mercoledì 9 maggio 2007

Palliativo? Tim's voice

Devo occupare un po' il tempo, se no non resisto. E allora parliamo un po' di Tim, anzi, della voce di Tim. Perché oltre ad essere stato un fantastico songwriter folk, poi sperimentatore, punto di contatto di folk, jazz, musica "colta" moderna (Berio, Ligeti), Tim aveva la voce più bella di sempre. Non la più estesa magari, non la più tecnica, non quella col timbro più caratteristico o personale. Ma per me è senza ombra di dubbio la più bella. Ed è bello anche seguirne l'evoluzione: dalla voce pura, cristallina di Goodbye and Hello, che rispecchia i suoi 20 anni (sic!), agli ululati bestiali di Gypsy Woman, a quella che non è più voce, ma un vero e proprio strumento musicale, di Starsailor per infine giungere alla voce di uomo, quella ad esempio di Dolphins all' Old Grey Whistle Test (e non dico quella degli ultimi album, che non ho ascoltato e non ascolterò mai).

20 anni: esce Goodbye and Hello, influenzato dalla scena musicale del periodo (con quell'arrangiamento di troppo che lo rende un pochetto trash), con una sfilza di canzoni da storia della musica. La voce è purissima, cristallina, eterea: il canto delle prime due strofe di Morning Glory sono quanto di più vicino a come io penso sia la voce degli angeli, tutta Phantasmagoria in two è dominata dal suo canto etereo, la semplice Once I was è quasi per intero sostenuta unicamente dalla voce e dal timbro. Tim non disdegna tuttavia il registro grave, come in tutta Pleasant Street, e in particolare nel down, down, down, l'abisso in cui ti porta (e lo porterà) la droga.

21 anni: nel live in Londra del 1968, pubblicato come Dream Letter - live in London, già qualcosa è cambiato. In un anno la voce cambia, e basta paragonare le canzoni presenti in entrambi i dischi per rendersene conto. L'intonazione è meno eterea, astratta, si avvicina al concreto e a quel registro medio in cui Tim è inarrivabile. Un occhio di riguardo per Dolphins, che verrà riproposta lungo tutta la sua carriera, per i virtuosismi bestiali di Who do you love, per l'epica e bellissima Wayfaring stranger. In generale la voce è più coinvolgente, un pelo più grave, più concreta, cosa che carica di ulteriore drammaticità canzoni come Pleasant Street. Non scordiamoci che è un concerto di 2 ore non stop, cui inoltre Tim sbaglierà l'intonazione di forse una o due note. Una vera e propria macchina da canto.

22 anni, un altro live: al Trobadour registra una decina di canzoni tra cui una versione bestiale di Gypsy Woman: l'assolo vocale con cui termina la canzone è davvero da brividi, e mostra tutto quello che può con le corde vocali: bassi terrifici, acuti allucinati, pianissimi. Tutte le volte che gli strumenti si mettono a tacere e lancia questo solo un brivido mi prende la schiena, per poi poi terminare quando le congas timidamente cercano di riprendere spazio per la conclusione strumentale.

Saltiamo a 24 anni, con Starsailor. La voce non è più voce che canta, è strumento che suona. Tim ha affinato le capacità tecniche, come dice Scaruffi, che apprezzo tanto quando parla di Tim (e un po' meno quando parla di Radiohead)

"Lo stile vocale di Buckley ha ormai raggiunto la perfezione tecnica e puo' permettersi qualunque suono: secoli di tradizione vocale nera sono stati sintetizzati in una perfetta macchina di shout, cry, acuti, scat, rap, whoop, fade-out, e ogni sorta di saliscendi spericolati su e giu' per le scale tonali, con duttilità praticamente illimitata."

Ormai è l'apice della carriera di Buckley, le sperimentazioni l'hanno lanciato oltre le stelle, e purtroppo ora comincia la discesa. Artistica, ma anche vocale. La voce diventa più adulta, rimane particolarissima e bella, ma la necessita di far soldi la costringe in una gabbia di soul e funky. Buckley non si libra più tra le stelle, ma si limita a navigare in un triste showbiz. Chi gli avrebbe d'altra parte dato un'altra occasione dopo Starsailor? E in tale caso cosa avrebbe sfornato, se fosse stato libero di seguire il suo enorme, illimitato talento? E fin dove si sarebbe spinta la sua voce, che già saltellava qua e là tra le stelle?

Qui una bellissima, breve storia della sua vita e della sua arte.

P.

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