano, sopra gli occhi chiari il pètaso,
lo snello caducèo proteso innanzi,
e alle caviglie il battito dell'ali;
e affidata alla sua sinistra: lei.
La Tanto-amata che un'unica lira
la pianse più che schiera di prèfiche nel tempo,
e dal lamento un mondo nuovo nacque
ove ancora una volta tutto c'era: selva, valle,
paesi, vie, e campi, e fiumi e belve;
e intorno a questo mondo del lamento
come intorno ad un'altra terra, un sole
ed un cielo stellato taciti si volgevano,
un cielo del lamento pieno di astri stravolti -:
Lei, la Tanto-amata.
Ma ella andava alla mano di quel dio,
e il passo le inceppavano le lunghe bende funebri,
incerte, mite e senza impazienza;
chiusa in sé come grembo che prepari una nascita,
senza un pensiero all'uomo innanzi a lei,
né alla via che alla vita risaliva.
Chiusa era in sé. E il suo essere morta
la riempiva come una pienezza.
Come d'oscurità e dolcezza un frutto,
era colma della sua grande morte,
così nuova che tutto le era incomprensibile.
Ella era in una verginità nuova
ed intangibile. Il suo sesso chiuso
come un giovane fiore sulla sera,
e le sue mani erano così immemori
di nozze che anche il dio che la guidava
col suo tocco infinitamente lieve,
come un contatto troppo familiare l'offendeva.
E non era più lei la bionda donna
che eccheggiava talvolta nei canti del poeta,
isola profumata in mezzo all'ampio letto;
né più gli apparteneva.
Come una lunga chioma era già sciolta,
come pioggia caduta era diffusa,
come un raccolto in mille era divisa.
Ormai era radice.
E quando il dio bruscamente
fermatala, con voce di dolore,
esclamò: Si è voltato -,
lei non capì e in un soffio chiese: Chi?
Ma in lontananza - oscuro contro la soglia chiara -
quancuno in volto non riconoscibile
immobile guardava
la striscia di sentiero in mezzo ai prati
dove il dio messaggero, l'occhio afflitto,
si voltava in silenzio seguendo la figura
che per la via di prima già tornava,
e il passo le inceppavano le lunghe bende funebri,
incerta, mite e senza impazienza.
Bella, bella, bellissima. Lirismo nella sua forma più pura. Senza filosofia, senza appensantimenti. Come si fa a non amare Rilke dopo aver letto una poesia così? Buone vacanze a tutti, belli e brutti.
P.
domenica 29 luglio 2007
Squillino le trombe, rullino i tamburi
Interbusiness, che so chi è;
Iunet, idem;
Telecom Italia con Firefox, idem;
Telecom Italia con IE, che non sono sicuro di sapere chi sia, ma ne ho una buona certezza;
Tele2 con W2000 e Firefox, credo proprio di sapere chi sia questo pazzo che entra nel blog almeno 6 volte al giorno :-).
Ok. Ci ho pensato il fine settimana in montagna e ora la sparo: O, l'album di Damien Rice, è più bello di Grace. Così ho sancito.
Ok. Giornata tremenda oggi. Voi, memori del post Triestino, mi direte: è il giusto epilogo di una giornata bella. Giusto. Sabato ho passato due ore piacevoli. Già. Ma come al solito mi hanno causato l'effetto di un tirrimorchio in faccia. Cioè non piacevole. Ok basta così. Stavolta sarò un po' più riservato sui fatti miei. Ma solo per stavolta...
Ok. Un grande saluto a tutti quelli che partono per le vacanze, ma anche a quelli che restano. Da me che praticamente le vacanze le ho finite. Cioè non proprio: magari la settimana prossima vado in montagna, ma vi so dire poi. Magari prima di andare in montagna posto un capolavoro di Rilke, sempre su Orfeo, così ve lo godete piano piano. Finalmente l'ho ritrovato, l'avevamo letto in quinta superiore ed ero convinto fosse nei Sonetti ad Orfeo, ma mi sbagliavo. E infatti è una poesia a sé, ed io avendo comprato l'opera omnia, l'ho ritrovata.
Ok. Ok. Domani palestra come al solito, prima passo in posta e magari passo anche a comprare il piano. Ok. Ora mi faccio cullare un po' dalla voce di Rice. Poi vado a letto, che domani è una giornata impegnativa.
P.
sabato 28 luglio 2007
E dai...
Accidental babies
Well I held you like a lover
Happy hands and your elbow in the appropriate place
And we ignored our others, happy plans
For that delicate look upon your face
Our bodies moved and hardened
Hurting parts of your garden
With no room for a pardon
In a place where no one knows what we have done
Do you come
Together ever with him?
And is he dark enough?
Enough to see your light?
And do you brush your teeth before you kiss?
Do you miss my smell?
And is he bold enough to take you on?
Do you feel like you belong?
And does he drive you wild?
Or just mildly free?
What about me?
Well you held me like a lover
Sweaty hands
And my foot in the appropriate place
And we use cushions to cover
Happy glands
In the mild issue of our disgrace
Our minds pressed and guarded
While our flesh disregarded
The lack of space for the light-hearted
In the boom that beats our drum
Well I know I make you cry
And I know sometimes you wanna die
But do you really feel alive without me?
If so, be free
If not, leave him for me
Before one of us has accidental babies
For we are in love
Do you come
Together ever with him?
Is he dark enough?
Enough to see your light?
Do you brush your teeth before you kiss?
Do you miss my smell?
And is he bold enough to take you on?
Do you feel like you belong?
And does he drive you wild?
Or just mildly free?
What about me?
What about me?
Fra poco parto. Come l'ultima volta, se qualcuno c'è, che me la mandi buona.
P.
Delicate
Delicate
We might kiss when we are alone
When nobody's watching
We might take it home
We might make out when nobody's there
It's not that we're scared
It's just that it's delicate
So why'd you fill my sorrows
With the words you've borrowed
From the only place you've known
And why'd ya sing Hallelujah
If it means nothing to you
Why'd you sing with me at all?
We might live like never before
When there's nothing to give
Well how can we ask for more
We might make love in some sacred place
The look on your face is delicate
So why'd you fill my sorrow
With the words you've borrowed
From the only place that you've known
And why'd you sing Hallelujah
If it means nothing to you
Why'd you sing with me at all?
And why'd you fill my sorrows
With the words you've borrowed
From the only place that you've known
Why'd you sing Hallelujah
If it means nothing to you
Why'd you sing with me at all?
P.
venerdì 27 luglio 2007
Lentamente...
giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita’.
Martha Medeiros
Se stessimo scambiando figurine potrei dire "Celo, celo, celo...". Probabilmente l'unica che manca è quando dice ascoltare musica. Ho ricominciato a tirare pugni alla porta del garage. E non so perché. Anzi forse lo so. Ma non importa, non dovrebbe farmi stare così in ogni caso. Cavolo, cavolo, cavolo. Non gliene sbatte un cazzo di me. Zero, zero meno. Perché pensavo diversamente? I can't do it. Non ce la faccio più. Più. Voglio scappare, scappare dall'ultimo anno, da tutto quello che è successo, tutto, nulla escluso. Voglio scappare da Parma e da tutti i parmigiani, ricominciare a vivere a Reggio. O da qualch'altra parte. Vorrei dimenticare, ora come ora. Ma non si può dimenticare a comando. Purtroppo. E poi quando ci esci tra 26 ore esatte, come fai a dimenticare. E' proprio vero, che
P.
giovedì 26 luglio 2007
Elegia Triestina
degli angeli? E se pure d'un tratto
uno mi stringesse al suo cuore: perirei della sua
più forte esistenza. Poiché del terribile il bello
non è che il principio, che ancora noi sopportiamo,
e lo ammiriamo così, ché quieto disdegna
di annientarci. Ogni angelo è tremendo.
(da Elegie Duinesi, Elegia I, R. M. Rilke)
Che città splendida, Trieste. Una meraviglia, una gioia per il cuore. Ci sono stato un giorno e mezzo, mi sono innamorato. Dei suoi palazzi chiari. Delle sue vie larghe, ariose, pulite. Dei monti che sono così vicini al mare. Del mare. Della cultura che sai permeare ogni dove. E di Duino. Ci tornerò sicuramente. Voglio tornarci, magari in un giorno di pioggia, e tornare lungo il molo, e stare in mezzo al mare agitato, con la Bora tremenda che fischia nelle orecchie e ti sbatte l'acqua in faccia.
Amanti, a voi, l’uno nell’altro paghi,
chiedo di noi. Voi vi afferrate. Avete le prove?
Vedete, mi accade che le mie mani l'una
dell’altra si accorgano, o che il mio logoro viso
in esse si riposi. Così mi si desta un poco
il sentire. Ma chi, per questo, oserebbe già essere?
Voi invece, che nell'incanto dell'altro
crescete, fin che sovrastato
v'implora: non più...; voi che sotto le carezze
diventate l'un l'altro copiosi come le annate dell'uva,
che talora svanite perché l'altro
del tutto prevale: vi chiedo di noi. Lo so,
così beati voi vi toccate perché la carezza trattiene,
perché non viene meno la parte che teneramente
coprite; perché sotto le mani sentite la pura
durata. Sì che eternità quasi dell'abbraccio
attendete. Eppure, superato dei primi
sguardi il terrore e la nostalgia alla finestra,
i primi passi insieme, una volta attraverso il giardino:
amanti, ancora lo siete?
E visitare ancora la S.I.S.S.A., senza quel provincialismo schifoso alla Parma, con le sue mille culture (come Trieste!), e i mille studenti di matematica, e il bar che a Parma non c'è, e le lavagne sul terrazzo, che se ti viene un'idea, la puoi scrivere lì, subito. Avere uno studio per te, con la tua scrivania e la sedia con le rotelle, dove studiare. E poi vivere fuori casa, doverti fare da mangiare, lavare i piatti, mettere la roba in lavatrice, stenderla, e fare i festini con le ragazze del piano di sotto, che magari sono inguardabili, però almeno ti svegli un po'. Prendere ogni tanto il tram su rotaia che ti porta su in montagna, che fa tanto vintage, e che al modico prezzo di un euro ti dona un sacco di energia potenziale, non solo la tua, ma se vuoi anche quella della tua bici, con cui girare la provincia quasi senza pedalare, oppure prendere il sentiero che ti porta praticamenta fino alla S.I.S.S.A., e lì, un po' prima, fermarti al laghetto sotto il salice, sperando di vedere il tipo che fa il bagno nella lidga, come si dice qui, nella fanghiglia, tipo un indù nel Gange. O l'anatra nera che ti gironzola intorno mentre parli di quanto fanno schifo le persone, che Trieste o Parma alla fine sono tutte uguali.
[...] Stelle,
non discende da voi all'amante la voglia del viso
di quell'amata? E l'intima vista del puro volto di lei
a lui non discende dalla costellazione pura?
Non tu, ahi, non sua madre
tanto a lui ha inarcato le ciglia in attesa.
Non tu che lo senti, fanciulla, non tu
curvasti il suo labbro in più feconda espressione.
Pensi davvero che la tua lieve comparsa
tanto lo scuota, vaga tu come il soffio dell'alba?
Spauristi certo il suo cuore; ma più antichi terrori
s'inabissarono in lui, all'urto con cui l'hai toccato.
Chiamalo... non del tutto lo chiami dalle oscure presenze.
Certo ora egli vuole, sorge, alleviato, s'abitua
all'intimità del tuo cuore, prende e s'inizia.
Ma si è mai iniziato?
(da Elegie Duinesi, Elegia III)
E sfidare una giornata che minaccia pioggia per andare a Duino, volere andarci, a tutti i costi, a Duino. Quanto e cosa significa Rilke per me... E farsi un'ora di autobus per arrivare in quel paesino, e il castello chiude proprio di martedì, sfiga. Anche per telefonare in una viuzza desolata per disdire un appuntamento preso per il pomeriggio e dimenticato, raccontando che stai poco bene di stomaco.
Angelo! Se ci fosse un luogo che noi non sappiamo, e là,
su un tappeto indicibile, mostrassero gli amanti, che
qui alla riuscita mai non giungono, le alte
figure loro ardite dallo slancio del cuore,
del desiderio le torri, le scale loro,
poggianti già da tempo, dove mai non vi fu suolo,
l'una all'altra soltanto, tremanti, - e lo potessero
dinanzi ai loro spettatori, i morti silenziosi e senza numero.
Non getterebbero questi le monete allora, le ultime,
che noi non conosciamo, risparmiate e nascoste,
i ducati del felice vivere, di valore eterno, alla coppia
che sorride infine di un sorriso vero sul tappeto
placato?
(da Elegie Duinesi, Elegia V)
E imboccare il sentiero Rilke, tutto è Rilke a Duino il campeggio il bar il cesso Rilke, marchio registrato TM. Però la vista è favolosa, magari non dai belvedere da fidanzatini, meglio dai sassi a picco sul mare. Fare foto stupide che non le posto, pose idiote di meditazione sul mare. E magari in una out of cinquanta vieni anche bene e sembri figo davvero. Un po' poeta maledetto, con la maglietta rosso fuoco da scaricamento. E poi la scaletta che ti porta giù, e il tunnel scavato nella roccia, e il terrazzo a picco sul mare. L'unica cosa che mancava, una ragazza e un bacio.
E quando è costernato chi è costretto a volare
e proviene da un grembo. Quasi di sé
atterrito, guizza per l'aria come un'incrinatura
che traversa una tazza. Così la scia del pipistrello
la porcellana della sera incrina.
E noi: sempre, ovunque spettatori,
rivolti a tutto questo e fuori mai!
In noi trabocca. Lo ordiniamo. Si disgrega.
Torniamo ad ordinarlo e siamo noi dissolti.
Chi ci ha dunque voltati che,
in qualsivoglia cosa intenti, disposti siamo
come uno che parte? Come quello, sull'ultima
collina che gli mostra per una volta ancora
tutta la valle, s'arresta, si volta indietri, indugia -,
così viviamo, in un continuo prendere congedo.
(da Elegie Duinesi, Elegia VIII)
E poi tornare a Trieste, pizza che siamo in ritardo, buttare il pattume e volare a prendere il treno. E un caldo e un sonno da crepare, nonostante la moka da 4 in due. E la coppia di tedeschi o olandesi che non riesco a smettere di guardare. Scendere a Venezia, prendere i francobolli per le cartoline e imbucarle, aspettare il treno in ritardo, sperando di non perdere la coincidenza, e ascoltare uno che impreca perché anche lui avrà una coincidenza. E ricordarsi, il giorno prima, in quella stazione, i tre pazzi che si siedono di fronte a te in treno e non finiscono più di parlare e farti domande, che sei un ragazzo simpatico, che dovresti arruolarti in marina (staresti bene con la divisa, sai?), che davvero le donne emiliane sono affettuose ma ti saltano addosso (...), ti tirano due schiaffi e via, tipo la Ventura Raffaella Carrà e la Falchi, che siete voi legati alla tradizione, cioè state tutti insieme a Pasqua e Natale, che credi che ci sia qualcosa che ha creato tutto questo, che noi passiamo spesso a Reggio e se ci dici un bar in cui vai spesso magari ci passiamo e ci ritroviamo, che magari vuoi il nostro numero di cellulare, che facciamo una foto di ricordo, dài saluta con la mano. E poi, scesi, quella bellissima ragazza altissima che mi si siede di fronte, con la gonna bianca, le mutande gialle e il cellulare vecchissimo, che scende solo dopo una fermata. E quell'altra ragazza, con gli occhi stupendi, sempre coperti dagli occhiali da sole, li ho visti solo una volta, una sola, che studia qualcosa di economia e mi dice grazie quando sposto le gambe per farla scendere. E finalmente ritornare nel caro piattume padano, e tornare a casa, con un ricordo, due giorni nel cuore.
Ma se si risvegliassero, i morti senza fine, una metafora in
noi,
vedi, indicherebbero forse gli amenti delle spoglie
avellane, penduli, oppure
la pioggia, che sulla scura terra cade a primavera.
E noi che la felicità la pensiamo
in ascesa sentiremmo la commozione,
che quasi ci atterra sgomenti,
per una cosa felice che cade.
(da Elegie Duinesi, Elegia X)
P.
Damien Rice
And so it is
Just like you said it would be
Life goes easy on me
Most of the time
And so it is
The shorter story
No love, no glory
No hero in her sky
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes...
And so it is
Just like you said it should be
We'll both forget the breeze
Most of the time
And so it is
The colder water
The blower's daughter
The pupil in denial
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes...
Did I say that I loathe you?
Did I say that I want to
Leave it all behind?
I can't take my mind off of you
I can't take my mind off of you
I can't take my mind...
My mind...my mind...
'Til I find somebody new
Da ascoltare fino al vomito. Davvero. Vi ho mai consigliato robaccia?
P.
mercoledì 25 luglio 2007
Solito post temporaneo
P.
lunedì 23 luglio 2007
From S.I.S.S.A.
P.
venerdì 20 luglio 2007
Per la serie:
P.
Come funghi d'autunno
Devo ammettere che esteticamente fa la sua porca figura, e come suono e meccanica non è male. E poi secondo me un pianoforte in soggiorno fa anche lui la sua porca figura. Solo che lo dovrò mettere al posto del tavolo su cui ho sempre studiato, sin dalle medie. Probabilmente il mio rendimento universitario calerà, anche se quello musicale spero aumenterà sensibilmente. Comunque ieri sera anche in gelateria (io? Cono da 1.50 con cioccolato bianco e nocciola) c'era del bello, solo del bello "facile", insomma avete capito. Però era del bello, ve lo assicuro. Probabilmente lo sapevano anche i tre che stavano con lei, e che maliziosamente io penso si diano il cambio, a mo' staffetta. Però era del bello. Probabilmente del bello stupido e ignorante, ma del bello. E come dice Dostoevskij (lo devo leggere, L'idiota):
Io ci credo, e anche tanto. Tanto che anche il mio relatore, (A.)^2, mi ha detto che sono un esteta.
P.
giovedì 19 luglio 2007
Un po' d'ordine
P.
mercoledì 18 luglio 2007
Cosa è che ti fortifica?
[Spoiler: attenzione!!]
E' che ho visto questo sul tubo. Mi fa sentire come un sedicenne che guardava The O.C. oppure un po' di tempo fa Beverly Hills 90210. Mi squassa. Lasciate che vi racconti la storia. E' che all'inizio Cameron sta con Chase solo per sesso, o qualcosa del genere. Poi non so perché (non ho ancora s*******o tutte le puntate...) lei lo molla. Allora lui tutti i martedì le dice che le piace (e ci credo!). Poi House lo licenzia, quindi non può vederla martedì. E accade quello di cui sopra. Che romantico.
[Fine spoiler]
Ricordatemi che un giorno devo parlarvi della Polacca-Fantasia di Chopin. Ah vi piace la coccinella? Serve come portafortuna, sia a me, sia a chi legge. Non ci credo, però... Comunque oggi sono partito con buoni propositi, e infatti ne ho tirata su di ghisa. E' solo che quando il muscolo non ce la fa proprio, è inutile insistere. Non ce la fa e basta. Quindi I did all my best, e questo basta. The best you can is good enough, come cantano i Radiohead in Kid A. Vi saluto, vado a festeggiare la fine della sessione estiva (ma non dello studio estivo!) alla divina. E penso che mi prenderò anche un paninazzo, là. E domani, altra ghisa.
P.
Vado a distruggermi
forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredità
vi prego
non maleditemi non serve a niente
tanto all'inferno ci sarò già.
Dite a Lei che la amo, come fa il Petrarca. Ok, ora posso andare sereno a fare 2000 addominali. Au revoir.
P.
Sono in vacanza
P.
martedì 17 luglio 2007
Quando la ferita brucia
Circa. E tutto ciò solo dopo una settimana scarsa di palestra. Anzi 5 giorni con la domenica in mezzo. M'hanno raccontato della serata gogno. E' stata serata gogno solo a metà, solo uno ha dato (3 volte!) ma solo perché in un'ora e mezza si è fatto fuori un tre quarti di vodka e 4 birre. Tra l'altro quella sera che ho litigato di peso col mio amico, l'ho fatto anche perché gli ho detto che invidio un po' questo. Perché lui non si fa problemi, vive e basta. Insomma ero e sono un acceso sostenitore del motto beata ignoranza. Cazzo se fossi un contadino che zappa la terra, ignorante e becero. E lo dico a ragion veduta, ciò. Perché dei due mali si sceglie il minore, e per come sto ora e come sono stato nell'ultimo periodo, meglio contadino rozzo. E poi ho illustri personaggi che confermano la mia tesi:
O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
e poi, che non ha molta attinenza, ma è una delle vette della poesia, italiana e non, quindi non posso esimermi dal postarla:
Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E' funesto a chi nasce il dì natale.
Ritornando a noi: tanto alla resa dei conti, alla fine, cosa conta? Se non quanto ce la siamo goduta finché ci siamo stati. Finché ci sei, goditela. E io sono stanco di vittorie morali. I libri non si fanno con le vittorie morali. L'inter ha vinto moralmente lo scudo del '98. E allora? Cosa me ne faccio della mia macelata superiorità alle centinaia di migliaia di pidocchi che ci circondano? Loro sono felici, almeno... Termino passando dal caviale alle patatine fritte, da David Letterman a Pippo Franco, da Emil Gilels a me. Cioè da Leopardi al Liga. Che è un po' banale, un po' così, ma ci sta. E poi mi viene bene il giochino con il titolo e il primo verso:
Quando indietro non si torna, quando l'hai capito che
che la vita non è giusta come la vorresti te;
quando farsi una ragione vorra dire vivere
te l'han detto tutti quanti che per loro è facile;
quando batte un pò di sole dove ci contavi un po'
e la vita è un pò più forte del tuo dirle "ancora no"
quando la ferita brucia la tua pelle si farà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Lo spero.
P.
Ah vi ho sgamato!
P.
lunedì 16 luglio 2007
Ma adesso che viene la sera
Non avrai altro Dio, all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.
Onora il padre. Onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Il quinto dice "non devi rubare"
e forse io l'ho rispettato
vuotando in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami,
così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.
Il settimo dice "non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.
Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.
No davvero sapere quella cosa mi ha messo di buon'umore. Chissà perché... ;-) Certo che figura di merda il tipo, eh... Cioè sicuro a me una cosa così non succede. Spero... Oh domani ultimo giorno di studio. Poi esame mercoledì e stop. Cioè, studiacchierò qualcosa se no a Settembre moio, però senza esagerare. Voglio godermi il nonfareuncazzotuttoilgiorno per un po'. Poi tanto mi sa che dovrò studiare piano anche, vista la magra figura di anche oggi, però un paio di giorno davanti al pc non me li toglie nessuno. E chissene se gli occhi vanno a baldracca a stare tutto il giorno qui davanti. La testa va a baldracche se non ci sto. Ed è più importante la testa, no? Anche più del fisico. Vi saluto, vado. Ciao.
P.
Oh ma chi è che
P.
domenica 15 luglio 2007
Sto tranquillamente impazzendo
Non è proprio liscia,
non va così liscia
per noi che chiediamo che or'è,
e c'è un'altra strada
e c'è un'altra luna
e un altro bar che chiude
e un'altra voglia di fortuna.
E allora, bambina,
c'è poco da dire
se non che mi troverai qua:
cambiato per niente, ma neanche scontento,
fottuto dal dovere pensare di dover avere.
Ma ci sarà un souvenir
che ci riporterà solo certi momenti.
E sarà un bel souvenir
una fotografia, una canzone fra i denti.
Ma ci sarà un souvenir
che ci commuoverà fino a farci contenti.
Tieniti il tuo souvenir
da mettere via poi ridicendoti avanti.
Se tutto va in fretta
sarò una saetta
e tu lo sarai insieme a me
peccato soltanto che ci sarà il tempo
in cui dovremo dire:
Adesso è giusto riposare.
Ma ci sarà un souvenir
che ci riporterà solo certi momenti.
E sarà un bel souvenir
una fotografia, una canzone fra i denti.
Un souvenir formato Tir
a centoventi all'ora
arriva lì spazzando via
qualsiasi altra cosa.
Sarà un bel souvenir
il nostro souvenir
sarà di quasi tutti i colori.
Sarà un bel souvenir,
sarà lo specchio di
riflessi chiari e riflessi scuri.
Buonanotte a chi legge di notte.
P.
L'abisso
Oppure è quella cosa sopra il quale si libra la musica di Chopin,
Non lo so. Forse è come mi sento da due mesi a questa parte. Forse è il vuoto, il nulla, l'inutilità, la vanità di tutto quello che ci sta intorno. O forse è la consapevolezza di ciò. So solo che per adesso c'è una cosa, tre parole, che mi tengono su, allo stesso livello dell'adorata musica del Polacco. Sono cmq ci risentiamo.
P.
sabato 14 luglio 2007
Cosa?
P.
Forse ho fatto un po' troppi...
*Ve la racconto: ci sediamo nel posto più del cazzo della distesa estiva, come due ricchioni di prim'ordine. Logati nell'angolo, al buio. Tra l'altro ci abbiamo messo un po' a scegliere quel posto del cazzo, e lei aspettava che scegliessimo per darci i menus. Ci dà i menus, che non apriamo neanche tanto sappiamo già quello da ordinare. Ordiniamo, lui un birrone immenso e un paninazzo con cipolla e sarciccia, io la mia solita Moretti rossa, piccola perché ultimamente sto bevendo troppo e non voglio diventare alcolizzato. Ordino e poi ricomincio a guardarmi i lacci delle scarpe, come al solito. Quando va via il mio amico mi fa: guarda che ti aveva chiesto se volevi qlc altro, ma tu non la guardavi e ti ha fatto un gesto tipo vabbé eh... Bene, bravo, grazie.*
Nelle foto: alcuni acquisti di quest'anno.
P.
venerdì 13 luglio 2007
. della situazione
Two jumps in a week,
I bet you think that's pretty clever don't you boy?
Flying on your motorcycle,
watching all the ground beneath you drop
You'd kill yourself for recognition,
kill yourself to never, ever stop
You broke another mirror,
you're turning into something you are not
Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high, don't leave me dry
Drying up in conversation,
you'll be the one who cannot talk
All your insides fall to pieces,
you just sit there wishing you could still make love
They're the ones who'll hate you
when you think you've got the world all sussed out
They're the ones who'll spit on you,
you'll be the one screaming out
Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high, don't leave me dry
Oh, it's the best thing that you ever had,
the best thing that you ever, ever had.
It's the best thing that you ever had,
the best thing you have had has gone away.
Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high,
Don't leave me high, don't leave me dry
P.
giovedì 12 luglio 2007
Gimme a B flat
Mi sento fottutamente solo, stasera. Che ci stia ricascando? No no no no no no non voglio...
P.
Ari-bentornato, Daniele!
D.L.: Caro Marco, a questo punto io mi chiedo in che paese viviamo. Comunque volevo ringraziarti perché tu, facendo questo libro e parlando come fai, dimostri di essere un uomo libero. E non è facile trovare uomini liberi in quest'Italia di merda.
(Ovazione)
M.T.: Sai che cosa? Mi veniva in mente una cosa. Quel governatore della Pennsylvania che un giorno si presentò intelevisione, si infilò la canna di una pistola in bocca e si sparò. Beh, credo che tu stasera, più o meno... Avresti fatto molto prima.
Ormai, nonostante tutto, è storia.
E un'altra pagina di storia, impostantissima, mai vista in televisione: qui. E qua c'è la trascrizione integrale. E quanti voti prende ancora Berlusconi? Grazie, internet, per lasciarci l'opportunità di non ascoltare solo quello che vogliono che ascoltiamo. Grazie davvero.
Ah mi ero perso questa perla: Cuffaro contro Falcone. Il mio piccolo omaggio a questo grande uomo (Falcone, eh...).
P.
Le variazioni Gouldberg
P.
sabato 7 luglio 2007
Una serata a casa
Poi volevo parlare ancora un poco della storia della tabula rasa (mettetevi comodi, stasera ne ho da dire, e soprattutto ho il tempo per farlo...). Ci vuole coraggio. Forse troppo. Magari sarà più facile una volta uscito da quel postaccio, come con le superiori, 2 o 3 persone con cui mi tengo ancora in stretto contatto, poi basta. Magari qui un po' più di 2 persone, nell'università sono cresciuto, sono diventato grande. E chi ti sta accanto in questo periodo non si scorda. Un po' come quando si prende il sole con la maglietta, come i ciclisti. Che tu lo voglia o no, la spalla rimane bianca, il segno resta. Però per adesso come faccio a fare tabula rasa? Al di fuori dell'uni non ho niente. Tutti quelli che mi stimano sono in dipartimento (e purtroppo la maggior parte mi stima solo per i 30 e lode). Alla fine in questo momento la matematica è l'unico modo in cui riesco ad esprimermi. Triste... Il problema non è nient'altro che iniziare. Poi magari prendo fiducia e non mi ferma più nessuno. Ma prima devo provare, e ciò non dipende solo da me. Cavolo, perché continuo a sperare che mi cada per miracolo tra le braccia? E' che non mi piace nessuna attualmente, o meglio, se mi piacciono o sono già occupate o sono al di fuori della mia portata (vedi sotto) o sono una storia già finita (vedi ancora più sotto), anzi mai iniziata, o non è il momento giusto ecchecazzo quando è il momento giusto quando inizierò ad avere i capelli grigi e ad avere davvero dei rimpianti. Perché dovrei aspettare? La vita non ti aspetta, no?...
Poi colgo l'occasione per fare pubblica ammenda riguardo un paio di promesse che ho fatto e mi sa che non manterrò. Il libro di Bollani non l'ho letto, non mi piaceva alla fine un granché, un Baricco complicato, e poi me l'hanno riportato in biblioteca e ci sono 100 libri che devo leggere prima di riprenderlo. E la foto della mia Mildred Mitchell mi sa che non la posterò, anche perchè hanno aperto tutti da schifo i suoi fiori. Vabbè rimedio con una non mia però. Ah vi eravate accorti che oggi è una data palindroma? Solo se non mettete lo zero davanti alla cifra dei giorni però.
A proposito entro breve devo decidere la prima tranche di iris da comprare, ma devo ancora sfoltire la rosa (...) dei papabili. Anche perché mi sembra esagerato spenderci più di 50-60 euri. Poi, cavolo come è carina la cameriera della divina. Ma non devo innamorarmi, ha ben altro che me per la testa. E ciò vale anche per il futuro, per lei. Cavolo, facile dire non devo innamorarmi. A parte che innamorarsi di qualcuno senza averci mai parlato... Boh, l'ultima volta mi è successo. E poi parlandoci è stato come esponenziare, anzi esponenziare il fattoriale. Tanto è vero che ci penso ancora, quando avrei dovuto smettere di farlo più di un mese fa. Ci ho pensato anche oggi. Il viaggio in macchina verso Parma senza radio è stato fatale. Forse semplicemente non le piacevo. Boh, magari ci ha provato. Perché magari sapeva che forse ne valeva la pena. Forse. Boh. Non lo so. Meglio che non ci pensi forse. Meglio. Decisamente meglio. Tanto tempo dieci giorni e forse avrò le idee un po' più chiare. E non perché si schiariranno da sole. Perché forse farò qualcosa per schiarirle, e potrebbe essere andare in ascesi in montagna, o forse anche qualcos'altro.
Nelle altre foto: luv Kandinsky, ma tantissimo, solo un poco meno di Lei.
P.