Tante persone si saranno identificate col protagonista di questo libro. Io sono uno dei tanti. Libro bellissimo, ancora più bello se letto a 18 anni (ne ho già parlato del fatto che ogni cosa ha un suo momento "ideale"?). Mi piace tanto Hesse, anche se non ho mai letto Siddharta. Mi piacciono le atmosfere medievalizzanti di Narciso e Boccadoro, mi piace l'incipit de Il gioco delle perle di vetro, che ho iniziato a leggere tre volte ma non ho mai superato pagina 200, mi piacciono le sue poesie, mi piace Il lupo della steppa. Anzi, adoro Il lupo della steppa.
C'era una volta un tale di nome Harry, detto il "lupo della steppa". Camminava con due gambe, portava abiti ed era un uomo, ma, a rigore, era un lupo. Aveva imparato parecchio di quel che possono imparare gli uomini dotati d'intelligenza, ed era uomo piuttosto savio. Ma una cosa non aveva imparato: a essere contento di sé e della sua vita. Non ci riusciva, era un uomo scontento. Ciò dipendeva probabilmente dal fatto che in fondo al cuore sapeva (o credeva di sapere) di non essere veramente un uomo, ma un lupo venuto dalla steppa. [...] in lui l'uomo e il lupo non erano appaiati e meno ancora si aiutavano a vicenda; al contrario vivevano in continua inimicizia mortale, e l'uno viveva a dispetto dell'altro, e quando in un sangue e in un anima ci sono due nemici mortali, la vita è un guaio. Certo, ciascuno ha il suo destino e nessuno ha la vita facile. Ora, nel nostro lupo della steppa avveniva questo: che nel suo sentimento faceva ora la vita del lupo, ora quella dell'uomo, come accade in tutti gli esseri misti, ma quando era lupo, l'uomo in lui stava a guardare, sempre in agguato per giudicare e condannare... e quando era uomo, il lupo faceva altrettanto. Per esempio, quando Harry uomo concepiva un bel pensiero, provava un sentimento nobile e fine o faceva una così detta buona azione, il lupo che aveva dentro digrignava i denti e sghignazzava, e gli mostrava con sanguinoso sarcasmo quanto era ridicola quella nobile teatralità sul muso di un animale della steppa, di un lupo che sapeva benissimo quali fossero i suoi piaceri, trottare cioè solitario attraverso le steppe, empirsi ogni tanto di sangue o dar caccia ad una lupa ... [...] specialmente molti artisti appartengono a questa categoria. Costoro hanno in sé due anime, due nature, hanno un lato divino ed uno diabolico, il sangue materno e il sangue paterno, e le loro capacità di godere e di soffrire sono così intrecciate, ostili e confuse tra loro come in Harry il lupo e l'uomo. E questi uomini la cui vita è molto irrequieta hanno talvolta nei rari momenti di felicità sentimenti così profondi e indicibilmente belli, la schiuma della beatitudine momentanea spruzza così alta e abbagliante sopra il mare del loro dolore, che quel breve baleno di felicità s'irradia anche sugli altri e li affascina. Così nascono, preziosa e fugace schiuma di felicità sopra il mare della sofferenza, tutte le opere d'arte nelle quali un uomo che soffre s'innalza per un momento tanto al di sopra del proprio destino che la sua felicità brilla come un astro e appare a chi la vede come una cosa eterna, come il suo proprio sogno di felicità. Tutti questi uomini, qualunque siano le loro gesta e le loro opere, non hanno veramente alcuna vita, vale a dire la loro vita non è un'esistenza, non ha una forma, essi non sono eroi o artisti o pensatori come altri possono essere giudici, medici, calzolai o maestri, ma la loro vita è un moto eterno, una mareggiata penosa, è disgraziatamente e dolorosamente straziata, paurosa o insensata, quando non si voglia trovarne il significato proprio in quei rari avvenimenti e fatti, pensieri e opere che balzano luminosi sopra il caos di una simile vita. Tra gli uomini di questa specie è nato il pensiero pericoloso e terribile che forse tutta la vita umana è un grave errore, un aborto della Madre primigenia, un tentativo della Natura terribilmente fallito. Tra loro, però, è nato anche quell'altro pensiero, che cioè l'uomo non è forse soltanto un animale relativamente ragionevole ma un figlio degli dei destinato all'immortalità.
Ammetterete che è tragicamente lirico, e non può che colpire un diciottenne che si sente diverso dagli altri...
P.
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1 commento:
Bello! Tragico ma bello. Certo se ne fai la tua filosofia di vita probabilmente ti suicidi dopo poco. Chi si sente diverso probabilmente non si accorge che nessuno è uguale, che siamo tutti diversi e se scaviamo un po' negli altri noteremo quanto siamo in realtà tutti profondamente distinti ed ognuno con le sue magagne. E paradossalmente è questo che ci rende simili. La differenza sostanziale è come uno affronta la vita.
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