venerdì 30 novembre 2007

Nietzsche

Sono giusto tornato dalla palestra. C'era la bionda al di là del bene e del male. E per in un certo istante, quando stava facendo squat con estroflessioni del bacino, ha trasceso ogni cosa umana la morale, l'etica, l'estetica, la religione, la ragione, tutto. O forse sono stato io a trascendere, e a diventare SuperUomo. Fatto sta che in quell'istante ho intravisto le pearly gates (e purtroppo non avevo la mia videotape (cit.)), e tutto mi è sembrato avere un senso, e tutto era così lineare e preciso. Un secondo di attenzione di quella e il quindicesimo angelo non sarà altro che uno sbuffo di fumo nel vento. Ok, sto esagerando. Peeerò...

(no, scusa per quello che ho appena detto quindicesimo angelo, perdonami, non lo faccio più, scusa...)

P.

giovedì 29 novembre 2007

Sono un disastro

L'ho già detto, mi sembra. Ma lo ribadisco. Innanzitutto uno scusa al guest per spostare il suo racconto down, ma non posso smettere di scrivere qui. Poi tanto tutti quelli che frequentano l'hanno già letto. Per quelli che non frequentano, salto d'appello e esame carogna. Comunque, ricordo che nel post dopo questo c'è una cosa che merita di essere letta. Ecco, così non ho neanche sensi di colpa per stare scrivendo (e per pubblicare) questa marea di cazzate, in cui il naufragio mi è così dolce. Cominciamo. Che giorno è oggi? Giovedì, bene. E cosa ho il giovedì sera? Allenamento, giusto. E chi c'è prima di noi in palestra? Esatto. E come ogni giovedì io sono arrivato in ritardo, choccato dal fatto che in Giugno i Radiohead vengono in Italia. Mi cambio alla veloce, e mentre mi sto infilando le scarpe entrano una, due, tre, quattro inzomma avete capito tutta la squadra. Cazzo, mi faccio prendere dal panico. Scappo dicendo scusate, tolgo il disturbo subito. NO! Bambino cattivo!! Avrei dovuto:
  • allacciarmi le scarpe con calma sorridendo, prendendo tutto il mio tempo. Avete fretta di fare la doccia per andare a casa? No problem, ho visto di peggio.

  • Alla tipa che ha chiesto c'è qualche uomo qui? avrei dovuto rispondere con un elegante c'è uno che è più uomo di tutte voi di CristianVieriana memoria. E aggiungere un volgare volete controllare?

  • squadrarle una per una da capo a piedi magari esprimendo commenti sagaci e salaci.
Purtroppo io sono io e non sarò mai capace di cogliere queste occasioni, limitandomi a pensarle queste cose giusto 5 secondi troppo tardi, quando non serve più a nulla. Un'altra cosa: ho davvero l'impressione che la gente rida di me. E per gente intendo il trio di superficialotti che bazzica per il dipartimento di Parma. Sarà che ultimamente non ci vedo così bene e non ho proprio visto se stavano proprio guardando me, ma mi sembrava proprio di sì. Hanno ragione però. Per come mi sono comportato e per come mi comporto, merito che tutti mi ridano dietro. Sono e sono stato, soprattutto sono stato, troppo patetico. Patetico. Mi si addice come aggettivo. Letteralmente, se non altro. Oggi in mensa, quando l'ho incrociata senza preparazione psicologica, a momenti mi cadeva di peso il vassoio. Non va bene. Non va per niente bene. Bisogna fare qualcosa. E quel qualcosa non può essere quello che ha fatto il mio amico, quello della camicia, che per evitare di vedere in dipartimeno la sua ex ha smesso di andare all'università, e ora, nonostante la nuova fiamma, fa praticantato. No. Va bene tutto, ma questo nou.

P.s. mi è venuto in mente un personaggio fantastico per i soft-porno dedicati ai nostalgici della monarchia: Vittorio Emanuelle II.

P.

mercoledì 28 novembre 2007

Special guest

Una persona mi ha chiesto di ospitarla su questo blog, per una volta. Lo faccio volentieri, in quanto in questa occasione ha molto di più da dire di quanto non ne abbia io. Gli lascio (si fa per dire) la tastiera.

She's gone

Sembra strano che oggi sia il giorno che aspettavo da ormai tre anni, mentre ieri è stato un giorno che speravo non arrivasse mai. E' bizzarro, come, per quanto io sia convinto della totale esistenza del libero arbitrio, sembra esserci un disegno perverso che porta a soffrire inutilmente. Un disegno che porta a velare di una pallida malinconia persino i traguardi storici che attendiamo da una vita. Così questa mattina mentre attendevo il mio turno dal dentista, mi sono ritrovato con la mente alla sera precedente.

La luna era alta e chiara, i suoi raggi creavano ombre d'argento alle luminarie che addobbavano la piazza coperta. Guardo l'orologio, trangugio l'ultimo sorso di birra per rischiararmi la gola ed esco dalla macchina. Non fa freddo, meno male, mi avvio con passo assorto verso l'incontro.

Mi riporta al presente una ragazza che entra nella sala d'aspetto, avrà all'incirca trent'anni, chissà perchè mi viene naturale cercare di dare un'età ad ogni persona. Mi vede pensieroso e senza nessun accenno mi si siede accanto. Un robot, così vicini eppure così dannatamente estranei, viviamo spostandoci su piste magnetiche non curandoci di nessuno, bella forza essere la razza più evoluta del pianeta. La guardo distrattamente per un momento, come se non esistessi, il mio pensiero torna indietro.

Mi sorride come sempre ma questa volta in modo meno sincero, in modo più formale. Una breve passeggiata tra le luminarie della piazza, sono davvero belle quest'anno, almeno su qualcosa siamo d'accordo. Non c'è nessuno in giro, il silenzio è assordante, ci avviamo tranquilli verso il centro, è una bella serata per passeggiare, non sembra nemmeno la fine di novembre. Discorsi anonimi, giusto per non sembrare così lontani, così soli, ma le cose si devono risolvere in qualche maniera, è inutile fare finta di nulla, anche se per qualche tempo è piacevole trovarsi in quello spazio dove passato e futuro non esistono.

Il dentista chiama la ragazza di fianco a me, ma come, sono arrivato prima io! Poco importa non ho molto da fare oggi, se non togliermi di dosso questa tuta appiccicosa di tristezza, con il tempo evaporerà lo so ma intanto devo imparare a conviverci, vengo a patti con la mia memoria, ti lascio funzionare solo perchè tu non mi prenda alla sprovvista, ora non puoi fare molti danni perciò mi stà bene. Mi ritrovo a fissare le piastrelle del pavimento, sono formate da centinaia di piccoli frammenti di rocce varie che s'intrecciano in arabeschi casuali. se li guardi con la coda dell'occhio sembrano muoversi come serpenti ma appena li fissi tornano rocce. Passo qualche minuto a giocare con le illusioni ottiche del pavimento, intanto la mia mente ritorna al passato.

Cosa mi aspettavo di trovare, mi chiedo, mentre lei mi parla delle sue storie passate e della sua ingenuità, non mi capisce, non capisce che non c'è niente di malizioso in me. Semplicemente non sà o non vuole adattarsi alla situazione, non mi accetta, ha altro a cui pensare ora, non ho possibilità. Tutti i miei buoni propositi, tutti i pensieri, le emozioni che vorrei trasmetterle scompaiono, si sfaldano, resta solo l'essenziale, il capire come siamo arrivati a questo. Il motivo è lampante, siamo su due pianeti distanti anni luce, anche se siamo tutti e due rotondi e luminosi, semplicemente non si può. Non è colpa di nessuno, sempre che non ci sia davvero qualcuno che ci muove come pedine e gode nel vedere lo spettacolo che creiamo ma è una sciocca fantasia, la realtà è che non è colpa di nessuno. Scaccio i "se" ed i "ma" ed il continuo impulso di abbracciarla, finiamo in macchina, è ora di tornare a casa.

L'assistente del dentista mi chiama con il suo accento dell'est, le prime volte non capivo quando mi chiamava, tra l'accento, la sua voce bassa e la timidezza il mio nome viene storpiato in un mugugno appena udibile. Ho imparato nei mesi a riconoscere quel suono come il mio nome, comunque oggi sono da solo ad aspettare, non ho dubbi. E' il mio turno finalmente, ho aspettato anche di più in passato, dovrei saltare di gioia, godermi il momento tanto atteso, ma il ricordo di ieri ancora mi avvolge e mi rende un fantasma.

Arriviamo alla sua macchina, sappiamo entrambi che non ci saranno altre possibilità, i giochi sono fatti, non c'è altro da dirsi, non c'è altro da fare. L' autoradio sta suonando Nude dei Radiohead, e mentre Thom Yorke ci ricorda quanto sia inutile farsi grandi aspettative, restiamo lì immobili ad ascoltare, come incantati, il tempo è scandito solo dal contatore sul display. Stupenda quanto dannatamente triste è Nude ed in quel momento è la colonna sonora della mia anima che piange. Poi la musica finisce, premo il tasto "off" e spengo tutto. Buona notte e alla prossima, anche se sappiamo entrambi che non ci sarà. Un attimo dopo lei è già fuori dalla mia macchina, e quello successivo sono lanciato sulla strada notturna deserta.
Mi sdraio sul lettino che comincia ad abbassarsi, il dentista mi sorride soddisfatto, "Bene bene, oggi è un giorno storico!", gli sorrido mio malgrado, non sà quanto ha ragione. La luce della lampada mi abbaglia, succede sempre così, poi mi sistemo e riesco a riaprire gli occhi, sono ancora da solo, il dottore è andato a prendere i ferri del mestiere.

Mentre guido rapido verso l'uscita della città non incontro nessuno, meglio, così non devo rallentare, la radio è spenta ma nella mia mente sta ancora suonando quella canzone.

And now that you found it
It's gone
Now that you feel it
You don't
It's gone forever
.

Post retrodatato

Veramente questo l'ho scritto intorno alle 23, ma lo metto dopo quello dell'ospite perché non voglio essere scortese e piazzare la mia cazzata giornaliera prima di quello che si sente di dire. Beh, dicevo: leggendo un blog di quelli he vi dicevo prima, forse ho capito il perché. Forse ho trovato quello che vorrei sentirmi dire, da lei. O che almeno avrei voluto sentirmi dire. O forse avrei solo voluto sentirmi dire qualcosa, qualsiasi cosa, senza doverla dire io la cosa, che alla fine ho detto quello che IO pensavo lei pensasse, e non quello che in effetti pensava lei. Se a qualcuno interessa sapere cosa avrei voluto sentirmi dire, glielo dico in privato. Perché non mi sembra giusto rubare i pensieri a colei che ha scritto quel post. Il post è suo e non ho nessun diritto di appropriarmene, se non per immaginare che sia rivolto a me, sob... Sono messo così male da immaginare come voler essere duepiccato? Diamine, sono proprio messo male... Oggi in mensa c'era una carina, proprio vicino dove l'avevo vista l'ultima volta. Tra l'altro è simile a una mia amica, che mi piaceva anche prima che scoprissi che era fidanzata con un gorilla. Sono andato a condire l'insalata (non c'erano patatine), e l'ho vista uscire mano nella mano col carciofo che le sedeva davanti. Grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr (rabbia), sooob (tristezza), ... (desolazione). Qualcuno mi diceva: consolati, se anche quella faccia da carciofo può , perché non puoi anche tu? Io pensavo: ma allora, visto che non posso, sono così peggio di quella faccia da Cynar? Così peggio? Sono proprio messo male...

A lato: l'unica da cui potrei accettare un due, o da cui non lo potrei mai accettare, non lo so, non ne ho idea. Però non è male. (p.s. guardatela in full size...)

P.

Always late

Ma perché tutte le sere rimango alzato fino così tardi??? Maledetto tubo, crea dipendenza...

Meraviglia.

P.

martedì 27 novembre 2007

Post numero duecentocinquanta più uno

Bof. Strana serata, neh (con accento piemontese). Non so perché, sarà per l'allenamento schifoso, penso. Neanche calcetto. Sarà perché ho la tesi, e mi sa terribilmente difficile. Sarà perché è così, e basta.

(non trovate che lei le somigli? No, eh? Tanto io non gli somiglio...)

Oh, please listen darlin'
to my empty prayers
Sleep inside my dreams tonight
(Dream letter, Tim Buckley)

P.

lunedì 26 novembre 2007

Post numero duecentocinquanta

E mi sembra giusto celebrarlo con questo genio assoluto:



E poiché rompe le scatole che a caricare il post ci metta un'ora, metto anche questi solo come link:

Bohemian Rhapsody;

Smoke on the water;

The final countdown;

un uomo un virtuoso;

last but not least, Britney.

Respekt,

P.

domenica 25 novembre 2007

Which level?

Ok, il sondaggio è finito. Ha stravinto col 71(e arrotondamenti)% dei voti il piano B. Mi spiace, col cavolo che passo al piano B. Il piano B è il passato, il piano B era da attuare sei mesi fa. Ora che faccio? Piano D, E, G, F, h, i, y, t, pigreco, radicedidue...? Boh, non lo so, è una buona soluzione aspettare che il tempo dia consiglio oppure, ugualmente probabile, che Cupido decida di esistere (e avanti, cosa apetti a deciderti?), di apparire e colpirla proprio quando lei esce dal'aula e io entro (e possibilmente con strappino e l'amico suo lontani almeno a 500 km di distanza)? Probabilmente sì, non vedo alia soluzione. Ad ora tengo buona la mano gelida pronta a stritolarmi il cuore (qualcuno sa di cosa sto parlando) col proposito di parlarle, non so dove non so quando non ho la minima idea di cosa dirle ma tiene botta come auto-scusa. Un paio di cose, inoltre: questo fine settimana non ho fatto altro che dormire (beh, ok, ieri notte; venerdì notte, ben poco...) e passare davanti questo (questo il mio, non il vostro) schermo un numero di ore di cui mi vergogno. Niente altro, niente studio, solo qualche foglia in giardino raccolta. Però il numero di ore passate davanti al pc mi ha permesso di trovare un paio di blog interessanti, da cui ho capito una cosa: sono stancanti da leggere i post più lunghi di tot (tot=non troppe) parole. Quindi d'ora in poi mi impegno per post più snelli e meno ingombranti. Avrei un paio di filmati dal tubo da postare, ma lo farò prossimamente, così non vi perdete questo di post. Una citazioncina dedicata a qualsiasi persona ne abbia bisogno, per esempio io:

Non basta amare qualcuno. Bisogna amare con coraggio. Bisogna amare in modo tale che nulla, né ladri né influenze esterne né leggi umane o divine, possa interferire con questo sentimento. (S. Marai)

P.

sabato 24 novembre 2007

Der Steppenwolf

Tante persone si saranno identificate col protagonista di questo libro. Io sono uno dei tanti. Libro bellissimo, ancora più bello se letto a 18 anni (ne ho già parlato del fatto che ogni cosa ha un suo momento "ideale"?). Mi piace tanto Hesse, anche se non ho mai letto Siddharta. Mi piacciono le atmosfere medievalizzanti di Narciso e Boccadoro, mi piace l'incipit de Il gioco delle perle di vetro, che ho iniziato a leggere tre volte ma non ho mai superato pagina 200, mi piacciono le sue poesie, mi piace Il lupo della steppa. Anzi, adoro Il lupo della steppa.

C'era una volta un tale di nome Harry, detto il "lupo della steppa". Camminava con due gambe, portava abiti ed era un uomo, ma, a rigore, era un lupo. Aveva imparato parecchio di quel che possono imparare gli uomini dotati d'intelligenza, ed era uomo piuttosto savio. Ma una cosa non aveva imparato: a essere contento di sé e della sua vita. Non ci riusciva, era un uomo scontento. Ciò dipendeva probabilmente dal fatto che in fondo al cuore sapeva (o credeva di sapere) di non essere veramente un uomo, ma un lupo venuto dalla steppa. [...] in lui l'uomo e il lupo non erano appaiati e meno ancora si aiutavano a vicenda; al contrario vivevano in continua inimicizia mortale, e l'uno viveva a dispetto dell'altro, e quando in un sangue e in un anima ci sono due nemici mortali, la vita è un guaio. Certo, ciascuno ha il suo destino e nessuno ha la vita facile. Ora, nel nostro lupo della steppa avveniva questo: che nel suo sentimento faceva ora la vita del lupo, ora quella dell'uomo, come accade in tutti gli esseri misti, ma quando era lupo, l'uomo in lui stava a guardare, sempre in agguato per giudicare e condannare... e quando era uomo, il lupo faceva altrettanto. Per esempio, quando Harry uomo concepiva un bel pensiero, provava un sentimento nobile e fine o faceva una così detta buona azione, il lupo che aveva dentro digrignava i denti e sghignazzava, e gli mostrava con sanguinoso sarcasmo quanto era ridicola quella nobile teatralità sul muso di un animale della steppa, di un lupo che sapeva benissimo quali fossero i suoi piaceri, trottare cioè solitario attraverso le steppe, empirsi ogni tanto di sangue o dar caccia ad una lupa ... [...] specialmente molti artisti appartengono a questa categoria. Costoro hanno in sé due anime, due nature, hanno un lato divino ed uno diabolico, il sangue materno e il sangue paterno, e le loro capacità di godere e di soffrire sono così intrecciate, ostili e confuse tra loro come in Harry il lupo e l'uomo. E questi uomini la cui vita è molto irrequieta hanno talvolta nei rari momenti di felicità sentimenti così profondi e indicibilmente belli, la schiuma della beatitudine momentanea spruzza così alta e abbagliante sopra il mare del loro dolore, che quel breve baleno di felicità s'irradia anche sugli altri e li affascina. Così nascono, preziosa e fugace schiuma di felicità sopra il mare della sofferenza, tutte le opere d'arte nelle quali un uomo che soffre s'innalza per un momento tanto al di sopra del proprio destino che la sua felicità brilla come un astro e appare a chi la vede come una cosa eterna, come il suo proprio sogno di felicità. Tutti questi uomini, qualunque siano le loro gesta e le loro opere, non hanno veramente alcuna vita, vale a dire la loro vita non è un'esistenza, non ha una forma, essi non sono eroi o artisti o pensatori come altri possono essere giudici, medici, calzolai o maestri, ma la loro vita è un moto eterno, una mareggiata penosa, è disgraziatamente e dolorosamente straziata, paurosa o insensata, quando non si voglia trovarne il significato proprio in quei rari avvenimenti e fatti, pensieri e opere che balzano luminosi sopra il caos di una simile vita. Tra gli uomini di questa specie è nato il pensiero pericoloso e terribile che forse tutta la vita umana è un grave errore, un aborto della Madre primigenia, un tentativo della Natura terribilmente fallito. Tra loro, però, è nato anche quell'altro pensiero, che cioè l'uomo non è forse soltanto un animale relativamente ragionevole ma un figlio degli dei destinato all'immortalità.

Ammetterete che è tragicamente lirico, e non può che colpire un diciottenne che si sente diverso dagli altri...

P.

venerdì 23 novembre 2007

Impresa della Primavera

Impresa della Primavera-Life ieri sera alla palestra di via Terrachini. La squadra in cui gioca il nostro pallavolista preferito riesce nell'impresa di portare a casa il risultato contro l'agguerrita R.C.A. Carni Casalgrande, che fino alla debacle viaggiava a punteggio pieno, frutto di cinque vittorie in altrettante partite. I ragazzi di coach Manzini (nonostante non abbia il tesserino...) hanno sempre dato l'impressione di avere in pugno il controllo del gioco, e i due set persi sono stati solo a causa di black-out in attacco. La ricezione, nonostante il libero Baroni (che però si è distinto nel fondamentale della difesa con muro a zero (chiamato anche bassi sulle gambe e spera non ti fucili adosso), nel chiamare l'attacco avversario e fare casino quando era ora di cambiarsi col centrale), è stata precisa lungo tutti i cinque set e ha permesso ai due palleggiatori di innescare con facilità diverse soluzioni d'attacco, spesso vanificate dalle cazzate dei diversi attaccanti. Purtroppo l'attaccante più forte della squadra di casa, essendo costretto a giocare con una maglia di differente colore, era impossibilitato nel mandare la palla nel campo avversario colpendola al di sopra della rete. Si è dovuto quindi assistere a una pantomima di attacchi in palleggio piedi a terra, pallonetti che neanche arrivavano di là dalla rete, fagiani assortiti, primi tempi con la mano sbagliata, attacchi improponibili del palleggiatore, palle che sono uscite corte a causa dell'attaccante che inciampava nei lacci slacciati delle scarpe (e nonostante ciò, punto!) che tuttavia, insieme a una tenuta difensiva notevole, una buona prestazione a muro del Pedro, una grinta e rabbia nel giocare (mo' Occhi di Tigre Velaschiani) che si pensavano smarrite, hanno permesso alla Primavera di portare a casa due punti. Punti che potrebbero anche essere stati tre, se non fosse stato per il quarto set buttato al vento a causa di una partenza disastrosa, con la squadra di casa che decideva di iniziare a giocare sul 7-0 altrui. Da annotare la prestazione molto positiva di Grassi in ricezione, che mette così una pezza a qualche errore di troppo in attacco, e in attacco buona continuità per il Gigi. Ottima anche la prova al servizio del Pedro (MVP), che riesce anche a centrare in testa l'avversario che si stava scansando per evitare la battuta che stava per terminare abbondantemente fuori (scena che ha scatenato l'ilarità sfrenata della panchina, ma anche del sestetto+libero, della squadra in azzurro). Dall'altra parte della rete, non resta che recriminare per non aver affrontato la partita con la giusta mentalità e non aver sfruttato i passaggi a vuoto della squadra avversaria, nonostante le individualità in attacco e a muro. Grande spettacolo quindi per il pubblico non pagante presente, che si mantiene in media stagionale: 2 persone, la morosa del nostro secondo palleggiatore e una sua amica. Ma quello che importa è che abbia vinto lo sport. Un saluto dal vostro inviato,

P.

giovedì 22 novembre 2007

Luigi

C'è una cosa che mi turba quando ascolto Tenco. Non c'è tristezza nella sua voce. O almeno, ce n'è molto meno di quanta non ne comunichi. C'è invece rassegnazione. Tanta rassegnazione. Non cerca di convincerti di quello che canta. Te lo canta. In faccia, senza tanti fronzoli. Ti canta l'illusione e il cinismo nell'amore (Mi sono innamorato di te/perché non avevo niente da fare/il giorno volevo qualcuno da incontrare la notte/volevo qualcuno da sognare), il dolore per la prorpria inettitudine (Mi fa disperare/il pensiero di te/e di me che non so darti di più), la noia della vita (Un giorno dopo l'altro/il tempo se ne va/le strade sempre uguali,/le stesse case), il crollo delle illusioni (E gli occhi intorno cercano/quell'avvenire che avevano sognato/ma i sogni sono ancora sogni/e l'avvenire è ormai quasi passato/[...] e la speranza ormai è un'abitudine). Ed è rassegnato perché ne è veramente convinto, di quello che canta. E' terribile Tenco, perché quando ti dice le cose che tu pensi, ti colpisce come un diretto in pieno viso. E' troppo vero, Tenco. Per questo lo si scorda, come si scordano i brutti ricordi e ci si inganna tentando di nasconderli sotto un velo meno doloroso. Per questo bisogna ascoltarlo a piccole dosi, e solo in certi momenti.

Quasi alla metà del terzo arpeggio, Tenco inizia a cantare. Non lo fa con tristezza, anche se le parole che dice sono tra le più tristi che abbia mai sentito [...] C'è un momento, in questo brano, in cui la voce di Tenco si spezza. Fino allora aveva cantato con quel modo che ha lui di farlo [...] Si poteva pensare che fosse perplesso, assorto, malinconico forse, con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi un po' socchiusi, tirati agli angoli, e invece lì no, la voce gli si spezza, scivola più in fondo, più roca e fa capire quello che veramente è. Non è pensoso, è disperato. (Carlo Lucarelli, Un giorno dopo l'altro)

P.

La morte dell'amata

Come noi solo questo sapeva della morte:
che si precipita nel mondo muto.
Ma quando lei, non strappata per forza,
no, piano allontanata dai suoi occhi,

scivolò via verso ombre ignote, quando
sentì che ora laggiù come una luna
avevano il suo sorriso di ragazza
e tutto il bene che da lei veniva,

gli divennero familiari i morti
come se grazie a lei gli fosse ognuno
consanguineo; lasciò che altri parlassero,

non credette, e chiamò quel luogo buono
e sempre dolce - e le impronte di lei
cercò a tentoni sopra quella terra

(R. M. Rilke)

P.

Ops, I forget

Rimedio duplicando, anzi triplico:

Dictionary of Definitions of Terms Commonly Used in Math. lectures.

The following is a guide to terms which are commonly used but rarely defined. In the search for proper definitions for these terms we found no authoritative, nor even recognized, source. Thus, we followed the advice of mathematicians handed down from time immortal: "Wing It."

  • CLEARLY: I don't want to write down all the "in- between" steps.
  • TRIVIAL: If I have to show you how to do this, you're in the wrong class.
  • OBVIOUSLY: I hope you weren't sleeping when we discussed this earlier, because I refuse to repeat it.
  • RECALL: I shouldn't have to tell you this, but for those of you who erase your memory tapes after every test...
  • WLOG (Without Loss Of Generality): I'm not about to do all the possible cases, so I'll do one and let you figure out the rest.
  • ONE MAY SHOW: One did, his name was Gauss.
  • IT IS WELL KNOWN: See "Mathematische Zeitschrift'', vol XXXVI, 1892.
  • IT CAN EASILY BE SHOWN: Even you, in your finite wisdom, should be able to prove this without me holding your hand.
  • CHECK or CHECK FOR YOURSELF: This is the boring part of the proof, so you can do it on your own time.
  • SKETCH OF A PROOF: I couldn't verify all the details, so I'll break it down into the parts I couldn't prove.
  • HINT: The hardest of several possible ways to do a proof.
  • BRUTE FORCE (AND IGNORANCE): Four special cases, three counting arguments, two long inductions, "and a partridge in a pair tree."
  • SOFT PROOF: One third less filling (of the page) than your regular proof, but it requires two extra years of course work just to understand the terms.
  • ELEGANT PROOF: Requires no previous knowledge of the subject matter and is less than ten lines long.
  • SIMILARLY: At least one line of the proof of this case is the same as before.
  • CANONICAL FORM: 4 out of 5 mathematicians surveyed recommended this as the final form for their students who choose to finish.
  • TFAE (The Following Are Equivalent): If I say this it means that, and if I say that it means the other thing, and if I say the other thing...
  • BY A PREVIOUS THEOREM: I don't remember how it goes (come to think of it I'm not really sure we did this at all), but if I stated it right (or at all), then the rest of this follows.
  • TWO LINE PROOF: I'll leave out everything but the conclusion, you can't question 'em if you can't see 'em.
  • BRIEFLY: I'm running out of time, so I'll just write and talk faster.
  • LET'S TALK THROUGH IT: I don't want to write it on the board lest I make a mistake.
  • PROCEED FORMALLY: Manipulate symbols by the rules without any hint of their true meaning (popular in pure math courses).
  • QUANTIFY: I can't find anything wrong with your proof except that it won't work if x is a moon of Jupiter (Popular in applied math courses).
  • PROOF OMITTED: Trust me, It's true.
Q: What's the contour integral around Western Europe?
A: Zero, because all the Poles are in Eastern Europe!
Addendum: Actually, there ARE some Poles in Western Europe, but they are removable!

L'ho sostituita con una - penso - migliore.

Top ten things that math and sex have in common

10. Explicit discussions of either topic is a faux pas at most cocktail parties.
9. Historically, men have been in control, but there are now efforts to get women more involved.
8. There are many joint results.
7. Both are prominent on college campuses, and are usually practiced indoors.
6. Most people wish they knew more about both subjects.
5. Both involve long and hard problems, and can produce interesting topology and geometry.
4. Both merit undivided attention, but mathematicians are prone to think about one while doing the other.
3. Saint Augustine was hostile to both, and Alan Turing took an unusual approach to both.
2. Both typically begin with a lot of hard work and end with a great but brief reward.
1. Professionals are generally viewed with suspicion, and most do not earn high pay.

P.

martedì 20 novembre 2007

Dream letter (live in London)

Visto che non volete cose tristi, e io sono triste e sbattuto e solo, mi tocca ripescare un vecchio post da sistemare, così sistemo almeno questa, di cosa, dato che l'altra non ho idea di come fare.

Parliamo allora di quello che sto, in questo momento, ascoltando, cogliendo l'occasione per scrivere qualcosa in tono col titolo e l'indirizzo e la dedica del blog, cioè riguardante il grande Tim. Così mi passa il fine serata, e il tempo che (al tempo della prima stesura del post) è dilatato all'infinito dall'attesa di un messaggio che non arriva (non mi ricordo neanche quale, immagino da chi, non importa). Questo disco, intitolato postumamente come una delle canzoni più toccanti di Buckley padre, quella dedicata al figlio Jeff, è la testimonianza di un'incredibile performance tenuta alla Queen Elizabeth Hall il 10 Luglio del 1968, quando Tim aveva appena 21 anni. Ed è una testimonianza importantissima, grazie anche alla qualità della registrazione: la pulizia e la presenza del suono sono incredibili anche per il giorno d'oggi. E' una fortuna che una tale perla di concerto sia stata catturata in una tale perla d'incisione, per consegnarci uno tra i migliori album live di sempre. Ed è stata una fortuna per me aver iniziato ad amare Tim Buckley grazie a questo album. La carica emotiva che riesce a comunicare è incredibile. La padronanza tecnica dello strumento-voce è a dir poco allucinante. Due ore di concerto, nessuna pausa, virtuosismi vocali senza sosta, nessuna, dico nessuna, stecca, neppure minima. E dire che Tim era assistito da una band, diciamo, d'emergenza. Non c'erano i soldi necessari per portare in Europa tutti i membri della band che avrebbe pochi anni dopo suonato in Happy Sad e in Blue Afternoon. Così il bassista e il percussionista erano stati costretti a rimanere in America; il primo venne sostituito egregiamente da Danny Thompson (che riuscì a calarsi perfettamente nella musica nonostante solo pochi giorni di prove con gli altri membri della band), il secondo rimpiazzato da David Friedman e dal suo vibrafono, che riuscì a donare a tutte le canzoni quella cifra interpretativa che poi sarà largamente ripresa negli album successivi, in particolare in Happy Sad. Gli arrangiamenti delle canzoni sono necessariamente modificati, in molti casi migliorati rispetto alla versione studio. Il concerto inizia con la presentazione dell'artista effettuata da un fortunato spettatore, scelto nella prima fila. E termina con un'ovazione, interminabile, che si placa solo quando tutta la band sparisce per l'ultima volta dietro le quinte. E in mezzo tante, tantissime emozioni. Tutte cantate da una voce da angelo. A partire dalla bellissima e straziante versione di Phantasmagoria in two, passando per la delicata The Earth is broken, per i virtuosismi vocali (anche eccessivi) di Who do you love (ma non fini a sé stessi, come quelli, per dire, del figlio Jeff nella nonostante tutto bellissima cover di The way young lovers do), per la tensione di Pleasant street e della title track, con la seconda che si scioglie nell' Happy time che Tim impiega nella composizione; per il falsetto di Hi Lily, Hi lo e per infine terminare con la tranquilla ballata d'amore Once I was. Ma vorrei soffermarmi solo un attimo sul brano che precede la chiusura del disco, cioè sulla rilettura del classico country Wayfarin' stranger. Canzone che classicamente (ad esempio nella versione di Johnny Cash) è un'innocente ballata di tre minuti, simile a tante altre canzoni country. Canzone che nella versione 12corde+voce di Buckley si trasforma invece in un grande racconto epico, ed i brividi corrono forti lungo la schiena quando Tim riprende a cantare che lui è un povero straniero errante, dopo il medley con You got me runnin', tanta è la tensione che riesce a comunicare. E questa tensione si scioglie, per l'ennesima volta, con l'ultimo bis, Once I was, con un Tim che ci lascia chiedendo(ci)

And sometimes I wonder
Just for a while
Will you remember me?

Certo che ti ricordiamo, Tim.

P.


Voglio qualcuno

Bisogna opporre al pessimismo dell'intelligenza l'ottimismo della volontà (A. Gramsci)

E io voglio qualcuno...

In Alaska, where it gets very cold, pi is only 3.00. As you know, everything shrinks in the cold. They call it Eskimo pi.

P.

Sloth sei una schiappa!

Sono 1000 volte meglio io come internet-investigatore (con tutto il tempo che ci passo...)!!! Sapessi cosa ho trovato... =D Tu invece mi sembri ancora molto in alto mare...

"Do you love your math more than me?"
"Of course not, dear - I love you much more."
"Then prove it!"
"OK... Let R be the set of all lovable objects..."

P.

Barzelletta

I wouldn’t want you to want
To be wanted by me
I wouldn’t want you to worry
That You'd be drowned within my sea
I only wanted to be wonderful
And wonderful is true
In truth I only really wanted
To be wanted by you
(The Rat within the grain, Damien Rice)

Per rallegrare il vostro umore dopo essere passati di qui, ho deciso che ogni post finirà con una barzelletta, rigorosamente riguardo la matematica.

Life is complex: it has both real and imaginary components.

Top ten excuses for not doing homework:

  • I accidentally divided by zero and my paper burst into flames.
  • Isaac Newton's birthday.
  • I could only get arbitrarily close to my textbook. I couldn't actually reach it.
  • I have the proof, but there isn't room to write it in this margin.
  • I was watching the World Series and got tied up trying to prove that it converged.
  • I have a solar powered calculator and it was cloudy.
  • I locked the paper in my trunk but a four-dimensional dog got in and ate it.
  • I couldn't figure out whether i am the square of negative one or i is the square root of negative one.
  • I took time out to snack on a doughnut and a cup of coffee.
  • I spent the rest of the night trying to figure which one to dunk.
  • I could have sworn I put the homework inside a Klein bottle, but this morning I couldn't find it.

  • P.

    lunedì 19 novembre 2007

    Diet coke + Mentos/Mi censuro


    Ecco volevo scrivere qualcosa su quanto sto da schifo, quanto mi sento inutile, su

    In my life
    Why do I give valuable time
    To people who don't care if I live or die?
    (tks Morrissey)

    su nessuno mi vuole bene e altre amenità, ma credo mi tratterrò. Perché uno mi dice che non sopporta le persone che si piangono adosso, e un altro che il mio blog sta diventando noioso e scrivo sempre le stesse cose. E non voglio perdere i miei lettori, anche se per fare ciò devo rinunciare alla cosa che mi riesce meglio, anzi, l'unica che mi riesce, lamentarmi. Alla prossima.

    Ah, mi sono dimenticato una cosa. Come è possibile che sia il maggiore ascoltatore di una canzone così bellissima? Misteri della musica.

    Anche qui!

    P.

    domenica 18 novembre 2007

    Pee

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    • Anche i bambini sanno che e^(pi*i)+1=0;

    • la probabilità che due interi scelti a caso siano primi fra loro è di 6/pi^2;

    • per calcoli veloci, si può usare una formula come quella di Machin:
      pi/4=4*arctan(1/5)-arctan(1/239)
      insieme con l'espansione delle serie di Taylor per la funzione arctan(x). Questa formula si può verificare facilmente usando le coordinate polari dei numeri complessi, partendo da:
      (-239+i)*(5+i)^4=-114244-114244i;

    • una formula usata da Ramanujan per calcolare lo sviluppo di pi è
      1/pi=2sqrt(2)/9801 sum_{k=0}^+infty [(-1)^k(6k)!(1103+26390k)]/[(k!)^4(396)^4k] (mah...);

    • la più pressante questione aperta su π riguarda il fatto che sia o meno normale, cioè se la frequenza con cui è presente ogni sequenza di cifre sia la stessa che ci si aspetterebbe se le cifre fossero completamente casuali. Questo deve essere vero in ogni base, non solo in base 10. Non sappiamo molto su questo;

    • Un divertente aneddoto riguardante π secondo il quale uno stato degli USA avrebbe cercato di fissarne per legge il valore al numero 3, ha in effetti radici storiche. Lo stato in questione era l'Indiana, dove nel 1897 il deputato T.I. Record, della contea di Posey, presentò alla Camera dei Deputati un disegno di legge redatto dal matematico e fisico dilettante Edward (o Edwin) J. Goodwin. Nel testo del disegno di legge Goodwin si presentava come il solutore dei problemi della trisezione dell'angolo, della duplicazione del cubo, e della quadratura del cerchio;

    • c'è un intero campo di studi divertenti, ma seri, che riguardano l'uso di tecniche di memorizzazione per ricordare le cifre di π. Esempio: "Tre imperfettibile è degno archetipo di quella serie che svela, volgendo circolare, mirabil relazione". Contando le lettere di ogni parola della frase si individuano le prime 14 cifre decimali di π: 3,14159265358979 (nota di colore: io so a memoria un milione di cifre di pi greco, però non sono consecutive: sono tutti uno. n.d.P.).
    P.

    E se

    fosse giusto comportarsi così? Se davvero lei mi avesse trattato da schifo? Lei, non io. Se avessi tutto il diritto di non parlarle più, dopo tutto quello che mi ha fatto passare? Le cose da dire non dette, nonostante le mie esplicite richieste di essere sincera, le cose non dette forse per paura, ma sempre non dette... Il passarmi davanti e neanche alzare gli occhi, no, camminare dritto come se fossi un perfetto sconosciuto; e ora questa necessità di salutarmi ogni volta che ci si incrocia per sbaglio. Lasciami stare, voglio chiudere con te. Non mi meriti, forse. Non so cosa farmene di una come te, forse. Di una per cui non sono neanche uno dei tanti, no, neanche. Ma è successo qualcosa? No, ci ho solo pensato. Cazzo, e pensarci un paio di mesi fa? No, meglio giocare coi miei sentimenti, e lasciarmi marcire nell'incertezza e nel che-diavolo-faccio-che-in-dipartimento-è una-persona-fuori-un'-altra-e-chi-cavolo-sa-cosa-prova-per-me. Ho capito forse quale è stato il problema. Che io non sono lui (foto), e chissenefrega di tutto il resto, di quanto ci tengo a te, di come ti ho trattato, di che sono una persona forse un po' interessante, forse un po' troppo per te. Non mi fai battere il cuore? Allora aria. Ma no non aria, rimaniamo amici, che semai prima o poi mi servi. Che cavolo vuol dire sto bene quando sto con te? Che vuoi rendermi meno amaro il calice? Certo. Come nei peggiori stereotipi. Rimaniamo amici. Ma anche no. Già. Meglio strappino, meglio passare ore e ore a parlare e scherzare con quelli dell'anno prima del tuo, delle perle, delle cime, delle persone che possono darti qualcosa. Quel qualcosa che non ti ho dato io. Già. Perle ai porci, immodestamente, forse. Che fare? Come comportarsi? Forse dovrei dirglielo che mi comporto così non perché non ho ottenuto quello che volevo (cosa? non lo so neanche io. Un B, un proviamoci, magari succede qualcosa, un messaggio per chiedermi come va, ma non per lavarti la coscienza dopo un mese che non ti parlo?), ma perché non posso fare altrimenti, se no non ce la faccio. Già non ce la faccio più. O forse dovrei dirle che sono profondamente deluso da come si è comportata, che non me ne faccio niente di una persona che mi tratta così, per cui sono solo uno a cui dire sei solo un amico, uno dei tanti, un niente. Che non sono uno zero, che non sono uno zerbino, un bambolotto, e che se qualcuno si è comportato onestamente non ha bisogno di rimarcarlo. Preferivo se mi dicevi non mi piaci. Preferivo non uscire neanche con te. Sembravi così contenta, quando ti ho chiesto di uscire. Poi sempre, sempre in calando. Sono una persona così schifosa da conoscere? Ditemi qualcosa! Perché finché non mi conoscevi sembrava andare tutto bene, poi quando si è parlato è stato un disastro? Sono così poco? Ti faccio schifo? Vi faccio schifo? Cosa avrei dovuto fare? Cos'altro avrei dovuto? Più spititoso, meno parole, più fatti, più superficiale, più normale, più come tutti gli altri? Non troverò mai qualcuno a cui interesso. Faccio solo pena a tutti. Non reggerei un'altra volta un mi aspettavo qualcosa di meglio. Non ce la farei. Che schifo, che schifo, che schifo. La vita e l'amore. Che inganni, che schifo. Potrei fregarmene di quello che pensa di me, tanto tra meno di un anno non vedrò più nessuno di loro. Potrei fregarmene di tutto. Non posso fregarmene. Devo fare qualcosa, devo passarci ancora sei mesi in dipartimento. Cosa? Vi invidio, voi fortunati che siete felici, o che se anche siete infelici almeno sapete il perché. Spete almeno una ragione per cui non è andata, così vi potete dire: è colpa mia, è colpa sua, è colpa di entrambi, è colpa delle circostanze. Io invece sono ancora qui che continuo ad interrogarmi. Ho sonno. Il post è sconclusionato, ma anche io lo sono, ora.

    P.

    venerdì 16 novembre 2007

    Niente baracca

    Stasera sono davvero stanco, appena finisco di scrivere il post me ne vado a letto. Buuuu... Colpa della palestra in cui sono tornato dopo una ventina di giorni di riflessione, credo. Fatica, male, acido lattico, muscoli gonfi da figo. Vabbè, pazienza, tanto dove sarei dovuto andare mi piace sempre meno. Forse non è quello che cerco. Non mi piace ballare, faccio una fatica porca a stabilire contatti con sconosciuti, rischio la patente ogni volta che torno a casa e nel pogo mi distruggo. Almeno c'è gente simpatica e si passa qualche ora diversamente dal solito e non le si pensa, almeno. Quindi stasera son costretto a pensarle... No, adesso vado a letto. Non voglio. Poi prima mi sono consolato con metà della barretta che vedete qui a fianco. Ora mi sto consolando ascoltando il Requiem di Mozart. Un giorno ne dovrò parlare. Ah, Mozart. Ore 22.42, vado a lavarmi i denti, poi a letto. Nacht!

    P.

    giovedì 15 novembre 2007

    Pink

    Giusto per continuare nella scia di post tragico-demenziali. Oggi ho fatto una cosa di cui ogni essere umano di sesso maschile dovrebbe vergognarsi. Una cosa infame. Abominevole. Un'incredibile mancanza di sensibilità e tatto verso una categoria debole. Un atto di indicibile inciviltà verso queste persone dotate di meno capacità di noi. Ho parcheggiato in un parcheggio rosa, vicino il palasport di Parma. Che vergogna. Ma era così largo, così comodo! Era così largo che all'inizio mi sono sbagliato, cercando di parcheggiare ad S invece che ad L! Poi mi sono accorto dell'errore, e sono riuscito a parcheggiare agevolmente con gli occhi bendati e le mani legate dietro la schiena, muovendo il volante con le ginocchia dopo aver tagliato il filo del servosterzo. A parte questo, giornata difficile. Soprattutto il viaggio di ritorno a casa dopo l'università, accompagnato dagli Smiths. Ho in mente un paio di belle frasi, non le spreco per un post come questo, magari quando sono più ispirato scrivo qualcosa di bello.

    P.

    mercoledì 14 novembre 2007

    Sono un idiota

    Sempre per la serie volemose bene. No è che mi sono accorto che la soluzione era sotto i miei occhi da subito. Che idiota a non accorgermente. Era così chiaro. Così lampante. Era lì, lì. Solo che non me ne sono mai accorto. Ma oggi, guardando un gattone grigio dalla finestra del primo piano del padiglione Cattani dell'ospedale maggiore di Pavma, aspettando il mio turno per la prova sotto sforzo (che ha decretato la mia idoneità alla pratica agonistica, eccezion fatta per quella effettuata in provincia di Pavma con più di tre matematici in palestra, sorry), ho avuto l'illuminazione. Era lì. Da tanto, troppo tempo. E io continuavo a passarci sopra gli occhi, come si fa con una rete dietro cui c'è un paesaggio bellissimo. Ma finalmente sono riuscito a metterla a fuoco. E ho capito tutto. Era così semplice, così lineare. Come ho fatto a non pensarci prima? Il Piano B, giusto... Accidenti a me... Comunque ho scoperto che macelata non dovrebbe esistere, e la parola giusta dovrebbe essere malcelata. Ho provveduto a correggere i post incriminati. Sto ascoltando Sofronitsky. Che pianista immenso. Concludo con una citazione classica:

    Non si desidera ciò che è facile ottenere (Ovidio)

    che a qualcuno può servire, o almeno nella sua negazione, o meglio, contronominale doppia. Ah, è un'ora che sto divertendomi un mondo cercando persone che conosco su myspace, è troppo divertente vedere 10, 20, 30 persone che conosci che si descrivono (ma qualcuno di loro avrà trovato il mio blog, oltre voi?), poi magari da uno arrivi ad altri...

    P.

    Post post-partita

    ...Grassi 13, Baroni (L) 1, Abruzzo, Alboreto 8, ...

    Ebbene sì, stasera ho fatto il primo punto della mia carriera da libero. WOW! Però abbiamo perso, 3-1. Niente da dire, stasera erano più forti loro. Quello che abbiamo vinto, l'abbiamo giocato veramente bene. Me compreso. E mi sono, per la prima volta, divertito a fare il libero. Poi c'era il fondo della palestra piuttosto scivoloso, e a tuffarsi si facevano planate incredibili, troppo divertente, fa anche una certa scena col pubblico (poco numeroso, ma meglio di niente). Ok. Prima della partita per arrivare alla palestra ho fatto per la prima volta i tre ponti di Calatrava in macchina. Belli, belli. Magari vi ci porto a fare un giro. Poi prima della partita ci siamo trovati a prendere un caffé. Cioè, io un caffé. Gli altri una grappa liscia. Poi siamo andati, dopo la partita, in una birreria vicino la Divina. Cavoli, che cameriera anche lì. Mille volte meglio di quella della Divina. Che abbia trovato un altro posto dove passare la maggior parte delle mie serate? Nah, è troppo way grande. Però è veramente carina. Altro che quella della Divina. Però sono due tipe diverse, una mora, l'altra bionda. Domani lezione prestissimo, sarò un cadavere mi sa. Bah, lo stesso. Mi prenderò due caffé in vece di uno. Mi chiedevo: ma in italiano esiste "macelato"? Tipo si può dire "con macelata soddisfazione"? Suggerimenti? Tipo leggere un vocabolario? Ma non ne ho voglia... Asdasdasd ho sonno. Domani scoppio, devo anche fare la prova sotto sforzo... Sarò l'ultimo stanotte a visitare il blog? Ci provo. Certo che battere le cinque passate di una certa persona... Io credo di non essere mai stato sveglio tra le quattro e mezza e le sei. Ah, chi è il web-surfer targato Tiscali ADSL che passa spesso di qui? Ultimamente anche più spesso del solito... E quello Fastweb? Magari sono persone che conosco, magari no. Però apprezzerei se mi faceste un segno, tipo anche solo "sono xXx, ogni tanto leggo il tuo blog perché scrivi bene e mi piacciono le cose tristi" or something like that...

    P.

    martedì 13 novembre 2007

    Compilation anni '60

    Uno che gioca con me mi aveva chiesto se gli facevo un CD. Mi aveva detto che gli piacevano i VU, così ho pensato di fargli un CD solo anni '60, i migliori 10 anni della musica moderna. Quello che è saltato fuori è stato questo:
    1. Bob Dylan - Like a rolling stone;
    2. Bob Dylan - All along the watchtower;
    3. Bob Dylan - Hard rain' a-gonna fall;
    4. Leonard Cohen - Famous blue raincoat;
    5. Leonard Cohen - Suzanne;
    6. Nick Drake - Time has told me;
    7. Nick Drake - One of these things first;
    8. Neil Young - Till the morning comes;
    9. Neil Young - After the gold rush;
    10. Neil Young - Heart of gold;
    11. Van Morrison - Brown eyed girl;
    12. Van Morrison - The way young lovers do;
    13. Tim Buckley - Phantasmagoria in two;
    14. Tim Buckley - Gipsy woman;
    15. VU & Nico - Venus in furs;
    16. VU & Nico - Heroin.
    E' una raccolta bellissima di bellissime canzoni, e neanche troppo difficili da ascoltare (non ci ho messo Lorca, di Tim!). Cosa mi ha detto stasera? Che gli ho fatto un CD che fa schifo e ha skippato tutte le canzoni tranne l'ultima. Scherzando ovviamente. E io gli ho detto che di musica capisce meno che di donne (sottintendendo che di musica me ne capisco ben più che di donne). Ha detto che l'ha messo su venerdì sera e gli sono cadute le palle. Troppo deprimente. A me non pare, boh, sarà che ci sono abituato. Poi ho pensato che al 90% dei miei amici avrebbe fatto ugualmente schifo. Bof. Ah stasera ho riletto per diletto quella cosa che vi dicevo prima, e devo dire che ne sono davvero orgoglioso. E' veramente una cosa molto bella. Se avessi le palle gliela farei leggere, anche se di cose patetiche ne ho già fatte a iosa. Boh, magari le regalo l'indirizzo del blog alternativo come regalo per la mia laurea.

    P.

    lunedì 12 novembre 2007

    Way sooo easy

    Un po' Warholiano il post precedente, se me lo si permette.

    Ma davvero scrivo bene? Ieri ho letto una cosa che avevo scritto un paio di mesi fa (non su questo blog) e devo dire che era piuttosto bella. Ma forse lo è solo per quello che significa per me, e per il momento in cui l'ho scritta. Però quando so di cosa parlare mi piace scrivere. E' più difficile quando non ho niente da dire, e cerco lo stesso di dire qualcosa. Credo si noti, per lo meno per il fluire del discorso. Ve ne accorgete, no? Se non si va in Usa, mi piacerebbe Parigi. Sabato ho visto quel film del topo chef, molto bellino, è ambientato nella Ville Lumière. E avrei molti meno problemi di lingua. Per esempio so la differenza tra embrasser e baiser, così da non incappare in spiacevoli inconvenienti. Per esempio, tutto ciò che so in quel campo in inglese, non credo sia utilizzabile effettivamente. Qualcuno l'avrà capita. Ok, me la potevo risparmiare. Ma si parla di sogni. Oggi si diceva del fatto che ci sono le donne che non vogliono che si vada negli Usa, e si diceva che sono fortunato a non avere questi impedimenti. Mi ricorda della volta che si parlava con un ex-singol dei vantaggi a essere singol. E non erano del tipo che fai quello che vuoi. Erano del tipo non devi preoccuparti di malattie veneree, aidz, sifilide e cose di questo tipo. Tristerrimo. Se ci penso ora. Allora era divertente. Intanto, per chi lo conosce, quello della camicia (che non ho più usato! Tristerrimo anche ciò), dopo aver resistito la bellezza di tre mesi e mezzo, ha seguito il consiglio di Damien Rice trovandosi somebody new per smettere di pensare all'ex. Per lui è così facile. Gliel'hanno presentata, sono usciti 4 volte in due settimane, mi sembrava soddisfatto e soprattutto abbastanza felice. Per me non è così facile. Sarà che sono particolare o esigente, ma la maggior parte delle persone non mi dice niente. Basta una parola fuori posto per cassare le persone. Ovviamente quelle che non conosco, inteso. Il concetto però è che forse dovrei accontentarmi di poco, di quello che passa il convento. O forse dovrei continuare ad essere coerente. Però vorrei smettere di stare così male, davvero. Basta, non so quanto reggo ancora. Forse le dovrei parlare. Molto forse, no. Non voglio che pensi male di me. Magari sentiamo che aria tira, domani.

    P.

    domenica 11 novembre 2007

    Here were you wish

    Wish you were here.
    The same old fears.
    What have we found?
    Running over the same old ground.
    Year after year,
    Swimming in a fish bowl,
    We're just two lost souls
    How I wish, how I wish you were here.

    For a lead role in a cage?
    A walk on part in the war,
    Did you exchange
    Cold comfort for change?
    Hot air for a cool breeze?
    Hot ashes for trees?
    Your heroes for ghosts?
    Did they get you to trade

    Do you think you can tell?
    A smile from a veil?
    From a cold steel rail?
    Can you tell a green field
    Blue skies from pain.
    Heaven from Hell,
    So, so you think you can tell
    (Floyd Pink)

    P.

    Everybody has been burned

    Everybody has been burned before
    Everybody knows the pain
    Anyone in this place can tell you to your face
    Why you shouldn't try to love someone

    Everybody knows it never works
    Everybody knows and me
    I know that door that shuts just before
    You get to the dream you see

    I know it all too well how to turn, how to run
    How to hide behind a bitter wall of blue
    But you die inside if you chose to hide
    So I guess instead I'll love you
    (Birds)

    P.

    sabato 10 novembre 2007

    Etilometro

    Ieri sera i Radiohead hanno fatto un webcast, cioè un po' di cazzate registrate e diffuse via web in diretta. E mentre io facevo i conti con un pullotto che pensava di essere ancora in caserma e il suo inutile etilometro, dato che avevo bevuto solo un succo di frutta, loro trasmettevano, tra le altre, questa canzone veramente bella, Ceremony, cover dei New Order/Joy Division (troooppe virgole!).



    Ieri mi sono messo a guardare sul Tubo il film End of Evangelion. Cavolo, ci somiglio proprio a Shinji. Certe volte mi sembrava di essere io a dire certe frasi (ma non in giapponese), e.g.:

    [...] It's just two depressed grown-ups licking each other wounds! It's nice to feel needed, even if it's just physically. It makes me feel wanted, and so it makes me feel happy. It's just an easy way to convince yourself that you're worth something. [...] The me that exists when two hearts are joined as one. The me that Shinji has never konwn. Reality can be painful, but it's something you must learn to accept.

    Non sembra di sentire parlare me (cfr. questo post)? Stanotte ho fatto un sogno piuttosto strano. Qualcuno (chiamiamolo X) mi aveva presentato un certo numero di persone, tra cui una che mi aveva colpito particolarmente. Visto che mi aveva colpito, chiedevo a questo X di darmi il suo numero di telefono. Lui me lo leggeva, ma era un numero alfanumerico, tipo una mail. Mi ricordo che mi diceva (prefisso) (tipo 347) e poi maremma maiala e poi altri numeri. Ricordo anche che nel sogno, giustamente, lei aveva uno spiccato accento toscano. E io coerentemente mi chiedevo: visto che sono solo poche cifre come fa a starci tutto? E guardavo sul cellulare di X in cui giustamente era abbreviato come mma. E poi sentivo lei che diceva a X dai, non fare come le altre volte, dagli il mio numero di telefono, ci tengo. Any psyc on-line who can explain that?

    P.

    venerdì 9 novembre 2007

    Fuck off

    Ti invidio, stronzo.

    P.

    Tempo di passare a Linux?


    P.

    giovedì 8 novembre 2007

    Gattopo

    Fotomontaggio? Favola? Parabola biblica? No, semplicemente scienza.


    Due ricercatori giapponesi hanno creato in laboratorio un topo che non ha paura dei gatti. E lo hanno chiamato Delta D. Questo grazie a una modifica genetica che, spiega la rivista Nature, ha "spento" i recettori del cervello che registrano l'odore dei felini e quindi generano nei roditori la paura. "Non era impaurito dal suo odore, e si avvicinava senza alcun timore", ha scritto Ko Kobayakava, uno dei due ricercatori, che per evitare un'orrenda fine ai suoi topi geneticamente modificati, ha usato gatti "particolarmente mansueti e paurosi". (la Repubblica)

    Oh una cosa. Non so se scrivere o no una cosa che diversi di voi già sanno... E' che ho paura che ci sia uno di questi


    O forse mi sono sbagliato io. Ma non mi sembra, non penso. Ci sto attento di solito. Vabbé che non ho detto di non dirlo, ma era implicito. Ovviamente non voglio neanche pensare all'altra opzione. Nou. Niente. Se no si chiudono baracca e burattini. Mi sa che lunedì dovrò fare qualcosa tra chiedere e chiarire. Stasera mi sa che vado a salvare la patria, giochiamo e mi sa che torno banda, non più libero. Big-match sentitissimo con la spaghetteria. Vediamo di vincere, io darò il mio contributo. O come sempre, almeno ci provo.

    P.

    mercoledì 7 novembre 2007

    Forza Inter

    Che gol Ibra, che gol... Buono, abbiamo vinto. Sto un po' meglio, anzi, ve lo dico domattina, vediamo come mi alzo. Continuo ad arrabbiarmi quando la gente mi parla di lei e come dovrei fare, ci tengo troppo, e nessuno mi capisce. E non voglio che mi pensi come uno che non gliene frega niente (scusate l'italiano), però devo fare così. Ma in fondo che me ne frega di quello che pensa di me? Me ne frega, me ne frega, ancora... Sto sbroccando.

    P.

    martedì 6 novembre 2007

    E visto che

    oggi mi sono state dette diverse cattiverie, non so quanto gratuite, in virtù del diritto alla risposta e del chi-non-vuole-leggere-non-legga-e-basta, io dichiaro che:
    1. cosa più importante, sono riuscito a bloccare i biglietti per la Hahn. E guarda caso in seconda fila. E poco importa che ascoltare un'orchestra sinfonica in seconda fila ti rende sordo per un mese;
    2. io al Fuori ci continuo ad andare, e chissene se poi quando finisce lo slancio sto anche peggio; penso che cercare di fare le cose che fanno le persone normali aiuti a cercare di essere e reagire da persona normale. E poi se gli altri rimedi sono quelli che penso, piuttosto passo tutte le sere in Riviera;
    3. io sul blog ci piagnucolo quanto mi pare, così come vado a piangere dalla mamma quanto mi pare;
    4. chi non commenta non faccia la volpe con l'uva solo perché non ha voglia/non gli interessa/qualsiasi altra ragione (di) commantare;
    5. io sul blog ci scrivo quello che mi pare, e se a qualcuno non va bene, che non passi più di qui, così ritorno alla funzione originaria di diario privato (così come l'altro blog) e non devo più preoccuparmi che quello che scrivo possa ferire qualcuno;
    6. se io ci voglio provare con qualcuna, cio provo. Se non ci provo ho i miei buoni motivi per non farlo. Volete sapere oltre? Sono cazzi miei;
    7. mi sono lievemente rotto le palle di persone che mi prendono per il culo o dicono cattiverie; il gioco è divertente (per me, almeno, ma penso anche per gli altri) finché dura poco. Poi stufa per davvero (soprattutto me, ma anche gli altri); fra poco inizio a rispondere per le rime, e, non per tirarmela, quando ho le palle girate sono piuttosto acido e tagliente;
    8. ogni commento a questo post, checché dica, sara cassato non appena mi connetto.
    P.

    lunedì 5 novembre 2007

    Intanto

    la G. è stata l'unica, ever and ever, che mi ha detto (meglio, che mi ha fatto dire) che sono carino. E poi è anche stata l'unica a chiedere a quello che me l'aveva detto se me l'aveva detto, che mi considerava carino. E poi è stata l'unica che abbia mai insistito per passare una sera con me, anche se eravamo in quattro, ed è stata anche l'unica che abbia mai voluto conoscermi. E poi è stata l'unica con cui mi sono comportato davvero da figo, che dovevano farmi l'antidoping quella sera, chissà di cosa mi ero fatto quella sera per essere così brillante, che avevo fatto colpo (ipse dixit) e di cosa mi ero fatto per non fare quella cosa (ma perché non le hai chiesto il numero, sempre ipse dixit). E poi che quella sera era, e forse resta, la migliore serata ever and ever. E che poi ha un sorriso che mi ricorda un po' il quindicesimo angelo, o forse viceversa. E voi siete solo invidiosi, e io sono solo orgoglioso che almeno a una non faccio schifo. E intanto con l'altra continuo a comportarmi da schifo...

    P.

    domenica 4 novembre 2007

    No love (Naomi Klein docet)

    Attenzione: se siete innamorati (e sapete benissimo a chi mi sto riferendo), NON leggete questo post. Questo è il primo e ultimo avvertimento. Ok, se volete, leggete, ma non dite che non vi avevo avvisati.

    L'amore è la più grande fregatura della storia, la più grande che la natura ci ha affibbiato. A che prezzo dobbiamo pagare pochi istanti di felicità con la persona che le schifezze ormonali in circolo a 1000 all'ora nel nostro corpo ci hanno convinto essere la persona più importante del mondo, quella per cui sacrificarci, per cui dare la vita, e altre stronzate alla baci Perugina? Al prezzo di mesi di schifo costante quando, come è naturale, finisce? Al prezzo di vederci e considerarci vermi, una volta che lei/lui ne ha trovato uno/a che è meglio di noi? Maledette endorfine, maledetti ormoni che regolano tutti quegli schifosi meccanismi che ho così ben testato ultimamente. Tanto lo sappiamo tutti. Dal punto di vista evolutivo è un cavallo perdente. Dal punto di vista evolutivo vince il più forte, quello che combattendo riesce a superare gli altri e così facendo a fecondare più femmine, e diffondere il proprio patrimonio genetico. E a che cavolo servono il rispetto, le carezze, i fiori, i baci Perugina sotto la luna piena, insieme a un logaritmo (cit.)? A stare più male quando finisce. Il segreto è fregarsene, e divertirsi. E non c'è bisogno che spieghi quello che intendo. Tanto l'amore è stato scientificamente esaminato. Si sa tutto, o quasi (ok, vi lascio una frase da contestare nel post, se no non vi divertite) :

    Ci sarebbero, secondo alcuni, tre fasi principali nell'amore fra esseri umani: infatuazione, attrazione e attaccamento, composte da vari elementi (passione, affetto, attaccamento, fedeltà, ecc.)Generalmente, l'amore comincia nella fase dell'"infatuazione", forte nella passione ma debole negli altri elementi. Il primo sprone di questa fase sarebbe l'istinto sessuale. L'aspetto fisico, e altri fattori, giocherebbero infatti un ruolo decisivo nel selezionare possibili compagni o compagne. Tuttavia, il procedimento psicofisiologico tramite cui l'uomo si innamora rimane tuttora un mistero per la scienza. Con il passare del tempo gli altri elementi (affetto, attaccamento) possono crescere e la passione può diminuire d'importanza, mantenendo però quell'equilibrio alla base della relazione. Quello che inizia con l'infatuazione può svilupparsi in uno dei tipi d'amore più pieni. Nella fase dell'"attrazione", la persona si concentra su un singolo compagno e la fedeltà assume importanza. Sebbene gli esseri umani non siano generalmente sessualmente monogami, sono di solito emozionalmente monogami: possono amare (romanticamente) una sola persona alla volta. Quando una persona condivide con un'altra un amore per un lungo periodo di tempo, sviluppa un "attaccamento" sempre più forte verso l'altro individuo. In accordo con le recenti teorie scientifiche sull'amore, questa transizione dall'attrazione all'attaccamento avverrebbe in circa 30 mesi: il tempo di portare a termine una gravidanza e di curare la prima infanzia del bambino. Dopo questo periodo la passione diminuirebbe, cambiando l'amore da romantico a un semplice piacere nello stare insieme. Quest'ultima fase durerebbe dai 10 ai 15 anni: finché la prole ha raggiunto l'adolescenza o più tardi (con variazioni considerevoli da cultura a cultura). Di solito una relazione che si basa su più fattori (affetto, attaccamento, stima, attrazione sessuale) ha più possibilità di riuscita di una basata sulla sola attrazione sessuale. Questo "determinismo dell'amore", funzionale unicamente alla cura del bambino, è stato criticato da più parti, in particolare dai sostenitori dell'intelligenza emotiva. (Wikipedia)

    Che fregatura storica, e anche evoluzionistica. Ci sembra di essere in paradiso, ma è un paradiso artificiale. Le endorfine sono tali e quali l'LDS, o qualche altra porcheria. Solo che sono dannatamente più a buon mercato. E poi: perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci ami? Per allontanare la paura di essere nessuno, perché noi siamo nessuno. Siamo uno su sei miliardi, un granello di polvere su quel granello di polvere che è la terra. Ma se c'è qualcuno che ci ama, non siamo più soli. Siamo importanti per qualcuno, siamo qualcuno per quel qualcuno. Sono siamo più, oggettivamente, uno su sei miliardi, ma, soggettivamente, l'Uno tra sei miliardi, per lei. Cioè, usando una frase a me cara, non siamo più unici come qualunque altro (You're unique, just like everyone else), ma siamo solo unici, per lei. L'essere amato cancella la seconda parte della frase, perché lei ama solo te, nessun altro lei ama. E poco importa se ciò vale solo per due, tre mesi, fino a quando non amerà qualcun altro e a voi rimarrà solo un sollievo di lacrime, a invadere gli occhi. Che schifo, che schifo. E poi noi idealizziamo, ti amerò per sempre, sarò per sempre tua, e basta se no la Perugina mi chiede i diritti. E san Valentino, come se ci fosse bisogno di un giorno per dire a una persona che la ami. Provabilmente non c'è bisogno di un giorno, è che basta e avanza un giorno. Sono disilluso. Sono ferito. Sto male. Ho bisogno di quell'LSD a buon mercato. Perché è così dannatamente indispensabile? E' tutto un imbroglio, tutto un imbroglio...

    P.

    Notizia terribile

    Cari amici, vorrei condividere con voi la notizia terribile che ha funestato la mia serata. La cameriera della Divna: non lavora più alla Divina! Nouuuuuuuuuuuuuuuuuuuu! E non lavora in nessun altro pub, neanche! Mi hanno detto che si deve laureare! Cioè, non che mi interessi molto. Non mi interessava da un po', troppo sportiva per me, troppo vacca, probabilmente anche troppo - mi si passi il termine, sorry - figa. Era per voi. Come posso ora portarvi alla Divina e farvela vedere, e permettervi di farmi fare figure immonde? Mi spiace, ragazzi... Lo so che ve l'avevo promesso, ma il destino a volte è crudele con chi ama. Però. C'è un però. Potrei farvela vedere lo stesso. Come, vi chiederete? Beh, ho saputo da fonti sicure che sta progettando un calendario con un paio di sue amiche. Del quale mi sono premurato di pre-ordinare un centinaio di copie =D. Ah, anche stasera mi ha salutato una persona che non conosco. Ma non ne sono felice. Primo perché è un uomo, secondo perché il mio amico che ha salutato con me, e che lo conosce, mi ha detto che è ghei... Mmmmh, appena finisce questo sondaggio, ne metto uno per chiedervi se devo passare all'altra sponda, visto i ripetuti (...) e terribili insuccessi (o per meglio dire: gli assenti successi) su questa, di sponda. Ok, allora inizio la tiritera, visto che mi sono tirato la volata. Ci ho pensato tutto oggi. Le ho pensato tutto oggi. Non ne posso più di pensarle, non so più cosa fare. Solo verso sera ci ho mollato un po'. Credo di avere installato nel cervello Windoz, e c'è un programma in ciclo infinito che impalla tutta la cpu e la ram. Come si fa a installare il pinguino? Ditemelo, vi prego... Non ne posso più. Basta. Basta. Basta pensare ai discorsi che potrei farle, se posso avere una qualche possibilità ancora, perché è andata così, se sarebbe andata diversamente se avessi fatto quello che andava fatto, se, ma, perché, perché, perché, come, come, come, basta. Ecco sono delusissimo e tristissimo, e arrabbiato anche, quindi ora faccio un altro post. L'avviso lo metto in quello, tanto lo leggerete prima di questo sicuramente.

    P.

    Stasera concerto

    Vado a vedere i bambini dell'Icarus Junior (raccomandati...), un'oretta che non fa male a nessuno se non alla mia tosse, che continua imperterrita a tormentarmi. Però ho capito come funziona. Cioè deve essere una cosa del tipo che venerdì sera mi sta per passare e sabato mattina mi è passata del tutto. Se non fosse che ultimamente il venerdì sera mi faccio sempre un chilometro a piedi con un freddo cane e senza giacca, per risparmiare sul guardaroba. Quindi la tapina riprende forza, e va avanti fino alla settimana successiva. A questo punto penso che avrò la tosse fino a aprile-maggio, quando ci saranno un po' più di 10 gradi a mezzanotte. Dicevo. Stasera concerto, un'ora e via, spero di non incontrare di nuovo la tipa che saluta e io che non ho la minima idea di chi sia. Ma zero proprio. Bof.

    P.

    sabato 3 novembre 2007

    Se v'interessa

    Mi è stato chiesto di mettere per iscritto una tesina che avevo preparato per un esame in conservatorio. Dopo un anno abbondante di lacrime e sangue, di tanti rinvii e poca voglia, di scuse anche a volte buone (vi sfido io a lavorare con due .bmp di 90 MB l'uno con 256 MB di R.A.M., senza dimenticare l'immancabile itunz...). Qui riporto l'introduzione storica, la parte di analisi lasciamo perdere, che non ho voglia di inserire tutte le immagini, e poi è abbastanza tecnica. Riguarda la musica, anzi, l'arte dell'inizio del secolo scorso. Secondo me può interessare, perché a parte molti sentito dire, non ne si sa molto, e questo quadro molto generale a qualcuno può garbare. Se poi non interessa a nessuno, pazienza. Almeno vi faccio vedere quanto sono bravino a scrivere =D.

    Il titolo originale dovrebbe essere "Un esempio di forma Sonata nella musica seriale", però non parlo una riga di ciò in questa parte del saggio. Quindi ora mi invento un titolo alternativo.

    Una forma alternativa a quella di Parmigiano Reggiano.

    Nella prima parte dello scorso secolo si è assistito ad un generale e terminale disfacimento di quel complesso di regole che aveva fino ad allora formato le linee guida in ogni campo dell'arte. Se per il contenuto ed il linguaggio questo è evidente, lo è altrettanto per quello che è il cardine fondamentale di ogni espressione artistica, il concetto di forma.

    Da sempre la forma ha rispecchiato gli sviluppi dell'opera d'arte: nella musica in particolare, non è quasi mai stato il contenuto a determinare il valore artistico (e quindi storico) di una composizione, bensì il suo contributo all'evoluzione della forma. Nei primi anni del Novecento si è assistito parallelamente ad un'esplosione e ad un'implosione della forma: si pensi ad esempio ai distici di Ungaretti o ai brevissimi "Sechs kleine Klavierstücke'' op. 19 del 1911 di Aronld Schoenberg, segni rivelatori della crisi che stava investendo il Vecchio Continente. La grande tragedia della Prima Guerra Mondiale, trauma collettivo della società europea, avrebbe poi segnato una violenta frattura, portando il desiderio di un ritorno ad un certo corpus di regole. Forse la più famosa testimonianza di ciò è il "Richiamo all'ordine'' (1926) di Jean Cocteau, in cui compare, assieme alla necessità di fondare nuove regole per l'arte, anche il bisogno del recupero di una piena consapevolezza storica: Cocteau vede in particolare nei modelli classici il veicolo più adatto a compiere questo passo.

    Quella di Cocteau non è tuttavia una voce isolata, bensì l'espressione di un bisogno più ampio che trova eco anche in altri paesi. Nel campo musicale si possono individuare due linee guida nella risposta a questo richiamo: la dodecafonia, risposta dell'area Tedesca, e la politonalità (o tonalità allargata) dell'area Latina (anche se non mancano le dovute eccezioni, una per tutte Hindemith). È Schoenberg che si erge per primo a portavoce della risposta musicale germanica: rifonda le regole del linguaggio musicale ideando la dodecafonia come principio alternativo alla tonalità, ma parallelamente recupera tutte le forme della tradizione, in una specie di summa dell'arte musicale tedesca. Tuttavia non è corretto dire che Schoenberg inventa ex novo il proprio linguaggio: da questo punto di vista infatti la strada era già stata segnata dall'esasperazione del cromatismo e l'uso intensivo della dissonanza, che avevano ormai fatto sì che ogni nota estranea alla tonalità costituisse di fatto una possibilità di tensione melodica (e anche armonica) in senso espressivo, come è evidente ad esempio nell'op.9 dello stesso Schoenberg, o nella Sonata op.1 di Alban Berg. Il passo più logico a questo punto era che la risoluzione della tensione venisse "rimandata all'infinito'', fino al punto di non ritorno della "sospensione tonale'' e conseguentemente all'implosione della forma.

    E qui si inserisce la serialità, dall'esigenza di formalizzazione di alcuni procedimenti impliciti a livello compositivo: l'obbligo di non ripetere nessuna nota della serie prima di aver sentito tutte le altre è proprio l'applicazione sistematica del principio di "risoluzione all'infinito'', in quanto impedisce una qualsivoglia polarizzazione di tipo tonale verso uno dei gradi. Ciò porta alla ricerca di una diversa logica organizzativa della composizione, una logica di modello fiammingo, che possa rispondere ad una struttura linguistica radicalmente mutata rispetto alla tradizione classico-romantica. Nondimeno l'appartenenza di Schoenberg alla civiltà musicale austro-tedesca detta al compositore una soluzione di sintesi, nella quale sia possibile, e anzi inevitabile, date le premesse culturali dalle quali era nata la svolta, il recupero della grande tradizione del suo Paese (ricordiamo che Schoenberg parlava di Brahms come il progressista, data la sua spiccata tendenza a rinvenire nelle forme del passato i germi della musica del presente). Nonostante ciò, così come altre innovazioni musicali (ad esempio possiamo citare la corrente espressionista a cui fa capo Kurt Weill), la dodecafonia dovette affrontare un forte ostracismo durante il periodo nazista (venne bollata Entartete Musik, musica degenerata).
    C'è una chiara condensazione delle forme classiche tedesche nelle opere dodecafoniche di Schoenberg, perlomeno negli ultimi anni della seconda decade del secolo scorso e nei primi di quella successiva: dopo l'op.24, una serenata per basso e sette strumenti, il cui ultimo tempo è la prima composizione dodecafonica, troviamo l'op.25 per pianoforte, in forma di suite, l'op.27, un quintetto in forma sonata, le Variazioni per orchestra op.31 ed infine l'op.33a per pianoforte, vero e proprio primo tempo di sonata, su cui ora focalizzeremo la nostra attenzione. Ecc...

    (Nella prima foto, Schoenberg. Nella secoda un dipinto di un suo certo amico, Kandinkij, che guarda caso diceva

    la composizione pittorica è formata dal colore, che nonostante nella nostra mente sia senza limiti, nella realtà assume anche una forma. Colore e forma non possono esistere separatamente nella composizione.)

    P.