sabato 11 dicembre 2010

Be happy

as long as you can.

P.

Who/What/Why/Where

Chi sono? Cosa sto facendo qui? Perché tutte queste persone mi sono così distanti, e mi sento così distante da loro? Da tutti? Non faccio parte di questo mondo. Perché mi ostino a cercare di farne parte? Così dopo è ancora più dura rendersi conto che si è come olio e acqua, che sei respinto ed è naturale che sia così. Perché sono olio e tutto il resto del mondo è acqua?

P.

domenica 17 ottobre 2010

Sto diventando Comunista.

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. [...] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? [...] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

P.

mercoledì 29 settembre 2010

Sbronza da cani

Oh guardate, so che non succederà mai, so che è più probabile che vengano gli alieni e se lo portino via, che l'Inter vinca le prossime 2 champions consecutive, che Belen me la offra su un piatto d'argento circondata di panna montata e fragole (nel qual caso rifiuterei: no grazie sono già impegnato). Però se, e ripeto se, e quando, ripeto quando, il nano verrà condannato e interdetto perpetuamente dai pubblici incarichi, ecco, quella sera, prendo su chiunque sia disposto a riportarmi a casa cadavere e ne prendo una, ma dico una, che se non vado in coma etilico sarà un miracolo. Giuro.

P.

venerdì 20 agosto 2010

Voglio diventare qualcuno

Voglio diventare qualcuno, merda!

P.

martedì 17 agosto 2010

Odi et odi

Oh sto diventando un vecchio rincoglionito rompiballe. Non sopporto più la gente, nessuno. Vedere la gente in giro mi irrita, sarà perché non sono quasi mai in giro. Mi fanno incazzare i discorsi vuoti degli altri, ma mi fanno anche incazzare i discorsi vuoti che sono costretto a fare per cordialità. Così mi diverto a fare lo stupido, anzi a mascherare da discorsi stupidi discorsi intelligenti, così mi sento superiore alla conversazione e magari passo anche per stupido, che non è mai un male. Mi stanno sul cazzo quelli che ci provano con le tipe, che magari non le conoscono neanche. Mi stanno sul cazzo una lista quasi infinita di comportamenti stereotipati, ormai incancellabili. I baci sulle guance quando ci si incontra, soprattutto (e speriamo solo) con una ragazza. Fare gli auguri su facebook anche se non te ne frega un cazzo a quelli a cui li fai, o se quelli a cui li fai, non gliene frega un cazzo, anzi magari sarebbe meglio che non glieli facessi, così entrambi convinti di continuare ad ignorarsi e meglio così forse. Guardare le tette delle ragazze sedute al tavolo di fronte al tuo, e lanciarsi occhiate ammiccanti. Penso che il sesso, latente o meno, e tutti i comportamenti sessuali siano la rovina di una società seria e un minimo dignitosa. Pensare alle persone solo in rapporto a te, a quello che ti possono dare, a come le puoi usare, cosa ci puoi fare. Basta mi ritiro in un eremo a fare matematica.

P.

domenica 18 luglio 2010

Idealista

Boh io mi sembra che sia molto più bello e utile essere un idealista, con un ideale bello, con un punto luminoso a cui guardare, anche in fondo non è luminoso, per noi è luminoso e ci guida, piuttosto che un gretto materialista che guarda solo all'utile immediato, al domani ma non al dopodomani. Perché così tu guardi più lontano, e chi guarda lontano può vedere più cose, anche se magari quelle vicine le nota meno.Perché dobbiamo guardare le stelle, e non dove mettiamo il piede. Tanto il piede nove su dieci lo mettiamo sul sicuro. Perché voglio avere miti, ideali e idoli. Perché è tutto quello che mi manca nel non avere una religione.



P.

venerdì 16 luglio 2010

ICE

Vedere la situazione sentimentale, su quel maledetto FB, di una persona che si conosce, coetanea, passare da "impegnata con" a "sposata con" mi ha ghiacciato il sangue nelle vene. E un po' ho pensato a cosa deve aver pensato lei quando ha cambiato quello stato, se si è resa conto di che cavolo ha combinato Sabato (?), se proprio in quel momento le è corso un brivido lungo la schiena. Secondo me, sì. E chissà se sì è anche resa conto che mo' è fregata.

Anyway, in case of emergency, shot me. Like Raoul vs. Juza.

P.s. I'm writing a book. As soon as possible the first chapter here, online, only for my crazy fans. Cheers,

P.

domenica 6 giugno 2010

Il destino è un segugio implacabile

Non c'è niente da fare, non puoi cambiare la tua vita come vorresti che fosse. Puoi illuderti qualche minuto, ma poi arriva lui e riporta tutto implacabile sui suoi binari. Non abbiamo nessuna volontà sulla nostra vita, tutto è già scritto in lettere d'oro sin dall'inizio dei tempi, e lo resterà per sempre. Tutto è già deciso, le nostre vite, i nostri futuri. Nemmeno un secondo della nostra vita ventura è lasciato alla nostra scelta, e se lo crediamo - e anche ciò è scritto, che noi crediamo in un certo momento di essere liberi - è solo un'illusione, come un'illusione è credere nella grandezza della nostra ragione e della nostra volontà. Tutte le tristezze delle nostre esistenze sono scritte in lettere rosse, e le poche gioie in lettere blu. E ci illudiamo, ancora, pensiamo che le prime siano causa del nostro cattivo comportamento, e ce ne doliamo, e ci riempiamo inutilmente il cuore con le seconde, merito inspiegabile o casualità voluta. E niente cambia, niente cambierà, perché niente può cambiare. Possiamo cambiare posto, cambiare amici, cambiare lavoro, ma il fantasma che ci rode dentro è sempre lì a ricordarci che sul Libro d'oro c'è già deciso tutto.

E la cena sociale di stasera è stato qualcosa di vomitevole.

E il mio destino è che sono uno sfigato del cazzo.

P.

sabato 23 gennaio 2010

Umano, troppo umano

Ecco da qualche parte lo dovevo scrivere, che importa se lo leggeranno in pochi, da qualche parte lo devo scrivere. E a cos'altro serve un blog? Roberto Saviano mi ha fatto un'impressione micidiale ieri. Innanzitutto perché ho capito quanto grande è il potere della parola. Se gira costantemente circondato da sei uomini, che ne nascondono completamente la figura, se è necessario contollare con in cani anti esplosivi, se palazzo della Carovana diventa un posto blindato con poliziotti in borghese e controlli a ogni porta, tutto ciò è conseguenza della sua parola. Della forza di quello che dice e della forza con cui lo dice. Il potere non l'ha conquistato con la pistola, o con l'intimidazione. L'ha conquistato con la parola.

L'altra cosa che mi ha tanto colpito è stata la risposta a una domanda banale, cosa è cambiato nella tua vita e sei pentito di quello che hai fatto scrivendo Gomorra. Domanda alla richiesta della quale ci siamo messi tutti le mani nei capelli e un brusio si è sollevato in sala. E Saviano mi ha decisamente sorpreso. Mi aspettavo una risposta banale, standardizzata dalle centinaia e centinaia di volte che l'ha dovuta ripetere. E invece no, qualcosa è cambiato, piano piano diventava sempre più una confidenza a un amico, a una sala di amici, piuttosto che una risposta a un pubblico di sconosciuti. E Saviano è diventato umano, troppo umano. E ha alternato momenti di oratoria lucidità e momenti in cui ha confessato le sue paure, le sue ansie e la delusione che deriva dal livore che gli riservano i suoi conterranei. E ben si capiva, il cambiamento, dall'incrinarsi del tono della voce e dal comparire di pause di riflessione in un'arte oratoria ben oliata. E il messaggio più bello che è rimasto da più di due ore e mezza di discussione è proprio questo: nella lotta contro il male, non ci sono eroi. Ci sono solo uomini, come noi.

P.

mercoledì 13 gennaio 2010

Perché è servo

Minzolini, vattene mò affanculo. Servo del potere, maiale sempre pronto a grufolare sulla spazzatura che il padrone butta sotto il tavolo. Sei la persona più schifosa e viscida che abbia mai visto in giro.

Ok, bon finito il primo anatema ecco il secondo. Tenete conto che Fuori Orario \nin Discoteche.

Aborro coloro che vanno in discoteca, ma un po' vorrei andarci anche io. Però dopo dovrei trovare uno che mi porta a casa, perché sono un bravo ragazzo e non guido se troppo sopra il limite. Però tante volte mi fanno rabbia quelli che tutti i Sabati vanno in discoteca e iniziano a parlarne il mercoledì, neanche andassero a Messa. E ultimamente rispetto un po' più di prima le gerarchie ecclesiastiche, o almeno una parte. Forse è che tutto quello che c'è intorno che sta peggiorando?

P.

venerdì 8 gennaio 2010

Perché ti servo

I rapporti, non in generale sentimentali, ma spesso anche quelli, tra le persone derivano tutti da uno stesso germe utilitaristico. Io ho un certo tipo di legame con te, perché mi servi. Mi servi perché mi fai stare bene, sei simpatico, mi servi perché mi passi i compiti, perché prendi gli appunti meglio di me e poi me li passi, perché ogni tanto mi paghi una birra, perché mi ascolti, perché mi interessa quello che mi dici. Non c'è niente di filosofico né di trascendentale nell'amicizia, nella conoscenza, nei rapporti sociali. Tutto è quanto di più gretto e materiale possa esserci. Poi i rapporti si modificano, cambiano, finiscono, sia perché ci sono altri bisogni, o solo perché si è troppo pigri o dispiace troppo modificarli, o tirarseli dietro. Questo l'ho capito un po' di tempo fa, e ognuno dovrebbe caprilo il più presto possible, perché trincerarsi dietro illusioni e utopie non è nient'altro che ingannare noi stessi. Ognuno dovrebbe sempre essere il più onesto possibile con sé stesso.

P.

giovedì 7 gennaio 2010

martedì 5 gennaio 2010

Back in time

Sarà la giornata un po' così, con un tempo che non sa neanche lui che fare, se essere neve o pioggia, o solo nebbia. O forse il giorno, nel limbo tra il fare e il non fare, tra il festivo e il feriale, in attesa di ricominciare a fare. Sarà che non si può buttare via tutta la giornata davanti un pc. Però ti chiedi che cavolo ci stai a fare qui, per quale ragione e per quale scopo pesti la terra che hai davanti ai piedi, o l'acceleratore della macchina, se non cammini. E ti rispondi che è così e basta, e non ha senso farsi domande, e il principio antropico è la risposta a tutto, perché se tu non ci fossi non te lo chiederesti e basta.

Ma ci sei, e quindi come devi passare i giorni che ti separano dalla tua morte? Quale deve essere il fine di tali giorni? Chiudere gli occhi soddisfatto di quello che hai fatto? Chiudere gli occhi senza rimpianti? Senza rimorsi? Senza giornate buttate su farmville? Felice? Ma felice devi esserlo stato prima, morire in un istante di felicità è pur sempre un istante... Una vita difficile è riscattata da un istante di felicità mentre esaliamo l'ultimo fiato? Se non c'è nulla dopo, no. E quindi? A cosa aspirare? A una vita tranquilla nella mediocrità, con tua moglie che lava i piatti in cucina e tua figlia che prova il suo vestito nuovo, e sorride? A un film sul divano la sera? O a droga, sesso e rock'n'roll? O forse bisogna vivere, e basta...

P.