martedì 31 luglio 2007

Big ideas (don't get any)

Potrebbe essere il mio motto. A firma Thom Yorke/Radiohead.

Don't get any big ideas
They're not gonna happen
You paint your house white and fill in the noise
They'll take something missing
Now that you find it, it's gone
Now that you feel it, you don't
You've gone off the rail
She kisses you with tongues and pulls you to the ground
Don't go, you'll only want to come back again
So don't get any big ideas
They're not gonna happen
You'll go to hell for what your dirty mind is thinking
And now that you find it, it's gone
And now that you feel it, you don't
You've gone off the rail

E invece no. Stavolta me la faccio un'illusione. Ci devo passare 15 giorni su quest'illusione. Ho una grande idea. E può funzionare. Ed è così semplice, ho sempre saputo che avrei dovuto fare così, ma ora sono convinto di farlo. Quasi convinto. Ho un paio di settimane per convincermi. Mi devo convincere. E mi convincerò dicendomi che prima o poi bisogna lanciarsi, provare a fare la cazzata, se no non si impara mai a nuotare. E infatti io non so nuotare. E mi ha anche deriso (amichevolmente) per questo. Ma non mi deriderà perché non mi sono buttato con Lei. E vada come vada. Almeno da qualche parte andrà. E se non è la sperata, almeno ci ho provato. Almeno questo. Almeno una volta.

P.

lunedì 30 luglio 2007

Orfeo. Euridice. Ermete.

Era la prodigiosa miniera delle anime.
Come vene d'argento silenziose
scorrevano il suo buio. Tra radici
sgorgava il sangue che affluisce agli uomini
e greve come porfidio appariva nel buio.
Di rosso altro non c'era.

Rupi c'erano,
selve incorporee e ponti sul vuoto
e quell'enorme, grigio, cieco stagno,
sospeso sopra il suo lontano fondo
come cielo piovoso su un paesaggio.
E in mezzo a prati miti di pazienza,
pallida striscia, un unico sentiero era visibile
come una lunga tela distesa ad imbiancare.

E per quest'unico sentiero essi venivano.

In testa l'uomo snello in manto azzurro,
guardando innanzi muto e impaziente
divorava la strada col suo passo
a grandi morsi senza masticarla. Gravi, chiuse,
dalle pieghe del suo manto pendevano le mani,
dimenticata ormai la lieve lira
ch'era incarnata nella sua sinistra
come tralci di rosa nel ramo dell'ulivo.
Ed i suoi sensi erano in due divisi:
mentre l'occhio in avanti correva come un cane,
tornava ed ogni volta nuovamente lontano
alla prossima svolta era ad attenderlo -
l'udito gli restava - come un odore - indietro.
Talora gli sembrava di percepire il passo
degli altri due viandanti che dovevano
seguirlo fino al colmo dell'ascesa.
Poi nient'altro che l'eco del suo ascendere
dietro di lui e il vento del suo manto.
E tuttavia venivano, si disse
a voce alta, e udì perdersi la voce.
Venivano, gli parve, ma con passo inudibile,
i due. Se per un attimo
gli fosse dato volgersi (se il volgersi a guardare
non fosse la rovina dell'intera sua opera
prima del compimento) li vedrebbe
i silenziosi due che lo seguivano:

il dio dei viandanti e del messaggio
lontano, sopra gli occhi chiari il pètaso,
lo snello caducèo proteso innanzi,
e alle caviglie il battito dell'ali;
e affidata alla sua sinistra: lei.

La Tanto-amata che un'unica lira
la pianse più che schiera di prèfiche nel tempo,
e dal lamento un mondo nuovo nacque
ove ancora una volta tutto c'era: selva, valle,
paesi, vie, e campi, e fiumi e belve;
e intorno a questo mondo del lamento
come intorno ad un'altra terra, un sole
ed un cielo stellato taciti si volgevano,
un cielo del lamento pieno di astri stravolti -:
Lei, la Tanto-amata.

Ma ella andava alla mano di quel dio,
e il passo le inceppavano le lunghe bende funebri,
incerte, mite e senza impazienza;
chiusa in sé come grembo che prepari una nascita,
senza un pensiero all'uomo innanzi a lei,
né alla via che alla vita risaliva.
Chiusa era in sé. E il suo essere morta
la riempiva come una pienezza.
Come d'oscurità e dolcezza un frutto,
era colma della sua grande morte,
così nuova che tutto le era incomprensibile.
Ella era in una verginità nuova
ed intangibile. Il suo sesso chiuso
come un giovane fiore sulla sera,
e le sue mani erano così immemori
di nozze che anche il dio che la guidava
col suo tocco infinitamente lieve,
come un contatto troppo familiare l'offendeva.

E non era più lei la bionda donna
che eccheggiava talvolta nei canti del poeta,
isola profumata in mezzo all'ampio letto;
né più gli apparteneva.

Come una lunga chioma era già sciolta,
come pioggia caduta era diffusa,
come un raccolto in mille era divisa.

Ormai era radice.

E quando il dio bruscamente
fermatala, con voce di dolore,
esclamò: Si è voltato -,
lei non capì e in un soffio chiese: Chi?

Ma in lontananza - oscuro contro la soglia chiara -
quancuno in volto non riconoscibile
immobile guardava
la striscia di sentiero in mezzo ai prati
dove il dio messaggero, l'occhio afflitto,
si voltava in silenzio seguendo la figura
che per la via di prima già tornava,
e il passo le inceppavano le lunghe bende funebri,
incerta, mite e senza impazienza.

Bella, bella, bellissima. Lirismo nella sua forma più pura. Senza filosofia, senza appensantimenti. Come si fa a non amare Rilke dopo aver letto una poesia così? Buone vacanze a tutti, belli e brutti.

P.

domenica 29 luglio 2007

Squillino le trombe, rullino i tamburi

And the winner is... uno spammer americano. :-( E' stato lui ad effettuare la millesima visita al mio blog. Di cui mille visite, almeno 500 mie. A proprosito, grazie a tutti, e in particolare a quelli che regolarmente, una visita al giorno, passano di qui per vedere che pezzetto della mia vita ho deciso di condividere, e così facendo, lo condividono. Grazie davvero, se non avessi visite, sarebbero tutte solo parole perse nel vento. Quindi grazie a quello che entra con rete:
Interbusiness, che so chi è;
Iunet, idem;
Telecom Italia con Firefox, idem;
Telecom Italia con IE, che non sono sicuro di sapere chi sia, ma ne ho una buona certezza;
Tele2 con W2000 e Firefox, credo proprio di sapere chi sia questo pazzo che entra nel blog almeno 6 volte al giorno :-).
Ok. Ci ho pensato il fine settimana in montagna e ora la sparo: O, l'album di Damien Rice, è più bello di Grace. Così ho sancito.
Ok. Giornata tremenda oggi. Voi, memori del post Triestino, mi direte: è il giusto epilogo di una giornata bella. Giusto. Sabato ho passato due ore piacevoli. Già. Ma come al solito mi hanno causato l'effetto di un tirrimorchio in faccia. Cioè non piacevole. Ok basta così. Stavolta sarò un po' più riservato sui fatti miei. Ma solo per stavolta...
Ok. Un grande saluto a tutti quelli che partono per le vacanze, ma anche a quelli che restano. Da me che praticamente le vacanze le ho finite. Cioè non proprio: magari la settimana prossima vado in montagna, ma vi so dire poi. Magari prima di andare in montagna posto un capolavoro di Rilke, sempre su Orfeo, così ve lo godete piano piano. Finalmente l'ho ritrovato, l'avevamo letto in quinta superiore ed ero convinto fosse nei Sonetti ad Orfeo, ma mi sbagliavo. E infatti è una poesia a sé, ed io avendo comprato l'opera omnia, l'ho ritrovata.
Ok. Ok. Domani palestra come al solito, prima passo in posta e magari passo anche a comprare il piano. Ok. Ora mi faccio cullare un po' dalla voce di Rice. Poi vado a letto, che domani è una giornata impegnativa.

P.

sabato 28 luglio 2007

E dai...

Ancora. Mi sconquassa. Di brutto. Forse però non è lui, ma Lei. Non so. Siamo a 998 visite comunque. E mi sa che quando torno dalla montagna avremo passato la fatidica quota mille. Chi sarà il fortunato vincitore dei miei appunti di Informatica Teorica? Lo scopriremo al prossimo post.

Accidental babies

Well I held you like a lover
Happy hands and your elbow in the appropriate place

And we ignored our others, happy plans
For that delicate look upon your face

Our bodies moved and hardened
Hurting parts of your garden
With no room for a pardon
In a place where no one knows what we have done

Do you come
Together ever with him?
And is he dark enough?
Enough to see your light?
And do you brush your teeth before you kiss?
Do you miss my smell?
And is he bold enough to take you on?
Do you feel like you belong?
And does he drive you wild?
Or just mildly free?
What about me?

Well you held me like a lover
Sweaty hands
And my foot in the appropriate place

And we use cushions to cover
Happy glands
In the mild issue of our disgrace

Our minds pressed and guarded
While our flesh disregarded
The lack of space for the light-hearted
In the boom that beats our drum

Well I know I make you cry
And I know sometimes you wanna die
But do you really feel alive without me?
If so, be free
If not, leave him for me
Before one of us has accidental babies
For we are in love

Do you come
Together ever with him?
Is he dark enough?
Enough to see your light?
Do you brush your teeth before you kiss?
Do you miss my smell?
And is he bold enough to take you on?
Do you feel like you belong?
And does he drive you wild?
Or just mildly free?

What about me?
What about me?

Fra poco parto. Come l'ultima volta, se qualcuno c'è, che me la mandi buona.

P.

Delicate

Sono davvero preso per Damien Rice. E' che mi fa male, è troppo triste. Troppo. Triste.

Delicate

We might kiss when we are alone
When nobody's watching
We might take it home
We might make out when nobody's there
It's not that we're scared
It's just that it's delicate

So why'd you fill my sorrows
With the words you've borrowed
From the only place you've known
And why'd ya sing Hallelujah
If it means nothing to you
Why'd you sing with me at all?

We might live like never before
When there's nothing to give
Well how can we ask for more
We might make love in some sacred place
The look on your face is delicate

So why'd you fill my sorrow
With the words you've borrowed
From the only place that you've known
And why'd you sing Hallelujah
If it means nothing to you
Why'd you sing with me at all?

And why'd you fill my sorrows
With the words you've borrowed
From the only place that you've known
Why'd you sing Hallelujah
If it means nothing to you
Why'd you sing with me at all?

P.

venerdì 27 luglio 2007

Lentamente...

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita’.

Martha Medeiros

Se stessimo scambiando figurine potrei dire "Celo, celo, celo...". Probabilmente l'unica che manca è quando dice ascoltare musica. Ho ricominciato a tirare pugni alla porta del garage. E non so perché. Anzi forse lo so. Ma non importa, non dovrebbe farmi stare così in ogni caso. Cavolo, cavolo, cavolo. Non gliene sbatte un cazzo di me. Zero, zero meno. Perché pensavo diversamente? I can't do it. Non ce la faccio più. Più. Voglio scappare, scappare dall'ultimo anno, da tutto quello che è successo, tutto, nulla escluso. Voglio scappare da Parma e da tutti i parmigiani, ricominciare a vivere a Reggio. O da qualch'altra parte. Vorrei dimenticare, ora come ora. Ma non si può dimenticare a comando. Purtroppo. E poi quando ci esci tra 26 ore esatte, come fai a dimenticare. E' proprio vero, che

La ragione non conosce le ragioni del cuore.

P.

giovedì 26 luglio 2007

Elegia Triestina

Chi, s'io gridassi, mi udrebbe mai dalle sfere
degli angeli? E se pure d'un tratto
uno mi stringesse al suo cuore: perirei della sua
più forte esistenza. Poiché del terribile il bello
non è che il principio, che ancora noi sopportiamo,
e lo ammiriamo così, ché quieto disdegna
di annientarci. Ogni angelo è tremendo.
(da Elegie Duinesi, Elegia I, R. M. Rilke)

Che città splendida, Trieste. Una meraviglia, una gioia per il cuore. Ci sono stato un giorno e mezzo, mi sono innamorato. Dei suoi palazzi chiari. Delle sue vie larghe, ariose, pulite. Dei monti che sono così vicini al mare. Del mare. Della cultura che sai permeare ogni dove. E di Duino. Ci tornerò sicuramente. Voglio tornarci, magari in un giorno di pioggia, e tornare lungo il molo, e stare in mezzo al mare agitato, con la Bora tremenda che fischia nelle orecchie e ti sbatte l'acqua in faccia.


Amanti, a voi, l’uno nell’altro paghi,

chiedo di noi. Voi vi afferrate. Avete le prove?

Vedete, mi accade che le mie mani l'una

dell’altra si accorgano, o che il mio logoro viso

in esse si riposi. Così mi si desta un poco

il sentire. Ma chi, per questo, oserebbe già essere?

Voi invece, che nell'incanto dell'altro

crescete, fin che sovrastato

v'implora: non più...; voi che sotto le carezze

diventate l'un l'altro copiosi come le annate dell'uva,

che talora svanite perché l'altro

del tutto prevale: vi chiedo di noi. Lo so,

così beati voi vi toccate perché la carezza trattiene,

perché non viene meno la parte che teneramente

coprite; perché sotto le mani sentite la pura

durata. Sì che eternità quasi dell'abbraccio

attendete. Eppure, superato dei primi

sguardi il terrore e la nostalgia alla finestra,

i primi passi insieme, una volta attraverso il giardino:

amanti, ancora lo siete?

(da Elegie Duinesi, Elegia II)

E visitare ancora la S.I.S.S.A., senza quel provincialismo schifoso alla Parma, con le sue mille culture (come Trieste!), e i mille studenti di matematica, e il bar che a Parma non c'è, e le lavagne sul terrazzo, che se ti viene un'idea, la puoi scrivere lì, subito. Avere uno studio per te, con la tua scrivania e la sedia con le rotelle, dove studiare. E poi vivere fuori casa, doverti fare da mangiare, lavare i piatti, mettere la roba in lavatrice, stenderla, e fare i festini con le ragazze del piano di sotto, che magari sono inguardabili, però almeno ti svegli un po'. Prendere ogni tanto il tram su rotaia che ti porta su in montagna, che fa tanto vintage, e che al modico prezzo di un euro ti dona un sacco di energia potenziale, non solo la tua, ma se vuoi anche quella della tua bici, con cui girare la provincia quasi senza pedalare, oppure prendere il sentiero che ti porta praticamenta fino alla S.I.S.S.A., e lì, un po' prima, fermarti al laghetto sotto il salice, sperando di vedere il tipo che fa il bagno nella lidga, come si dice qui, nella fanghiglia, tipo un indù nel Gange. O l'anatra nera che ti gironzola intorno mentre parli di quanto fanno schifo le persone, che Trieste o Parma alla fine sono tutte uguali.


[...] Stelle,
non discende da voi all'amante la voglia del viso
di quell'amata? E l'intima vista del puro volto di lei
a lui non discende dalla costellazione pura?

Non tu, ahi, non sua madre
tanto a lui ha inarcato le ciglia in attesa.
Non tu che lo senti, fanciulla, non tu
curvasti il suo labbro in più feconda espressione.
Pensi davvero che la tua lieve comparsa
tanto lo scuota, vaga tu come il soffio dell'alba?
Spauristi certo il suo cuore; ma più antichi terrori
s'inabissarono in lui, all'urto con cui l'hai toccato.
Chiamalo... non del tutto lo chiami dalle oscure presenze.
Certo ora egli vuole, sorge, alleviato, s'abitua
all'intimità del tuo cuore, prende e s'inizia.
Ma si è mai iniziato?
(da Elegie Duinesi, Elegia III)

E sfidare una giornata che minaccia pioggia per andare a Duino, volere andarci, a tutti i costi, a Duino. Quanto e cosa significa Rilke per me... E farsi un'ora di autobus per arrivare in quel paesino, e il castello chiude proprio di martedì, sfiga. Anche per telefonare in una viuzza desolata per disdire un appuntamento preso per il pomeriggio e dimenticato, raccontando che stai poco bene di stomaco.


Angelo! Se ci fosse un luogo che noi non sappiamo, e là,
su un tappeto indicibile, mostrassero gli amanti, che
qui alla riuscita mai non giungono, le alte
figure loro ardite dallo slancio del cuore,
del desiderio le torri, le scale loro,
poggianti già da tempo, dove mai non vi fu suolo,
l'una all'altra soltanto, tremanti, - e lo potessero
dinanzi ai loro spettatori, i morti silenziosi e senza numero.
Non getterebbero questi le monete allora, le ultime,
che noi non conosciamo, risparmiate e nascoste,
i ducati del felice vivere, di valore eterno, alla coppia
che sorride infine di un sorriso vero sul tappeto
placato?
(da Elegie Duinesi, Elegia V)

E imboccare il sentiero Rilke, tutto è Rilke a Duino il campeggio il bar il cesso Rilke, marchio registrato TM. Però la vista è favolosa, magari non dai belvedere da fidanzatini, meglio dai sassi a picco sul mare. Fare foto stupide che non le posto, pose idiote di meditazione sul mare. E magari in una out of cinquanta vieni anche bene e sembri figo davvero. Un po' poeta maledetto, con la maglietta rosso fuoco da scaricamento. E poi la scaletta che ti porta giù, e il tunnel scavato nella roccia, e il terrazzo a picco sul mare. L'unica cosa che mancava, una ragazza e un bacio.


E quando è costernato chi è costretto a volare
e proviene da un grembo. Quasi di sé
atterrito, guizza per l'aria come un'incrinatura
che traversa una tazza. Così la scia del pipistrello
la porcellana della sera incrina.

E noi: sempre, ovunque spettatori,
rivolti a tutto questo e fuori mai!
In noi trabocca. Lo ordiniamo. Si disgrega.
Torniamo ad ordinarlo e siamo noi dissolti.

Chi ci ha dunque voltati che,
in qualsivoglia cosa intenti, disposti siamo
come uno che parte? Come quello, sull'ultima
collina che gli mostra per una volta ancora
tutta la valle, s'arresta, si volta indietri, indugia -,
così viviamo, in un continuo prendere congedo.
(da Elegie Duinesi, Elegia VIII)

E poi tornare a Trieste, pizza che siamo in ritardo, buttare il pattume e volare a prendere il treno. E un caldo e un sonno da crepare, nonostante la moka da 4 in due. E la coppia di tedeschi o olandesi che non riesco a smettere di guardare. Scendere a Venezia, prendere i francobolli per le cartoline e imbucarle, aspettare il treno in ritardo, sperando di non perdere la coincidenza, e ascoltare uno che impreca perché anche lui avrà una coincidenza. E ricordarsi, il giorno prima, in quella stazione, i tre pazzi che si siedono di fronte a te in treno e non finiscono più di parlare e farti domande, che sei un ragazzo simpatico, che dovresti arruolarti in marina (staresti bene con la divisa, sai?), che davvero le donne emiliane sono affettuose ma ti saltano addosso (...), ti tirano due schiaffi e via, tipo la Ventura Raffaella Carrà e la Falchi, che siete voi legati alla tradizione, cioè state tutti insieme a Pasqua e Natale, che credi che ci sia qualcosa che ha creato tutto questo, che noi passiamo spesso a Reggio e se ci dici un bar in cui vai spesso magari ci passiamo e ci ritroviamo, che magari vuoi il nostro numero di cellulare, che facciamo una foto di ricordo, dài saluta con la mano. E poi, scesi, quella bellissima ragazza altissima che mi si siede di fronte, con la gonna bianca, le mutande gialle e il cellulare vecchissimo, che scende solo dopo una fermata. E quell'altra ragazza, con gli occhi stupendi, sempre coperti dagli occhiali da sole, li ho visti solo una volta, una sola, che studia qualcosa di economia e mi dice grazie quando sposto le gambe per farla scendere. E finalmente ritornare nel caro piattume padano, e tornare a casa, con un ricordo, due giorni nel cuore.

Ma se si risvegliassero, i morti senza fine, una metafora in
noi,
vedi, indicherebbero forse gli amenti delle spoglie
avellane, penduli, oppure
la pioggia, che sulla scura terra cade a primavera.

E noi che la felicità la pensiamo
in ascesa sentiremmo la commozione,
che quasi ci atterra sgomenti,
per una cosa felice che cade.
(da Elegie Duinesi, Elegia X)

P.


Damien Rice

Ho scoperto un gran bell'artista. Ho deciso di ascoltare qualcosa di lui perché sul giornale lo si paragonava a Tim. In effetti qualcosa c'è che li accomuna. La tristezza nel cantare. La voce di Rice è più delicata, meno potente. Lui fa musica molto intimista, non troppo d'avanguardia, un po' rispecchia la terra da cui proviene, l'Irlanda. Comunque l'album che sto ascoltando ora, O (è il titolo!), è bellissimo. Alcune canzoni sono vere e proprie gemme. Ad esempio la mia preferita, ad ora, The blower's daughter:

And so it is
Just like you said it would be
Life goes easy on me
Most of the time
And so it is
The shorter story
No love, no glory
No hero in her sky

I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes...

And so it is
Just like you said it should be
We'll both forget the breeze
Most of the time
And so it is
The colder water
The blower's daughter
The pupil in denial

I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes...

Did I say that I loathe you?
Did I say that I want to
Leave it all behind?

I can't take my mind off of you
I can't take my mind off of you
I can't take my mind...
My mind...my mind...
'Til I find somebody new

Da ascoltare fino al vomito. Davvero. Vi ho mai consigliato robaccia?

P.

mercoledì 25 luglio 2007

Solito post temporaneo

So che smaniate di leggere mia roba, è solo che ho bisogno di un poco di tempo e di un libro che in libreria non c'è per finire il post su trieste. Nel frattempo ho trovato un'occupazione per l'estate, che mi sono comprato l'idiota di Dostoevskij.

P.

lunedì 23 luglio 2007

From S.I.S.S.A.

Sono a Trieste, a visita da un amico. Sono nel suo studio; che figo avere uno studio, anche se da condividere con altre 11 persone. C'é anche qui un caldo porco, però c'é il mare che mitiga. Vabbé, era solo un piccolo aggiornamento della situazione. Saluti da Trieste.

P.

venerdì 20 luglio 2007

Per la serie:

figure di merda. Una piccolissima (maglio: brevissima. Non direi proprio piccolissima) che mi è capitata stasera. Giretto in centro, inusuale, un caldo maiale. In un vicoletto vedo un gruppetto di persone. Passo oltre. Non so perché mi giro a riguardarli. E lì riconosco un vecchio amico, e lui riconosce me. Vecchio perché saranno 5-6 anni che non spiaccicavamo parola, amico perché ai tempi era un vero amico. Poi ognuno ha preso la sua strada, e le strade si sono incrociate stasera. Due chiacchiere, scambiati i numeri di cellulare, però usciamo una sera di queste ok, poi le tipe che stanno con lui gli dicono che lo aspettano più avanti. Capisco e mi schiodo per salurarlo, mentre lui fa una battuta a loro del tipo voi aspettare mai o una cazzata del genere. Io genio me ne esco con un: valesse almeno la pena aspettarle..., e il mio amico mi fa io una di quelle me la trombo, è la mia ragazza... Ghhhh perché non perdo mai l'occasione di stare zitto?

P.

Come funghi d'autunno

Ho finito di catalogare, riordinare, impilare tutta la roba che c'è in camera mia. Ora devo solo spostare tutte le videocassette che hanno qui trovato una sistemazione provvisoria, poi mettere dove ci sono le videocassette tutti i libri, e dove ci sono i libri la roba dell'università e sono a posto. Così ho anche un po' di spazio libero per i prossimi acquisti di cd. Cavolo, continuano a spuntare come funghi cameriere carine in tutti i pub di Reggio. Come funghi d'autunno. Quella di ieri sera lo era particolarmente. E poi le ho anche strappato una risatina al momento di ordinare. Buono. Visto che ormai questo sembra essere il mio unico mezzo per comunicare con le persone, come è andato l'esame? Oggi sono andato per l'n-esima volta in palestra, ma non ho fatto molto, avevo mal di stomaco, mi sono limitato a un po' di riscaldamento e esercizi per il mio ginocchio malandato. Spero non più malandato, ormai. Oggi vado in piscina, cioè andremo a giocare a calcetto e a beach in piscina... Magari però ci scappa anche un bagno, con 'sto caldo porcissimo. Martedì vado in piazza a sentire Bollani. Che figo Bollani, sarà sicuramente uno spettacolo. Grande. Forse il fine settimana vado in montagna (grande, grande!), quindi è per quello se non aggiornerò il blog. E forse entro breve concludo col piano. Probabilmente sarà un G3 della Yamaha rigenerato, cioè con un po' di roba sostituita nuova di pacca. E' questo il modello:


Devo ammettere che esteticamente fa la sua porca figura, e come suono e meccanica non è male. E poi secondo me un pianoforte in soggiorno fa anche lui la sua porca figura. Solo che lo dovrò mettere al posto del tavolo su cui ho sempre studiato, sin dalle medie. Probabilmente il mio rendimento universitario calerà, anche se quello musicale spero aumenterà sensibilmente. Comunque ieri sera anche in gelateria (io? Cono da 1.50 con cioccolato bianco e nocciola) c'era del bello, solo del bello "facile", insomma avete capito. Però era del bello, ve lo assicuro. Probabilmente lo sapevano anche i tre che stavano con lei, e che maliziosamente io penso si diano il cambio, a mo' staffetta. Però era del bello. Probabilmente del bello stupido e ignorante, ma del bello. E come dice Dostoevskij (lo devo leggere, L'idiota):
la bellezza salverà il mondo.

Io ci credo, e anche tanto. Tanto che anche il mio relatore, (A.)^2, mi ha detto che sono un esteta.

P.


giovedì 19 luglio 2007

Un po' d'ordine

Almeno nella mia camera. Sto annegando tra appunti che non so dove mettere via, fogli volanti delle math olimpiadi, libri fotocopiati e cd incogniti, senza titolo. Domani punto a finire di sistemare un po' di cose. Prima sistemiamo le cose materiali, poi vediamo di sistemare le altre. Sì, che qualcosa da sistemare con un paio di persone ce l'ho. Già. E vediamo di toglierceli questi sassolini dalle scarpe. Prima di fuggire da questo mondo e andare a ritirarmi tra i miei monti. Oggi sono tornato in palesta, e mi sono fatto fare un programma razionale. Così evito di distruggermi, cioè non do ascolto alle mie tendenze. Meglio fare ricorso alla ragione, no? Ieri sera divina, e miracolo: ci hanno offerto qualcosa!! Cioè, ci hanno portato le birre medie invece delle piccole perché avevano finito i bicchieri piccoli, e ce le hanno fatte pagare piccole, e non medie. Cioè agli altri due, perché io sfortunatamente l'avevo già ordinata media. E' che dovevo festeggiare la fine degli esami (per luglio), e un messaggio particolarmente significativo, almeno per me. Cioè, niente di che, però io ci vivo sulle cazzate, sui particolari, sulle inflessioni di voce. Ah, la coccinella l'ho tolta perché non faceva clickkare sui link. E quello di Cameron del post precedente merita un sacco. Luv. Tanto luv. Quello che è interdetto a me, per sempre. Sapete, sto meglio perché mi sono arreso al mio destino. E' così e basta, non ne vale la pena dannarsi tanto, è il destino. Anche gli dei dell'antica Grecia potevano tutto, ma dovevano inchinarsi al Destino. E chi sono io per cambiare il mio destino? E allora lasciamo scorrere via la vita. E così sia.

P.

mercoledì 18 luglio 2007

Cosa è che ti fortifica?

Ciò che non ti uccide, giusto. Grazie per questa perla, dottor Friedrich. E infatti ora sono più forte, o almeno credo. Dovrebbe essere così: vai in palestra e esci un po' più forte e muscoloso ogni volta. Se non perdi tutto il tempo a guardare i didietro di quelle che fanno step, almeno. Comunque a Luglio ci sono ben poche donnine in palestra, vi avviso. Vabbè.

[Spoiler: attenzione!!]
E' che ho visto questo sul tubo. Mi fa sentire come un sedicenne che guardava The O.C. oppure un po' di tempo fa Beverly Hills 90210. Mi squassa. Lasciate che vi racconti la storia. E' che all'inizio Cameron sta con Chase solo per sesso, o qualcosa del genere. Poi non so perché (non ho ancora s*******o tutte le puntate...) lei lo molla. Allora lui tutti i martedì le dice che le piace (e ci credo!). Poi House lo licenzia, quindi non può vederla martedì. E accade quello di cui sopra. Che romantico.
[Fine spoiler]

Ricordatemi che un giorno devo parlarvi della Polacca-Fantasia di Chopin. Ah vi piace la coccinella? Serve come portafortuna, sia a me, sia a chi legge. Non ci credo, però... Comunque oggi sono partito con buoni propositi, e infatti ne ho tirata su di ghisa. E' solo che quando il muscolo non ce la fa proprio, è inutile insistere. Non ce la fa e basta. Quindi I did all my best, e questo basta. The best you can is good enough, come cantano i Radiohead in Kid A. Vi saluto, vado a festeggiare la fine della sessione estiva (ma non dello studio estivo!) alla divina. E penso che mi prenderò anche un paninazzo, là. E domani, altra ghisa.

P.

Vado a distruggermi

Vado. L'ora è giunta. Tornerò con la borsa, o nella borsa. Se tornerò nella borsa, lascio i miei 500 cd di musica classica metà a Cri metà a Zilio, spartiteveli voi. Quelli di musica moderna li lascio metà a Lafintatartaruga metà a Dim. Gli iris in montanga a A., a patto che Argo ci giri alla larga. Gli hemero a Dim. Tutti i (o le?) miei memorabilia di classica, libretti, autografi a Zilio. Il piano che sto per comprare a Ste, che impara che i veri piano sono gli Yamaha, mica i Bosendorfer :-D. Le prime tre stagioni di X-files in videocassetta a chi le vuole. La collezione degli ultimi 1000 numeri di Topolino a C., che so che li legge. Le Magic a Dim e al Cava, in comproprietà. I libri e gli appunti di matematica al dipartimento, per chi necessita. I filmati sul mio pc, anche quelli a chi necessita. Tutti i cartoni giapponesi (GTO, Ken il guerriero, Escaflowne, Evangelion...) a Sloth. Il termometro di Galileo al Carla, che tanto me l'ha regalato lui. I miei libri a chi li vuole, a patto che li legga. Il mio blog a Matteo, che tanto è capace anche lui a scrivere cose depresse. I miei pesetti da 2 kg per la fisioterapia e la ginocchiera protettiva a Lupini, che anche lui è sempre scasso. Le mie ginocchiere distrutte, ma ci sono affezionato, e le scarpe da pallavolo in comune per quando si fanno le partite di dipartimento. Il mio portafoglio a Lei, perché dentro ci sono due fogli che vorrei che leggesse. E anche il mio cellulare a Lei, perché veda quanto ci tengo. La maglia di Vieira autografata e il gagliardetto autografato da Figo e Adriano a Dim. La Montblanc Chopin che mi hanno regalato per la laurea a Zilio, che sa apprezzare le cose di classe. La mia collezione di francobolli vendetela e coi 5 euro ricavati piantate una pianta in un parco. La collezione di eurini di Mozart idem. Però voglio che sia un cedro. Ma se

forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredità

vi prego

non maleditemi non serve a niente
tanto all'inferno ci sarò già.

Dite a Lei che la amo, come fa il Petrarca. Ok, ora posso andare sereno a fare 2000 addominali. Au revoir.

P.

Sono in vacanza

Finalmente. Ho finito. Oggi vado a distruggermi in palestra. Non voglio che rimanga di me una sola briciola. Inizierò con 2-3000 addominali. Ah poi questo blog si avvicina alla cancellazione. Nonostante le poche visite, decisamente troppe persone stanno venendo a conoscenza di questo posto. Magari potrei solo cambiare le parole che mi fanno identificare. Tipo la cameriera della divina potrebbe diventare la vacca delle stalle di Augia. Che forse è più appropriato come epiteto che "la cameriera della divina". Mah ci penserò, tanto non ho un cazzo da fare ora, e posso distruggermi, oltre che con la palestra, anche pensando.

P.

martedì 17 luglio 2007

Quando la ferita brucia

Intanto sono i muscoli delle braccia che bruciano. Impossibile, direte voi. Tu non hai muscoli nelle braccia. Vero. Però bruciano. Dovreste vedere come sto diventando grosso. Circa così:


Circa. E tutto ciò solo dopo una settimana scarsa di palestra. Anzi 5 giorni con la domenica in mezzo. M'hanno raccontato della serata gogno. E' stata serata gogno solo a metà, solo uno ha dato (3 volte!) ma solo perché in un'ora e mezza si è fatto fuori un tre quarti di vodka e 4 birre. Tra l'altro quella sera che ho litigato di peso col mio amico, l'ho fatto anche perché gli ho detto che invidio un po' questo. Perché lui non si fa problemi, vive e basta. Insomma ero e sono un acceso sostenitore del motto beata ignoranza. Cazzo se fossi un contadino che zappa la terra, ignorante e becero. E lo dico a ragion veduta, ciò. Perché dei due mali si sceglie il minore, e per come sto ora e come sono stato nell'ultimo periodo, meglio contadino rozzo. E poi ho illustri personaggi che confermano la mia tesi:

O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!

e poi, che non ha molta attinenza, ma è una delle vette della poesia, italiana e non, quindi non posso esimermi dal postarla:

Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E' funesto a chi nasce il dì natale.

Ritornando a noi: tanto alla resa dei conti, alla fine, cosa conta? Se non quanto ce la siamo goduta finché ci siamo stati. Finché ci sei, goditela. E io sono stanco di vittorie morali. I libri non si fanno con le vittorie morali. L'inter ha vinto moralmente lo scudo del '98. E allora? Cosa me ne faccio della mia macelata superiorità alle centinaia di migliaia di pidocchi che ci circondano? Loro sono felici, almeno... Termino passando dal caviale alle patatine fritte, da David Letterman a Pippo Franco, da Emil Gilels a me. Cioè da Leopardi al Liga. Che è un po' banale, un po' così, ma ci sta. E poi mi viene bene il giochino con il titolo e il primo verso:

Quando indietro non si torna, quando l'hai capito che
che la vita non è giusta come la vorresti te;
quando farsi una ragione vorra dire vivere
te l'han detto tutti quanti che per loro è facile;
quando batte un pò di sole dove ci contavi un po'
e la vita è un pò più forte del tuo dirle "ancora no"
quando la ferita brucia la tua pelle si farà.

Sopra il giorno di dolore che uno ha.

Lo spero.

P.

Ah vi ho sgamato!

So chi siete!! Tana per voi due!! Sono prevedibile comunque io. Ci vuole così poco a scoprirmi... Forse avrei dovuto fare un blog sull'allevamento delle api, oppure sugli innesti dei peri, e così non mi avreste scoperto...

P.

lunedì 16 luglio 2007

Ma adesso che viene la sera

Innanzitutto volevo comunicarvi che sto diventando famoso. Poi che stasera sarò breve, come mio solito, perché devo andare a prendere una birra con Lafintatartaruga che ogni tanto bazzica qui sopra. Volevo dire che Il testamento di Tito è una bella canzone. Ha un giro di accordi (Si-, Fa#-, Sol, Re o eventuali trasposizioni) sopra cui si improvvisa da dio. Va bene praticamente ogni cosa ci suoniate sopra. E fanno anche la loro porca figura. E poi è un gran pezzo di canzone. Con alcune frasi degne di nota. Sempre grande Fabrizio. E' un po' lunga, ma la posto lo stesso.

Non avrai altro Dio, all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

Onora il padre. Onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice "non devi rubare"
e forse io l'ho rispettato
vuotando in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami,
così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice "non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.

No davvero sapere quella cosa mi ha messo di buon'umore. Chissà perché... ;-) Certo che figura di merda il tipo, eh... Cioè sicuro a me una cosa così non succede. Spero... Oh domani ultimo giorno di studio. Poi esame mercoledì e stop. Cioè, studiacchierò qualcosa se no a Settembre moio, però senza esagerare. Voglio godermi il nonfareuncazzotuttoilgiorno per un po'. Poi tanto mi sa che dovrò studiare piano anche, vista la magra figura di anche oggi, però un paio di giorno davanti al pc non me li toglie nessuno. E chissene se gli occhi vanno a baldracca a stare tutto il giorno qui davanti. La testa va a baldracche se non ci sto. Ed è più importante la testa, no? Anche più del fisico. Vi saluto, vado. Ciao.

P.

Oh ma chi è che

per trovare il mio blog è andato su Google e ha digitato blog pianoforte matematica fiori divina cameriera amore gould??? Ho qualche sospetto, soprattutto per le parole cameriera e divina. E anche perché ho una provenienza alle 16.20 dalla rete dell'Università degli Studi di Parma... Comunque sono sorridente ora, un po', strano, è perché ho saputo da fonte certa che la persona che esce con quella già citata in questo post, ha avuto una certa forma di defaillance... :-D

P.

domenica 15 luglio 2007

Sto tranquillamente impazzendo

Come da soggetto/titolo.

Non è proprio liscia,
non va così liscia
per noi che chiediamo che or'è,
e c'è un'altra strada
e c'è un'altra luna
e un altro bar che chiude
e un'altra voglia di fortuna.
E allora, bambina,
c'è poco da dire
se non che mi troverai qua:
cambiato per niente, ma neanche scontento,
fottuto dal dovere pensare di dover avere.
Ma ci sarà un souvenir
che ci riporterà solo certi momenti.
E sarà un bel souvenir
una fotografia, una canzone fra i denti.
Ma ci sarà un souvenir
che ci commuoverà fino a farci contenti.
Tieniti il tuo souvenir
da mettere via poi ridicendoti avanti.
Se tutto va in fretta
sarò una saetta
e tu lo sarai insieme a me
peccato soltanto che ci sarà il tempo
in cui dovremo dire:
Adesso è giusto riposare.
Ma ci sarà un souvenir
che ci riporterà solo certi momenti.
E sarà un bel souvenir
una fotografia, una canzone fra i denti.
Un souvenir formato Tir
a centoventi all'ora
arriva lì spazzando via
qualsiasi altra cosa.
Sarà un bel souvenir
il nostro souvenir
sarà di quasi tutti i colori.
Sarà un bel souvenir,
sarà lo specchio di
riflessi chiari e riflessi scuri.

Buonanotte a chi legge di notte.

P.

L'abisso

Cosa è l'abisso? Non lo so. E' quello che

quando guardi nell'abisso, l'abisso guarda in te? (F. Nietzsche)?

Oppure è quella cosa sopra il quale si libra la musica di Chopin,

brillante uccello volteggiante sugli orrori dell’abisso (C. Baudelaire)?


Non lo so. Forse è come mi sento da due mesi a questa parte. Forse è il vuoto, il nulla, l'inutilità, la vanità di tutto quello che ci sta intorno. O forse è la consapevolezza di ciò. So solo che per adesso c'è una cosa, tre parole, che mi tengono su, allo stesso livello dell'adorata musica del Polacco. Sono cmq ci risentiamo.

P.


sabato 14 luglio 2007

Cosa?

Cosa avete di meglio rispetto a me? Cosa? Cosa? Cosa? Cosa? Cosa? Cosa? Cosa? COSA? COSA? COSA? COSA? COSA??????????? Perché siete tutti meglio di me?? Perché?? Perché?? Perché?? Perché?? Perché??????????? Faccio così schifo a tutti? Vi faccio così schifo? Ditemelo che VI FACCIO SCHIFO!!! DITEMELO!! Vado a letto, meglio...

P.


Forse ho fatto un po' troppi...

addominali. Mi sono iscritto in palestra l'altroieri, e ho iniziato subito busso con gli addominali. Solo che. Solo che sapete cos'è l'acido lattico, no? Poi anche ieri addominali, ma un po' più soft. E anche oggi. Veramente oggi ho fatto solo quelli, dato che sono arrivato alle 6 e la palestra chiudeva alle 6.30. Comunque ne vale la pena. Quando sarò un macho con due pettorali alla Cisolla e gli addominali scolpiti, nessuna donna mi potrà resistere. Soprattutto Lei. Come ho fatto a non pensarci prima? E' tutto lì il segreto, apparire bene. Essere un gran figo. Cioè che cazzo gliene frega alle donne se sei intelligente, sensibile, se le tratti da regine, se vuoi più bene a loro che al resto del mondo... A loro frega solo se sei un bel figo o eventualmente se hai una barca di soldi. Ahahaha come sono misogino. Tanto nessuno lo legge più 'sto blog. Oggi solo 2 visite, entrambe mie. Una ieri sera all'una e mezza appena tornato dalla serata birra. Una ora per scrivere questo post. Meno male che ho avuto almeno le palle per evitare la serata gogno, con 20 bottiglie di birra, una di vodka alla fragola e una tenda in mezzo al campo, a cui volevano partecipassi a tutti i costi per dimenticarLa, almeno una sera. Mi sono accontentato di litigare col mio migliore amico alla Divina, farci una figura di merda immane con la cameriera che tutti sapete*, e con cui ormai avrei più speranze se le dicessi che sono necrofilo, andare in un'altra birreria in centro, girare mezz'ora per trovare park (e che cazzo c'era ieri sera in centro, se non una valanga di phee?), ordinare una birra controvoglia perché nonostante fossi ben lontano dalla serata gogno, avevo il vomito anche io, berla controvoglia, farmi dare del coglione per quello che ho spedito martedì, e altre amenità sulla cameriere dell'altra birreria. Perché ho litigato, tra l'altro anche di brutto? Perché cercava di convincermi di cose che so benissimo, ma che non voglio accettare. Che non posso buttare nel cesso la mia vita solo perché UNA mi ha detto di no. Forse mi piace stare male. Forse non posso farci niente. Però gli ho chiesto di provare a mettersi nei miei panni. Mah. Ha tanto da dire, non ti accontenti. Forse è vero, forse dovrei andare con la prima diciottenne che mi passa sotto il naso. Ammesso e non concesso che ci stia. Così almeno me lo levo sto fardello del cazzo. E come è andata analisi?? Leave a message... E poi che per me non c'è differenza che ci sia la persona perfettamente adatta a te, l'anima gemella, ma tanto non la troverai mai, e invece che non ci sia quindi ti devi accontentare a priori, e l'unica variabile è quanto ti accontenti. Tanto a me di questi discorsi del cazzo campati per aria che me ne frega? Vorrei avere la serenità per dire: io vivo la mia vita, autosufficiente, poi se capita meglio. Ma non la vivo così io. Il fatto che non capiti lo vedo come un insulto mortale alla mia persona, perché ritengo di essere una brava persona, magari anche interessante, sebbene coi miei limiti. E mi butto giù, perché magari se non accade mai che sia colpa mia che sono più chiuso di un'ostrica nella topologia banale, ma invece è colpa mia che non ho niente, che non interesso a nessuno e così via. Comunque Cameron ricomincia a migliorare verso la fine della stagione 3. E forse dovrei davvero fare tabula rasa, o forse è più semplice se la faccio una volta laureato. Anche perché farla ora, dopo quello che ho fatto quando? lunedì? sarà difficile... Prevedo un altro periodo duro, e me lo sono anche cercato eh... Chissamai invece se va bene, cavolo, una fiammella di speranza ce l'ho ancora io... E che non so se la riuscirò a prendere un po' meno peggio dell'ultima volta... Spero, se no non so se ce la faccio, eh... Oggi sono tornati i miei dal mare, infatti c'è un casino in casa. Comunque ti ho perduto senza cattiveria, eh... Ti voglio bene nonstante tutto, cazzo. Domani non vado in montagna, devo studiare. Alla fine 'sta sessione non è andata male, alla fine. 4 esami, per ora 2 trentalode, uno imprecisato ma intorno al 30 e uno ve lo so dire mercoledì. Dai che ce la faccio a uscire da quel maledetto dipartimento, dai dai dai che poi inizio un'altra vita forse. Magari peggiore, magari nella vita dopo nessuno mi stima per i trenta e lode, o perché i prof mi chiedono se voglio fare la tesi con loro, o perché mi fanno i complimenti davanti a tutti dopo l'esame. Però magari più normale, magari trovo una normale, mi accontento. Questo blog sta tornando ai livelli dei primi post, cmq. Meglio così, se nessuno legge. Era controproducente troppa popolarità, ero costretto a censurare quello che volevo scrivere perché sapevo che la gente passava ogni giorno a leggere. Ora non passa più neanche una volta a settimana, e quando smetterà definitivamente di passare a leggere, potrò finalmente essere onesto in quello che scrivo. Però Cocciante doveva volerle bene davvero a Margherita, si capisce da come la canta. E non ditemi che le canta tutte così. E comunque, non può mancare l'anatema del sabato sera: un sentito fuck e sboret a tutti quelli che prima mi cagano e poi, non appena hanno meglio da fare, più neanche di striscio. Non mi va di fare da amico panchinaro, neanche per idea, se proprio lo devo fare, solo per Lei. Io sono amico di chi ritiene la mia amicizia qualcosa d'importante. Posso fare tranquillamente a meno di persone come voi, sappiatelo. Voglio invece vedere se e dove la trovate una persona come me, IMHO.

*Ve la racconto: ci sediamo nel posto più del cazzo della distesa estiva, come due ricchioni di prim'ordine. Logati nell'angolo, al buio. Tra l'altro ci abbiamo messo un po' a scegliere quel posto del cazzo, e lei aspettava che scegliessimo per darci i menus. Ci dà i menus, che non apriamo neanche tanto sappiamo già quello da ordinare. Ordiniamo, lui un birrone immenso e un paninazzo con cipolla e sarciccia, io la mia solita Moretti rossa, piccola perché ultimamente sto bevendo troppo e non voglio diventare alcolizzato. Ordino e poi ricomincio a guardarmi i lacci delle scarpe, come al solito. Quando va via il mio amico mi fa: guarda che ti aveva chiesto se volevi qlc altro, ma tu non la guardavi e ti ha fatto un gesto tipo vabbé eh... Bene, bravo, grazie.*

Nelle foto: alcuni acquisti di quest'anno.

P.

venerdì 13 luglio 2007

. della situazione

Come va? Me lo chiedo da solo. Mah non lo so. Se dovessi rispondere a qualunque altra persona, o quasi, probabilmente direi bene, grazie. O al massimo come al solito, no? Ma che senso ha mentire a me stesso? Allora non so come va. Ieri mi sentivo solo, oggi di più. E' finita la tensione da esame, e soprattutto so che forse sta per saltare l'ultimo avamposto della singolezza che difendeva la mia torre arroccata. Anche lui sta per cadere. E allora sarò solo contro tutti. Chi mi capirà? Nessuno. Così facile dire ah ma neanche a me scrive mai nessuno quando lo/la chiami quando vuoi, e sai che ti sta ad ascoltare. Peggio è quando parli alle persone e ti ascoltano non perché ti amano, e pendono dalle tue labbra, ma per compassione o qualcosa di simile. E magari pensano ma quando la finisce 'sto rompicazzo... E continuo a chiedermi se sono così peggio di tutti voi. Se faccio così schifo a tutti. E mi chiedo perché lo sono e perché lo faccio. Non penso di essere una persona da buttare via, sinceramente. Eppure siete evidentemente tutti migliori di me, amici miei, anche (o soprattutto) voi che neanche leggete qui sopra. Sì, i fatti dicono ciò. Se valessi qualcosa, qualcuno se ne sarebbe accorto. Allora è matematico, io non valgo niente.

Two jumps in a week,
I bet you think that's pretty clever don't you boy?
Flying on your motorcycle,
watching all the ground beneath you drop
You'd kill yourself for recognition,
kill yourself to never, ever stop
You broke another mirror,
you're turning into something you are not

Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high, don't leave me dry

Drying up in conversation,
you'll be the one who cannot talk
All your insides fall to pieces,
you just sit there wishing you could still make love
They're the ones who'll hate you
when you think you've got the world all sussed out
They're the ones who'll spit on you,
you'll be the one screaming out

Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high, don't leave me dry

Oh, it's the best thing that you ever had,
the best thing that you ever, ever had.
It's the best thing that you ever had,
the best thing you have had has gone away.

Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high, don't leave me dry
Don't leave me high,
Don't leave me high, don't leave me dry

P.

giovedì 12 luglio 2007

Gimme a B flat

After "Gypsy Woman", we walked backstage, stood in the wings breathing hard. "Gimme a B flat," Tim said. I played the chord for him. He hummed the key-tone, walked back out and sang "Anonymous Proposition" a cappella….To this day I have not heard another performance that matched the intimate melodic range, and musical beauty of that song and the way he sang it. "Anonymous Proposition" had appeared on Lorca but at Carnegie he sang it by himself, no group, no 12-string guitar, just him and his voice, radiant in the spotlight on one of the world's most revered stages, holding notes higher and longer and with greater strength and conviction and beauty than I had ever heard. He lived up to the spirits in that hallowed hall, the unnumbered great artists and composers who have set foot on that stage and given their all. Tears came to my eyes as I watched from the wings. He did it, he did it on his own, and he did it right. It was one of the highlights of his life. Mine, too

Mi sento fottutamente solo, stasera. Che ci stia ricascando? No no no no no no non voglio...

P.

Ari-bentornato, Daniele!

Ecco, ora che ho scritto il post serio, importante e figo, posso ricominciare con le amenità varie, cazzate a raffica e depressione a manetta. Ecco, tipo c'è questa cosa. Volevo postarla prima, ma dovevo ancora finire il post serio, quindi l'ho solo messa sotto Schroeder, con l'invito a leggere. E' che Daniele Luttazzi torna in tv!!! Graaande!!! Vogliamo altri momenti da storia della televisione come questo:


D.L.: Caro Marco, a questo punto io mi chiedo in che paese viviamo. Comunque volevo ringraziarti perché tu, facendo questo libro e parlando come fai, dimostri di essere un uomo libero. E non è facile trovare uomini liberi in quest'Italia di merda.

(Ovazione)

M.T.: Sai che cosa? Mi veniva in mente una cosa. Quel governatore della Pennsylvania che un giorno si presentò intelevisione, si infilò la canna di una pistola in bocca e si sparò. Beh, credo che tu stasera, più o meno... Avresti fatto molto prima.

Ormai, nonostante tutto, è storia.

E un'altra pagina di storia, impostantissima, mai vista in televisione: qui. E qua c'è la trascrizione integrale. E quanti voti prende ancora Berlusconi? Grazie, internet, per lasciarci l'opportunità di non ascoltare solo quello che vogliono che ascoltiamo. Grazie davvero.

Ah mi ero perso questa perla: Cuffaro contro Falcone. Il mio piccolo omaggio a questo grande uomo (Falcone, eh...).

P.

Le variazioni Gouldberg

Sì, non voglio parlare delle Variazioni Goldberg, dell' Aria con diverse variazioni per clavicembalo a due manuali. Voglio parlare delle Variazioni Goldberg nell'interpretazione di Glenn Gould. Le varizioni Gouldberg, come le ha soprannominate un critico americano di cui non mi sovvien il nome. Quelle che bene o male ho ascoltato 1000 volte ma non mi stanco mai. Quelle che vanno sempre bene qualsiasi sia il tuo stato d'animo. Quello che se potessi salvare 5 dischi tra tutta la musica ci sarebbero d'obbligo. Quello che è forse il più bel disco mai inciso. Però un intro all'opera è d'obbligo. Le Goldberg (attenzione, Goldberg!) consistono in un aria di 32 battute, una sarabanda, in Sol maggiore, seguita da 30 variazioni, basate sulla linea di basso dell'aria, e di nuovo dall'aria. Non vi sto a spiegare il significato di variazione, sarabanda e altre amenità tecniche. Non vi sto neanche a spiegare l'incredibile quantità di matematica, intesa nel suo senso più puro, come combinazioni e ripetizioni regolari di numeri, che c'è alla base di questa immensa costruzione architettonica (qualche esempio? 32 battute l'aria divisa in 2 gruppi da 16 ciascuno, 32 i pezzi in totale (30 variazioni + 2 volte l'aria), suddivisi idealmente in 2 gruppi da 16, all'inizio del secondo dei quali Bach inserisce l'ouverture, proprio a suggellare un nuovo inizio. E poi i canoni, che iniziano da quello all'unisono e terminano con quello alla nona, che sono posti in corrispondenza delle variazioni il cui numero è divisibile per 3). Leggenda (a cui credono in pochi, però!) vuole che siano state commissionate al sommo, J. S. Bach, dal conte von Keyserlingk affinché il suo protetto, il giovane clavicembalista Johann Goldberg, gliele potesse suonare per alleviare la noia delle ore notturne, passate sveglio a causa della sua insonnia. Un po' eccessivo forse poter pensare che un'opera somma e complessa come le Goldberg possa essere nata come riempitivo delle ore insonni di un nobilotto... Ma veniamo a noi: messo sotto contratto dal direttore della Columbia, Oppenheim, quasi alla cieca, dopo averlo sentito suonare solo una volta, Gould si impose nella scelta del primo disco da registrare per l'etichetta: le variazioni Goldberg. E fu una scelta, almeno all'apparenza, completamente anticommerciale: sia per l'autore, Bach, che all'epoca aveva una ben scarsa reputazione (dice Gould: Nei tempi in cui studiavo, la maggior parte dei pianisti evitava tutte le opere più importanti di Bach come si trattasse della peste, e ancora Nonostante tutto, [i pianisti] si sentivano in un certo qual modo in dovere di cominciare un recital con un pezzo di Bach - era come un rito di iniziazione che consentiva l'ingresso alle opere veramente serie, ai Nocturnes di Chopin, ai Preludes di Debussy o eventualmente alle sonate di Beethoven), sia per il pezzo, proprio uno dei meno eseguiti in quanto considerato solamente un esercizio meccanico (anche se nelle Goldberg c'è più musica che in tutta la creazione di un Saint-Saens o di un Busoni, n.d.B.M.). Ma Gould ebbe ragione: la sua incredibile interpretazione del 1955 divenne ben presto un must, divenendo un lp presente sugli scaffali di una gran parte degli appassionati di musica, magari a fianco di Kind of Blue di Miles Davis, o qualcosa di John Coltrane. E questo perché il Bach di Gould era rivoluzionario, inaudito, swing, anche sexy. E magari anche perché Gould era una personalità originale, con le sue manìe, i suoi capelli alla Beatle ante litteram e la sua aria trasognata da poeta romantico. Ma soprattutto perché l'interpretazione di Gould era incredibilmente moderna: nonostante il grandissimo successo che riscosse a tutti i livelli, dalla critica (Era come se qualcuno avesse improvvisamente spalancato la finestra in una stanza che non era stata arieggiata da cento e più anni, lasciando che vi entrasse l'aria fresca del mattino, scriverà il critico Michael Stigemann) al pubblico musicofilo, fino a quello profano, l'interpretazione è di una modernità incredibile, pazzesca; possiamo dire che è moderna anche ai giorni nostri. Non solo per la velocità, per i ritornelli evitati (diventano una palla le Goldberg con tutti i ritornelli... n.d.B.M), per il tocco teso a ricreare, attraverso lo staccato, la sonorità cembalistica, per l'assenza di pedale e di macro-dinamica, ma anche (e soprattutto) per la coerenza, l'unitarietà dell'interpretazione, tratto che ritroveremo fondamentale nella versione dell'81. E per renderci conto di tale modernità è sufficiente che guardiamo la (mal)fama del pianista Canadese negli ambienti accademici dei conservatori, o il numero di emuli che sono apparsi e continuano ad apparire ancora dopo mezzo secolo. Dopo quest'incisione Gould cresce, incide altri dischi, altre Goldberg (segnatevi luogo, data ed estremi del cd per un'altra interpretazione fantastica: Salisburgo, 1959, SMK 52685), altra musica. Poi, intorno ai 50 anni, decide di tornare all'ovile, da dove aveva iniziato. E, a parte un paio di dischi, uno con musiche di Wagner e uno con le ballate di Brahms, qui finisce. Gould muore solo un anno dopo averle incise, nello stesso mese, pochi giorni prima, che vengano pubblicate. Le due incisioni sono l'alfa e l'omega della vita musicale di Gould; c'è una vita di musica tra le prime e le ultime Goldberg. Una vita di riflessione, una vita passata al pianoforte, una vita di Bach. E le differenze tra i due dischi ne è una testimonianza inequivocabile. Potrebbero essere due pianisti diversi che suonano, non uno solo. La scoperta dell'importanza del silenzio, della lentezza, ad esempio, nell'ultima incisione: Mi piacerebbe credere che in quello che faccio - (e in quello che ho fatto) soprattutto negli ultimi anni - vi sia una specie di quiete autunnale. Lentezza che equivale a serenità, quella serenità che (fortuna sua!) Gould ha trovato in tutte le ore passate al pianoforte; serenità che è forse l'abito che più si addice alle Goldberg, ancora più dell'abito giovanile, un po' scapestrato. La magia di Gould è quella di far convivere i due aspetti dell'opera: ogni variazione è un capolavoro in sé, a prescindere dal fatto che sia una variazione dell'aria. Ma ogni variazione fa anche parte di un affresco grandioso. E Gould non sacrifica la visione globale a quella del particolare, alla Fiamminga, né sacrifica nessuna di queste miniature a discapito dell' unitarietà globale. Se nel '55 Gould dà l'impressione di unitarietà, come avevamo già detto, anche grazie all'aiuto della velocità, come fa qui? Non lo so. E' incredibile come ad esempio riesca a rendere l'aria iniziale, nonostante il pianoforte non sia uno strumento adatto a sostenere il suono, un canto infinito. E' inumana la sua capacità nel collegare un suono al successivo, ma anche nel collegare una variazione alla successiva (esempi? 6-7, 18-19, 20-21-22-23, 26-27-28-29-30-aria da capo, quest'ultimo passaggio al di fuori dell'umano lodabile). E' questa la cosa più bella dell'incisione dell' '81: l'idea di percorso, di viaggio, seguito dal ritorno all'origine. Come nel percorso musicale di Gould. Seguitemi per un attimo. Aria, nota finale: appoggiatura fa# poi sol. E' il dubbio, è l'incertezza, è la tensione data dalla dissonanza. Variazione 1: il ritmo riparte, è una danza, inizia la vita. E così via. Variazioni 2,3,4... E in mezzo c'è di tutto. C'è la fughetta, ci sono i canoni, ci sono le variazioni in minore, quelle lente, quelle gioiose, quelle virtuosistiche, quelle espressive. Variazioni 27,28,29,30. Qui il crescendo finale. Crescendo ideale, ma anche musicale. Il numero di note aumenta, anche il volume sonoro. Con le ultime quattro variazioni c'è un addensamento progressivo, sia sonoro che emotivo. A cosa ci porteranno? All'aria, di nuovo. A ciò da cui tutto è iniziato. Ma non è la stessa aria. E' trasfigurata, in mezzo c'è stata la vita, tutta la musica di una vita. Anche noi percepiamo che non è la stessa aria che apre l'opera. E il segno più evidente è l'assenza dell'appoggiatura sull'ultima nota: stavolta è un Sol affermativo, limpido, tranquillo. Non c'è più il dubbio, l'incertezza. Tutto è così chiaro. Dominante-tonica, quinto-primo, Re maggiore-Sol maggiore. E' dannatamente difficile descriverlo. Dovete sentirlo, con le orecchie ma anche con la testa. Un po' di tempo fa vedevo nelle Goldberg un'opera ciclica. Aria-variazioni-aria, e via da capo in un giro senza fine. Ma ora non penso più siano ciò. Perché l'aria da capo non è l'aria, perché in mezzo è successo qualcosa. E' l'aria che ha visto la variazione, il cambiamento, è l'aria che ha vissuto. E' l'aria che, vivendo, come Gould, finalmente ha trovato la serenità.

P.

sabato 7 luglio 2007

Una serata a casa

E vabbé. Non è sempre venerdì sera. Cioè, ieri mi era andata anche troppo bene, quindi stasera dovevo aspettarmelo un po' di calma piatta. Ho studiato nel frattempo. Vorrei scrivere qualcosa di bello, ma lo lascio per domani, che il prossimo è il post numero 100. Wow, che numero. Allora magari quello di domani sarà interamente dedicato alle varizioni Goldberg, mio grande amore, mio secondo amore dopo Lei, e allora scrivo qui un paio di considerazioni. Ci ho scritto un po' tante cazzate qui sopra. E poi forse ci ho scritto anche troppe cose personali. E' che poi non ci pensi alla fine. Le scrivi perché ti senti di scriverle, per buttarle fuori, poi magari un mese dopo te ne penti. Magari tra un po' le cancello, quelle troppo personali. Non voglio che finiscano in pasto a chiunque passi di qui. E anche sotto questo punto di vista mi è scappata un po' la mano la cosa. Cioè la mia idea era che nessuno dei miei conoscenti leggesse queste pagine. Volevano essere un diario in versione moderna. Poi uno alla volta un po' tutti sono venuti a conoscenza, e anche perché mi piaceva che certe cose le leggesse qualcuno oltre me, tipo questo o questo o questo. Anche perché vorrei che la gente capisse che sono qualcos'altro oltre a un matematico sfigato. Che ho qualcosa. A parte le lamentele e il guardare per terra. Volevo condividere le mie passioni, e magari che ne ho qualcuna in comune con qualche amico. Per esempio che Giudizi universali non piace solo a me. Mah non voglio svendermi però, ho sempre paura di cadere nel populismo o nei semplicismi quando scrivo. Forse non dovrei preoccuparmene troppo.

Poi volevo parlare ancora un poco della storia della tabula rasa (mettetevi comodi, stasera ne ho da dire, e soprattutto ho il tempo per farlo...). Ci vuole coraggio. Forse troppo. Magari sarà più facile una volta uscito da quel postaccio, come con le superiori, 2 o 3 persone con cui mi tengo ancora in stretto contatto, poi basta. Magari qui un po' più di 2 persone, nell'università sono cresciuto, sono diventato grande. E chi ti sta accanto in questo periodo non si scorda. Un po' come quando si prende il sole con la maglietta, come i ciclisti. Che tu lo voglia o no, la spalla rimane bianca, il segno resta. Però per adesso come faccio a fare tabula rasa? Al di fuori dell'uni non ho niente. Tutti quelli che mi stimano sono in dipartimento (e purtroppo la maggior parte mi stima solo per i 30 e lode). Alla fine in questo momento la matematica è l'unico modo in cui riesco ad esprimermi. Triste... Il problema non è nient'altro che iniziare. Poi magari prendo fiducia e non mi ferma più nessuno. Ma prima devo provare, e ciò non dipende solo da me. Cavolo, perché continuo a sperare che mi cada per miracolo tra le braccia? E' che non mi piace nessuna attualmente, o meglio, se mi piacciono o sono già occupate o sono al di fuori della mia portata (vedi sotto) o sono una storia già finita (vedi ancora più sotto), anzi mai iniziata, o non è il momento giusto ecchecazzo quando è il momento giusto quando inizierò ad avere i capelli grigi e ad avere davvero dei rimpianti. Perché dovrei aspettare? La vita non ti aspetta, no?...

Poi colgo l'occasione per fare pubblica ammenda riguardo un paio di promesse che ho fatto e mi sa che non manterrò. Il libro di Bollani non l'ho letto, non mi piaceva alla fine un granché, un Baricco complicato, e poi me l'hanno riportato in biblioteca e ci sono 100 libri che devo leggere prima di riprenderlo. E la foto della mia Mildred Mitchell mi sa che non la posterò, anche perchè hanno aperto tutti da schifo i suoi fiori. Vabbè rimedio con una non mia però. Ah vi eravate accorti che oggi è una data palindroma? Solo se non mettete lo zero davanti alla cifra dei giorni però.
A proposito entro breve devo decidere la prima tranche di iris da comprare, ma devo ancora sfoltire la rosa (...) dei papabili. Anche perché mi sembra esagerato spenderci più di 50-60 euri. Poi, cavolo come è carina la cameriera della divina. Ma non devo innamorarmi, ha ben altro che me per la testa. E ciò vale anche per il futuro, per lei. Cavolo, facile dire non devo innamorarmi. A parte che innamorarsi di qualcuno senza averci mai parlato... Boh, l'ultima volta mi è successo. E poi parlandoci è stato come esponenziare, anzi esponenziare il fattoriale. Tanto è vero che ci penso ancora, quando avrei dovuto smettere di farlo più di un mese fa. Ci ho pensato anche oggi. Il viaggio in macchina verso Parma senza radio è stato fatale. Forse semplicemente non le piacevo. Boh, magari ci ha provato. Perché magari sapeva che forse ne valeva la pena. Forse. Boh. Non lo so. Meglio che non ci pensi forse. Meglio. Decisamente meglio. Tanto tempo dieci giorni e forse avrò le idee un po' più chiare. E non perché si schiariranno da sole. Perché forse farò qualcosa per schiarirle, e potrebbe essere andare in ascesi in montagna, o forse anche qualcos'altro.

Nelle altre foto: luv Kandinsky, ma tantissimo, solo un poco meno di Lei.

P.