sabato 30 giugno 2007

Specchi

Perché sono ridotto a questo punto, a invidiare persone con cui l'unica cosa che dovrei spartire è una buona dose di invidia, sì, ma da parte loro? Ho bisogno di qualcuno che mi tiri su anche con una buona dose di calci, se necessari. Chi si offre? C'è una persona a me molto cara che continua a cercare di convincermi che a questo mondo c'è una gustizia, che prima o poi le cose si pagano, che vale la pena essere una persona onesta coerente corretta&retta e trattare bene chiunque anche chi non se lo merita. Io non ci credo neanche un po'. Non esiste la giustizia, un'altra assolutizzazione usa a renderci la vita un po' meno nera. Chi gliene frega se sono ipersensibile? A cosa serve, se non per stare male a livello 100 per cose che meritano un livello 3 o 4 massimo? Sarebbe troppo facile se a una buona azione corrispondesse un ritorno, così come afferma chi crede. E infatti su cosa si basa il credere, se non sulla paura della morte e sullo scacciarla attraverso assolutizzazioni (amore assoluto...) e regole di morale "umana", corretta, giusta secondo i nostri parametri? Siamo tutti fragili, ma è troppo cercare una soluzione così. Sono buono=otterrò la beatitudine eterna. Facile, lineare, corretto. Ma la vita non è facile, lineare, men che meno corretta. E' un casino, è tortuosa, ha le sue cazzo di strade contorte, ma soprattutto è tremendamente ingiusta. Se sei buono, 100 su 100 che lo prendi nel culo. Smentitemi, coraggio. Forza. Aspetto argomentazioni. E infatti cosa hanno commentato quando ho detto "l'ho sempre trattata come una regina"? Bravo, la prossima volta ti scanti, hai imparato la lezione. Ecco, l'ho forse imparato a essere stronzo, cinico? No. Non ce la faccio. Come faccio poi a guardarmi allo specchio, se so che ho fatto stare male una persona? O meglio spaccarli tutti gli specchi, e chissene della sfiga? Meglio non potersi guardare più in faccia, ma uscire con qualcuno, che magari ti ama alla follia? No. Io sono coerente, e ho una dignità. Tutto il resto è vanità, per chiudere il cerchio, o meglio, il nastro di Moebius (mmmh questa è davvero fine, complimenti a chi la capisce).

P.

Where's the nearest rainstorm?

Ma tanto che cavolo me ne faccio...


Perché non mi hai dato una possibilità? :'''''''-(

P.

venerdì 29 giugno 2007

Ecco il vero post

Un altro venerdì sera solo come un cane. Già, tutti giustamente intenti a divertirsi e a godersi la vita. Le cose cambiano, ma solo per gli altri. Per me non cambia mai niente, e c'è questo verso sempre della stessa canzone che sta diventando un'ossessione, mi insegue, è sempre lì a ricordarmi come vanno le cose:

'Cause tonight is just like any other night, that's why you're on your own tonight

Cazzo che schifo... Meglio se vado a letto, record mondiale, venerdì sera a letto prima delle dieci, giusto per testimoniare, come se ce ne fosse bisogno, quanto sono sfigato. Neanche Euterpe riesce ad aiutarmi stasera, niente, vado a dormire, meglio, domani è un altro giorno, speriamo migliore di oggi, ma in questa situazione mi accontento del maggioreuguale, basta che non sia minore. Però non vado a letto prima di aver dedicato un sincero vaffa a tutto il mondo, a tutti lo schifo che lo popola, a quel parassita del pianeta che risponde al nome di uomo. Me compreso.

P.

All I need

Questa la metto in un post staccato, che non voglio mischiare le cose. Stasera, sotto sera, ho letto questo testo di una delle nuove canzoni dei Radiohead. E' bello, molto bello; non è ancora definitivo, ogni volta lo cambiano, questa è dell'ultima volta che l'hanno performata.

I'm the next act
Waiting in the wings
I'm an animal
Trapped in your hot car
I'm all the days
That you choose to ignore

You are all I need
You are all I need
I'm in the middle of a picture
Lying in the leaves

I am a moth
Who just wants to share your light
I'm just an insect
Trying to get out of the night
We only stick like glue
Because there are no others

You are all I need
You are all I need
I'm in the middle of a picture
Lying in the leaves

It's all right
It's all wrong
It's all right

It's all right
It's all wrong
It's all right

It's all right
It's all wrong
It's all right

It's all right

Magari non vi dice niente, ma con la musica è una bella canzone. E poi l'essenziale è che dica qualcosa a me.

P.



Grazie, Euterpe

Veramente, grazie davvero. Senza di te non saprei come fare.

Senza musica, la vita sarebbe un errore (F. Nietszche)

Niente di più vero, sì.

P.

Ahia^2...

Ahio, ahio, mi fa ancora più male, chissà perché... Eh l'artrite a 22 anni... E' che ho una teoria, e voglio vedere se funziona. Credo che il segreto per saltarci fuori sia tutto nel volersi più bene, quindi, per come vanno di solito le cose, a questo punto dovrei saltarci fuori, no, giusto?

P.

Ahia...

Mi fa un male porco la mano. Anzi le nocche della mano destra. Mi sa che mi verrà un livido non indifferente. Perché? Beh qualcuno lo sa il perché, per gli altri diciamo che sono caduto. Veramente non sarei dell'umore adatto neanche oggi per scrivere, ma fa lo stesso. E allora diciamo una cosa: meno male che ci sono gli amici. Che ti danno una mano. Che ti fanno un po' ridere. Che dicono cose che sai già, ma che fa bene sentirsi ripetere. Che ti chiedono in prestito la camicia per uscire con la morosa, e ad oggi ce l'hanno ancora loro. E l'ultima volta che sono usciti con la morosa è stato due mesi fa. E allora cosa aspetti a mollarla, e poi a ridarmi la mia camicia? Gli amici che per un attimo pensi che potresti fare a meno di tutto, tanto con loro stai bene. Amici, non amiche. E' una cosa diversa. No, non credo all'amicizia uomo-donna. Può essere conoscenza, anche profonda, reciproca, ma va sempre a finire da qualche altra parte. Sempre. E quasi sempre per colpa di lui. L'amicizia è disinteressata, è un legame più profondo dell'amore (booooom... tanto non so di cosa sto parlando, quindi posso permettermi di fare queste sparate, no?), io non rovinerei mai un'amicizia per questioni di cuore. L'amore finisce sempre, è bello solo perché lo idealizziamo e lo rendiamo eterno, sempre per quella storia di contarci balle per non ferirci. Come dissi saggiamente una volta in dip.:un amico è per sempre, la morosa è finché non ti molla. Perché ne può sempre trovare uno meglio di te, più spiritoso, più carino, affascinante, intelligente, di compagnia ecc ecc. Ma come si fa a trovare un amico migliore di te? E' contro definizione, quasi. In amicizia non si fanno classifiche, e poi: non ci sono tutte le mentate/implicazioni che ci sono nell'altro caso. Non mi preoccuperò mai di non diventare amico con uno perché ha giù un amico, non me ne frega niente se esce anche con un altro. Non me ne frega niente se dice che è mio amico e nel frattempo si vede con un'altra persona. L'amico ti prende come sei, coi tuoi difetti, coi tuoi problemi. Questi che prima o poi te li vedrai sempre rinfacciati da una persona che anche ti ama. E poi l'amore finisce, tempo un paio di anni e diventa noia, abitudine. E che ne sai tu, mi direte? Boh, niente. Però niente mi impedisce di farmi questa idea, no? Aspetto chi me la faccia cambiare, ma dubito molto che arrivi e che me la faccia cambiare. Ciau.

P.

giovedì 28 giugno 2007

Passo

Scusatemi, stasera passo. Nel senso che non sono in condizione di scrivere niente. Domani mi metto d'impegno, se sto meno di straccio. Magari nel frattempo rileggetevi Gibran, che è uno splendore per il cuore e per la mente. Sorry again, see you soon.

P.

mercoledì 27 giugno 2007

Dedicata a chi so io

Quando l'amore vi chiama seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese. E quando le sue ali vi avvolgono, affidatevi a lui. Anche se la sua lama nascosta tra le piume potrebbe ferirvi. E quando vi parla, abbiate fiducia in lui. Anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni come il vento del nord devasta un giardino. Perché l'amore come vi incorona, allo stesso modo può crocifiggervi. E come vi fa fiorire, allo stesso modo vi recide. Allo stesso modo in cui ascende alle vostre sommità e accarezza i vostri rami più teneri che fremono nel sole, così può scendere fino alle vostre radici e scuoterle fin dove si aggrappano alla terra. Come covoni di grano vi raccoglie intorno a sè. Vi batte fino a spogliarvi. Vi setaccia per liberarvi dai vostri gusci. Vi macina fino a ridurvi in farina. Vi impasta rendendovi malleabili. Poi vi affida alla sua sacra fiamma, per rendervi pane sacro per il sacro banchetto di Dio. Tutto questo vi farà l'amore perché conosciate i segreti del vostro cuore, e perché in quella conoscenza diveniate un frammento del cuore della vita. Ma se nella vostra paura dell'amore cercherete solo il piacere e la pace, allora meglio farete a coprire la vostra nudità e ad abbandonare l'aia dell'amore per il mondo senza stagioni dove potrete ridere, ma non tutte le vostre risate, e piangere, ma non tutte le vostre lacrime. L'amore non dà nulla se non se stesso, e non prende che da se stesso. L'amore non possiede, né può essere posseduto. Perché l'amore basta all'amore. E non potete pensare di comandare il cammino dell'amore: se vi trova degni, è lui a dirigere il vostro cammino. L'amore non ha altro desiderio che realizzare se stesso. (Il Profeta, K. Gibran)

P.

Ehm ehm




P.

Senegal

No, non parlerò degli strani individui che dicono io tema affollino gli ostelli parigini... Oggi è fiorita la seconda pianta di hemero, una che avevo comprato l'anno scorso e che quindi non avevo ancora visto fiorire. E si chiama proprio Senegal. Foto:


E poi un particolare molto bello, non so neanche io come ho fatto a fare questa foto, boh è venuta per caso, però mi sembra bella:


Stamattina sono andato a vedere ancora per il piano, sono indeciso anche qui, non so quale scegliere, meno male che il tipo va al mare e per due settimane sono sicuro che nessuno me lo frega, quindi posso pensarci con calma.

P.

martedì 26 giugno 2007

Blocky

Punteggio di pochi minuti fa:


Sono il 5 , eh...

P.


lunedì 25 giugno 2007

How can you be shy?

Posso ora tirare un po' il fiato. Passato (bene) anche questo, magari domani mi relaxo un po'. O forse copio un po' di appunti. Stasera grigliatona coi miei amici del punto medio del segmento Pr-Re, dài, è andata anche bene. Ce l'ho fatta a integrarmi, non sono stato, almeno una sera, sen(x)/x (...). E poi abbiamo fatto delle foto, e non sono venuto eccessivamente da schifo, almeno non ho rovinato quelle di gruppo. E poi ho mangiato come un maiale, quindi che io stia davanti il pc o a letto, dormire non dormo. Ora sta tirando un bel vento, dicono che i prossimi giorni verrà brutto. Vabbè, pazienza. Stasera a pancia piena sono abbastanza in pace col mondo, non ho voglia di pensare a tutte le menate a cui penso tutti i giorni. Però volevo dire una cosa, a chi non so, al popolo del web penso, o forse a nessuno. C'è che mi fanno incazzare come una pantera (cit.) le persone che parlano, parlano senza sapere di cosa stanno parlando. Che nessuno si senta tirato in causa, non c'è alcun riferimento preciso. E' che quando uno ti dice: ti capisco, non è facile per nessuno, ecc ecc non ha la minima idea di cosa voglia dire essere timido. Neanche la minima idea. Bisogna esserlo per capire e provare cosa voglia dire. Vuol dire essere due persone, una, magari vicino alla normalità, con quelli che si conoscono bene o quasi bene; un'altra, quasi una larva, con le persone che non si conoscono. Vuol dire non riuscire ad affrontare lo sguardo di una persona, vuol dire evitarlo perché ti mette davvero in difficoltà, a livelli di disagio fisico. Vuol dire guardare le scarpe dell'altro quando ci si parla, proprio per questo motivo. Vuol dire a volte desiderare che la conversazione finisca perché non se ne può più di questa tortura, evitare a tutti i costi gli sguardi. E magari passare per maleducato, arrogante o scontroso. Vuol dire essere una persona brillante con quelli con cui non ti serve essere brillante perché l'essere brillante è esteriorità, e loro ti conoscono troppo bene per farsene qualcosa dell'esteriorità. Vuol dire essere di compagnia tanto quanto una sedia quando si esce con un gruppo che non si conosce (e più sono , peggio è), quando serve la brillantezza e la battuta pronta per stabilire un primo contatto. Vuol dire
lasciarsi passare davanti le persone che era un mese che pianificavamo di salutare senza fare un cavolo, bloccati all'improvviso dal timore delle conseguenze della nostra azione, per poi rimpiangere quello che non abbiamo fatto. Vuol dire riuscire a parlare alla persona che ci piace da morire solo dopo un paio di mesi, e solo grazie ad un miracolo della sorte e all'aiuto di un Amico. Anche se lei sa benissimo tutto, anzi, sanno tutto tutti e lei non aspetta altro che tu le chieda di uscire (e non indaghiamo ulteriormente su cosa succede dopo, che non l'ho capito neanche io...). Vuol dire

"La timidezza ti blocca e studi studi studi, ma alla fine quando arriva la gentil donzella è già tanto se sei in grado di parlare del più e del meno con lei, per poi darti dell'idiota appena questa se ne va..." (by google groups).

Vuol dire che la tua autostima va a meno mille ogni volta che non riesci a fare quello che vuoi fare, e ti dai dell'idiota, e maledici il tuo essere timido, e se avessi fatto quella cosa quella sera magari sarebbe andata diversamente. Vuol dire avere una miriade di rimpianti e nessun rimorso. Vuol dire sentire la vita scorrere via, come avevo detto diversi post addietro. Quindi non venitemi a dire che capite come sto, voi che a conoscere una che non conoscete ci mettete un'ora e a me serve un mese e l'appoggio di sorte e amici, voi che bene o male qualche contatto ce l'avete sempre, voi che provate a guardarmi negli occhi, senza successo, mentre mi parlate.


Nella foto: quasi quasi me la compro questa maglia. Mi consolo con questa:

La timidezza, fonte inesauribile di disgrazie nella vita pratica, è la causa diretta, anzi unica, di ogni ricchezza interiore. (Emil Cioran)

P.


domenica 24 giugno 2007

CD-318?

[...]

I never conquered, rarely came
16 just held such better days
Days when I still felt alive
We couldn't wait to get outside
[...]
I couldn't wait till I got home
To pass the time in my room alone

[...]
Another six months I'll be unknown
Give all my things to all my friends
You'll never set foot in my room again
You'll close it off, board it up
[...]
Please tell mom this is not her fault

Un regalino (ci penserò cosa) a chi sa cos'è senza googlare.

Anzi, rilancio: doppio regalino a chi sa cos'è il CD-318 senza googlare (tanto anche se googlate non lo scoprite...) (ho anche messo un indizio)

P.

giovedì 21 giugno 2007

Feticismo musico-supportale

Intanto con questo titolo mi sono garantito almeno un centinaio di visite direttamente da Google. No, è che volevo parlare di questo mio problema, questa mia deviazione. E' che sono un maniaco del cd, più della musica che contiene, del supporto vero e proprio. Una sorta di feticismo del supporto musicale. Quanti ne avrò miei? Boh, non tantissimi, ma considerate le mie finanze abbastanza. Spe che li conto... Bah ho perso il conto già un paio di volte. Comunque intorno 400, solo miei. La maggior parte di classica, comprati, regalati, alcuni ereditati dal nonno, nelle riviste, su internet, alla Ricordi. Da mio nonno viene questa passione, lui ne avrà un migliaio, tutti di lirica. A me non piace la lirica. E poi alla fine è come se fossero miei, dato che lui non c'è più e a mia nonna non piace tanto neanche a lei. Cioè mi spiego, non è che non mi piaccia la musica ma il supporto, se non amassi la musica non mi preoccuperei neanche di stare a spendere soldi in cd. Ma non mi basta/interessa scaricarli, io voglio il cd originale, poter leggere il libretto, vedere le file di cd tutti dello stesso colore, poter dire: io ce l'ho. E poi scaricare è rubare il lavoro altrui, e non è giusto, anche se lo fanno tutti. Sono maniaco nei loro contronti. Ci tengo quasi più di ogni altra cosa materiale, se mi dicono o loro o il piano (verticale) butto dalla torre il piano (per il coda poi ne parliamo...). Li tratto con cura, sto attento a non metterci le dita sopra, se si rigano mi incazzo come una iena e poi mi deprimo, come se avessi una cicatrice io (no, scherzo, a questo livello non ci sono ancora arrivato...).

Ce li ho qui sopra, sugli scaffali sopra lo schermo del pc, su cui c'è anche il post-it con "per dott. Baroni" e un ritratto di Glenn ritagliato da un bando di concorso, qui in camera, dove c'è tutto il mio mondo. I poster che ho preso a teatro, le prime tre serie degli X-files in videocassetta, la roba dell'uni, il gagliardetto di Inter-Lecce autografato anche da Figo e Adriano, la maglia di Vieira con autografo+dedica, l'orsettino ricordo dell gita a Berlino di quinta, il metronomo rotto a ricordarmi che sono un musicista, per quanto scarso, la penna di vetro presa a Murano, e cazzo che tramonto sul Canal Grande quel giorno, avrò avuto 12 anni, me lo ricordo ancora, tutto rosso era, e guardarlo dal Ponte di Rialto, senza altri turisti rompicazzo, e brividi, e lì mi sono innamorato perdutamente di Venezia, come di Lei, e ho paura di tornarci per rompere quell'aura mistico/leggendaria che per me ha. E poi lo scaffale con i libri di piano che ormai non uso più, la collezione di francobolli che facevo un sacco di tempo fa e che poi ho smesso perché non me ne capivo un cavolo e spendevo un sacco di soldi per niente, e la collezione degli eurini austriaci di Mozart, ho un'adorazione religiosa per Mozart, ne avrò una 50ina di eurini. E la pergamena di laurea che devo ancora incorniciare, e poi dove la metto, tra l'attaccapanni che non uso mai e il puzzle della ballerina di Degas. E il comodino con sopra una vecchia settimana enigmistica, qualche topolino, il meridiano Mondadori di Borges che devo sempre finire di leggere, l'ultimo libro di Luttazzi, ora è arrivato anche il meridiano di Hesse che ho fregato a mia sorella, tanto gliel'avevo regalato io per Natale. La amo la mia camera. Ci passo praticamente tutto il tempo che passo a casa. Peccato non ci stia il piano, se no i miei davvero non mi vedono più.

P.

mercoledì 20 giugno 2007

Suites francesi

Ieri ero in treno a tornare a casa (che caldo...) e ho approfittato dell'occasione per fare un salto alla ricordi a consumare i 30 euro di buono accumulati da un po'. Ho comprato, che erano in offerta, oltre alla 5^ e alla 7^ di Beethoven fatte da Kleiber figlio, i due cd della Gould Edition con le suites francesi e l'ouverture francese. Solita meraviglia, solite cose incredibili, solito Bach divino di Gould. Me le sono ascoltate un po' ieri sera e un po' oggi mentre studiavo. Il tocco staccato, secco, i fraseggi della sinistra! Quanto lo adoro questo pianista. Magari me le ascolto meglio, ma le apprezzo molto, anche più delle sue suites inglesi. Niente di profondo per oggi, ora torno a finire di ripassare che domani, cazzate nello scritto permettendo, mi tocca dare l'orale di Mepvs. Ciao a tutti quelli che non mi leggono, che ultimamente sono in crescita.

P.

martedì 19 giugno 2007

Perelman

Toh guarda un matematico in prima pagina su repubblica.it: click here. Ma sì, fa tanto di stereotipo il matematico pazzo e genialoide che si emargina... Tra l'altro il prossimo anno facciamo un corso intero tostissimo sulle tecniche usate da questo tipo e sulla sua dimostrazione. Ah anche oggi lo scritto è andato abbastanza bene, spero. Solo che l'orale ce lo fa giovedì, e fino ad allora devo continuare a studiare... Uffa. Comunque tra oggi e ieri ho capito una cosa. Magari il destino esiste, e nell'altro post mi sono sbagliato. Forse è già scritto tutto quello che faremo, che diremo, che vivremo. E il mio destino mi predice esattamente che sarò preciso preciso come sono stato fino ad ora, che io faccia sempre quello che gli altri si aspettano da me, studioso, diligente, un bravo ragazzo con la testa sulle spalle tutto casa e università (chiesa no...). E tanto non ci posso fare niente, e tanto non ci ho mai fatto niente e non ho mai avuto la forza di farci niente. Quindi è meglio se mi rimetto a studiare, giù la cresta, giù la testa sui libri, basta pensieri strani, uscire con qualcuna? Ma quando mai, cos'è questa novità, a 22 anni suonati uscire con qualcuna... Giù la testa, ricominciare a marciare, tutti esami con 30 o 30 e lode, pianoforte invece senza infamia e senza lode, relazioni sociali (vedi alla voce amici) nella norma, educato con le amiche della mamma, coi vicini di casa, tenere compagnia alla nonna quando è da sola. Forse è questo il mio destino e non posso farci niente, soliti amici, ogni tanto birra alla divina, mai una pazzia, mai una sbronza, mai fare casino, mai essere felice per una qualche cazzata, mai essere emozionato per una persona. Quindi è inutile che mi arrabatti tanto, che mi disperi se le cose non vanno come voglio, che mi strugga perché non riesco a fare niente per far andare le cose come vorrei che andassero. Accontentarmi di due amici che mi credono una delle migliori persone che conoscono, delle amiche della mamma che dicono che sono un bel ragazzo e ma ce l'hai la morosa? Accontentarmi di essere considerato dalla maggior parte delle persone che conosco un geniaccio in matematica, un'entità un po' misteriosa, triste, riservato, scazzato a volte. Che lavòr, come si dice da me. Già, forse è meglio se vado a studiare che ho già perso troppo tempo qui.

P.

lunedì 18 giugno 2007

Grossa confusione

Sono in una situazione di grossa incertezza. E' che non so cosa fare riguardo una cosa. Diciamo che c'è una parte del cervello che dice di farla, e l'altra che dice di non farlo. E' che una parte probabilmente è troppo ottimista e l'altra è troppo disperata. Ma se una settimana fa stavo per ascoltare la parte disperata, oggi sarei per la parte saggia, quella ottimista. Non so. C'è che non esiste una via di mezzo, non esiste un ni, esistono solo sì o no. Sono veramente confuso, non ci sono due persone che mi consiglino di fare la stessa cosa. Non dovrei ascoltare gli altri, dovrei ascoltare me stesso, ma me stesso non sa assolutamente cosa fare. Beh, come cantano i Fabbri nella canzone che ultimamente ascolto 200 volte al giorno, Well, enough said. L'esame oggi è andato bene per fortuna, ma domani mattina ce n'è un altro e devo finire ancora di studiare. Meglio dedicarsi ai cardinali ora, che il cervello ha smesso di fumare. Comunque il dubbio permane. Consigli, anyway??

P.

Ho paura

Sì, sono agitato da morire e ho una paura dannata di non passare. Ci sono gli ultimi 2-3 teoremi che non ho neanche riguardato, ho paura che se li guardo poi spingono fuori dalla testa cose più importanti (tipo Homer, poi metto il filmato sul tubo). Parto. E' che c'è troppissima roba, e io ho studiato, un sacco anche, però è un terno al lotto, non si sa mai, aiuto... E mi fa anche male la pancia dall'agitazione...

P.

domenica 17 giugno 2007

Aggiornamento velocissssssimo

Devo tornare a ripassare, poi a letto presto, sveglia di buona mattina, ripasso teoremi finale e che ce la mandino buona. Oggi matrimonio. Pensavo peggio. Certo non è piacevole stare 4 ore con persone che bene o male parlano tutto il tempo di fidanzati/e, sono con fidanzati/e, parlano di progetti di vacanza con fidanzati/e, o anche di matrimoni con fidanzati/e. Però sono stato coi vecchi compa di superiori (anche se non tutti, anzi piuttosto pochi). In particolare con una che non ci avevo quasi mai parlato (strano...), ci ho anche fatto due chiacchiere, mi ha fatto piacere, veramente, è una persona intelligente. Poi tutto è finito, e sono tornato a casa. A poi per maggiori dettagli.

P.

sabato 16 giugno 2007

Ancora lì

Sì, stasera, sempre nell'intervallo del concerto (quartetto Kuss, famosi, ma non mi hanno detto niente di che, probabilmente perché non ci sono molto con la testa :-( ), ci son tornato in quel posto. Non c'era nessun amico con cui fare finta di stare aspettando gli amici, e allora mi son messo nello stesso esatto punto in cui eravamo in quella serata, stesso punto preciso, ho ripensato un attimo a com'era la situazione quella volta, ho pensato a quello che non ho fatto quella sera, e mi sono guardato di fianco, dove c'era lei, a fianco a me. Ma stasera non c'era nessuno. Sono ripartito verso il teatro, stava per ricominciare il concerto, nella testa ronzavano in continuazione gli Smiths, 'Cause tonight is just like any other night, that's why you're on your own tonight...

P.


venerdì 15 giugno 2007

Son anche tristo

Sono appena tornato da teatro, c'era il quarto quartetto, bravi, bravi. Belli anche il secondo quartetto di Ligeti, molto precisi qui, e l'op. 135 di Beethoven, la sua ultima composizione. Ma non ho molta voglia di parlare di musica, anche se ora devo fare una ricerca in rete per mettere su la tesina da esporre domani in conservatorio. Triste il venerdì sera fare ciò, eh? Lo so anche io, ma ormai ci ho fatto l'abitudine a questi venerdì sera. Mentre tornavo a casa c'erano orde di giovinotti che si dirigevano verso il centro. E all'intervallo del concerto ho beccato fuori dal teatro uno che gioca con me che mi fa: aspetti i tuoi amici per uscire in centro? No, aspetto la morosa... :'''-( Che schifo... Tra l'altro l'ho beccato proprio nel punto in cui mi ero recato per farmi male, dove eravamo, quella sera, io e Lei a guardare i fuochi d'artificio davanti al teatro. Proprio lì. Zob. Zob. Si fa fatica ad andare avanti, puoi pezzarla una sera o due andando fuori con gli amici, facendo giochi stupidi o battute cretine, ma quando poi torni a casa ricomincia. E' dura. Domenica sarà durissima. Vedere una mia compagna che si sposa, rivedere tutti i compagni di classe, non so se ce la faccio. Ah tanto non mi leggi, auguri Mariasara, zorry se non sono venuto alla tua festa ma tanto mi sarei solo rotto le palle.

P.

Sono di fretta

Tra mezz'ora torno a studiare. Sono indietrissimo. Meno male che non ho neanche il tempo per stare male. Devo studiare e basta. Almeno fino a martedì non importa niente che nessuno mi fili, ecc ecc. Poi prometto che ricomincio a aggiornarlo seriamente il blog. Ciao.

P.

mercoledì 13 giugno 2007

Fotoblog?

Massì. Visto che non ho tanto tempo e per ora la mia testa è occupata dagli ordinali, postiamo qualche foto e scriviamo meno, chissà che ai miei lettori sia cosa gradita. Questa l'ho fatta in montagna in Marzo. Non è un granché, però a me piace. E poi l'ho fatta dalla macchina un po' random. Ah cmq sono ancora tristerrimo, ma fa lo stesso. Non vi tedio con le solite menate esistenziali.


P.

martedì 12 giugno 2007

Festival del quartetto

Ho postato poco ultimamente (= ultimi 2 giorni). E' che sono un po' impegnato con lo studio e la sera sono a teatro. C'è il festival del quartetto, legato al premio Borciani, e ho preso i biglietti per tutte le serate. 25 euro per sei concerti, tutti di quartetti d'archi, in questa settimana. Cioè ho solo domani sera libera. Anche se ho fatto l'errore di non pensare anche ai miei impegni e ho preso i biglietti anche per giovedì e venerdì che dovrei essere fuori. Qualcuno li vuole? Li regalo. Platea. Cioè sarebbero galleria, ma c'è tanta poca gente che ti mandano le maschere a sedere in platea. Ieri sera c'è stata la serata inaugurale, col quartetto Keller e tutti i discorsi di rito e anche i cioccolatini della Lindt. Discreto concerto, nulla di che, carino l'ultimo bis con tema e variazioni su "Happy birthday" composte da non so chi. Patetica la vecchia che a metà brano (neanche alla fine!) urla "Idoli". Stasera invece ben altra caratura del concerto, nonostante la minore caratura degli interpreti, il quartetto Vogler. Tra l'altro hanno fatto una versione superba del quartetto op. 130 + Grosse fuge op. 133 di Beethoven, capolavoro immortale del genio di Bonn. Interpretazione precisa, quadrata, senza semtimentalismi (difficile con un pezzo come la Cavatina, che tuttavia, come anche la musica di Bach, comunica di più se gli interpreti suonano e basta, e non ci mettono del loro), moderna. Bellissima. Teatro semivuoto, pochi applausi, peccato. Meritavano ben altra platea. Oggi mi sono anche sciroppato un quasi 200 km in macchina per andare a Cento (FE) a vedere un negozio di pianoforti. Hanno un C3 molto bello, quasi quasi ci faccio un pensierino, magari anche qualcosa di più. E all'andata mi sono anche, di nuovo, perso. Sono uscito troppo presto dalla tangenziale di Modena per andare a Nonantola, e mi sono ritrovato quasi a Carpi. Meno male che un paio di persone gentili mi hanno aiutato a ritrovare la strada, dopo una bella quantità di stradine di campagna. Morale, come per Noceto, un'ora e 50 ad andare, 75 minuti a tornare.

P.

lunedì 11 giugno 2007

Happy sad - preghiera

Vorrei mettere un paio di commenti a margine alla recensione quì sotto. Li metto quà perché non voglio "sporcarla". Innanzitutto vi prego di leggerla, ci tengo. Lo so che è lunga, ci ho messo due ore a farla, ho scopiazzato un po' quà e là, ma tante cose sono mie, e soprattutto ci ho messo testa, anima e cuore. Poi, non siate troppo severi. Non è il mio mestiere fare il critico musicale. Terzo. penso sia una delle cose più belle che abbia mai scritto, davvero. Anche se certe frasi non sono mie. E questo sempre perché ci ho messo tempo, testa, anima e cuore. Grazie per la comprensione.

P.

domenica 10 giugno 2007

Happy sad

Parliamo un po' di questo album di Tim, dato che l'ora è tarda per studiare la ricursione. Allora dedichiamoci a questa attività più piacevole e a me più congeniale. Devo confessare che non è il mio preferito. Gli metto davanti Lorca. Ma sono due album sotto certi aspetti simili. Più legato alla tradizione Happy sad, più proiettato verso il mondo allucinato e allucinante di Starsailor Lorca; entrambi tuttavia marcati dalla dilatazione di forma e canto e dalla preminenza del tormento interiore di Tim, espresso sia nel piano-testi (ad esempio Dream Letter, dedicata alla moglie e al figlio Jeff) che sotto il piano prettamente musicale (il canto allucinato e dilaniato di Lorca). Punto di transito tra il Buckley folk e il Buckley jazz, Happy sad esce nel 1968 ed è il terzo album del'ormai non più folksinger. Abbandonata ormai definitivamente la forma canzone-da-3-minuti (che tornerà con Starsailor, ma con ben altre velleità artistiche, e in certi episodi di Blue Afternoon), in quest'album sono presenti solamente sei tracce, nelle quali è forte l'influenza jazz (vedi l'introduttiva Strange feelin') sia negli arrangiamenti sia nella rinuncia ad imbrigliare canzoni (e talento) in superati schematismi. Nemmeno la formazione è più caratteristica/tradizionale. Sono presenti l'onnipresente 12 corde di Buckley, ma accompagnata da contrabbasso, congas, vibrafono, che contribuiscono a rendere liquida, marina l'atmosfera del disco. Un esempio su tutti è Love from room 109 at the Islander (from a pacific coast highway), e non solo per lo sciacquio delle onde del mare che accompagna tutta la canzone (e che si dice sia stato messo per coprire un fruscio difetto di registrazione, ma si rivela una delle idee più geniali del disco). Capolavoro, culmine dell'astrattismo ed esempio perfetto di quel tipo di canzone che è uno dei marchi di fabbrica di Tim: un tappeto sonoro, formato da chitarra, congas, vibrafono, sopra il quale la voce, come un pennello, che delinea tratti imprecisi, larghi, a volte solo abbozzati, di melodia e di testo. Per la prima volta una sua canzone supera la soglia dei dieci minuti, ne comprendiamo facilmente il perché: anche la pausa, il silenzio, l'esitazione divengono parte essenziale del discorso musicale, pariteticamente al suono ed al canto. Scaruffi parla di Happy sad come di un'ode al silenzio. E le pennellate sottovoce, un po' acquerello, un po' Van Gogh, un po' impressionistiche, si perdono leopardianamente nella quiete e nella calma, tra le onde dell'oceano, come una scialuppa alla deriva.


Possiamo legare le sei canzoni del disco in tre coppie. La prima: l'influenza jazz-folk, il legame con il passato (del Buckley folksinger) e il presente (del Miles Davis di Kind of Blue). In Strange feelin' l'influenza jazz è spiccata, ma tuttavia annacquata nello spleen. Spleen che si ripresentera più tardi in maniera ancora più massiccia, e che qui trova le sue prime avvisaglie.

I got this strange feelin’ deep down my heart/ I can’t tell what it is/ but it won’t let go/ it happens every time/ I give you more than what I have/ but now all I need is a little time to sing this song/ and I think we’re gonna find a way to lose this strange feelin’

Buzzin' fly, ritmata e spensierata, si allaccia fortemente al passato folk di Buckley, con chitarra e vibrafono in evidenza. Ma oltre a riallacciarsi al passato lancia la sfida al futuro: potremmo parlare di sublimazione dell'esteriorita folk, utilizzo di materiale folk (filtrato da jazz e funk) in una forma estesa e lanciata verso il futuro (ed anche verso la seconda parte del disco).


La seconda, appunto: la dilatazione (qui ancora umana, non ancora divina e trascendente come in Lorca), lo spleen, il naufragio nel mare del tormento. Lo splendido acquerello in riva all'oceano di Love from room 109, ma anche la lettera alla moglie e al figlio, l'altro Buckley, Jeff. Il materiale è lo stesso, il tappeto sonoro, le larghe pennellate della voce, malinconica e sperduta, i contorni sfumati ed indefiniti, la desolazione di un uomo vissuto in disparte, debole e indifeso, e proprio in quanto tale uomo.


Sleep inside my dreams tonight/ All I need to know tonight are you and my child/ Oh, is he a soldier or is he a dreamer?/ Is he mama's little man?/ Does he help you when he can?/ Or does he ask about me?/ Just like a soldier boy/ I been out fighting wars/ That the world never knows about/ But I never win them loud


Terza parte: la magia di Buckley. Il ritmo, il caos, la tribalità, la carnalità. Gypsy woman, la dimostrazione finale di quanto sia impossibile rinchiudere l'estro in inutili schemi. E' il capolavoro vero del disco, il trapasso dello stile di Buckley, avvisaglia di quello che sarà il navigatore delle stelle: è lo riempire le lunghe pause delle precedenti canzoni, l'accelerare il ritmo ed il tempo. E' il trascendere la figura del cantante tradizionale. Le pennellate della voce non sono più larghe, sono strette, brevi, pungenti. Ma non sono neanche più pennellate ormai. Sono graffi sulla tela, schizzi di colore, tagli alla Fontana. La voce non canta più, ma urla, stride, geme, abbaia, si contorce su sé stessa, cambia registro con allucinante disinvoltura, diventa essa stessa strumento. Il tappeto sonoro è quasi unicamente composto da percussioni. Il ritmo, tribale, ti avvolge, ti soffoca, ti prende, non ti lascia andare. E' una spirale che ti porta con sé in un vortice di stili, suoni, tecniche e generi. Non c'è via d'uscita. Bisogna seguire Buckley fino all'abisso, per poi uscirne purificati, con la romantica elegia di Sing a song for you.

In my heart is where I long for you/ In my smile I search for you/ Each time you turn and run away I cry inside/ My silly way, just too young to know any more/ In my world the devil dances and dares/ To leave my soul just anywhere/ Until I find peace in this world/ I'll sing a song everywhere I can

L'ultima parte del disco è un grande esempio di come fare musica edonista e profonda al tempo stesso: come parlare di sesso e amore senza essere superficiali. La carnalità della Gipsy woman, e poi la tenerezza nel dopo, quando Sing a song for you; i due lati dell'amore: fisico e spirituale, bestiale-animalesco e razionale-umano.

P.


Serata epica

Ieri sera. Un po' come in certe canzoni degli 883, o del Liga. Ecco, se avessi avuto la mia macchina Certe notti ci sarebbe stata da dio. Primo: non avevo la mia macchina. E' saltata una nonsochecazzo di centralina, non funziona niente, neanche la chiusura centralizzata. D'oh. Quindi siamo andati via con la camionetta-Palio di mia mamma. Che odio guidare. Che non ha neanche il lettore cd, solo la radio. E su che frequenza è Kay-rock intorno Noceto? Mistero. Noceto, perché eravamo diretti lì. Chi? Io, quello della camicia, un suo amico sfigato e un amico sfigato dell'amico sfigato. Mi era toccato caricare su anche loro, c'erano anche loro. Vabbè. Il punto è:. No, scherzo... E' che quello della camicia fa: vai vai lo so io dov'è Noceto. Ah: cosa andavamo a fare a Noceto? Niente, c'erano degli artisti di strada, il Cava mi aveva chiesto se ci andavo, ok, almeno non passo la serata alla Divina, o peggio davanti il pc. Alla fine è stata piacevole, tutto sommato. Dicevo: so io dov'è Noceto. Ok, mi fido. Male, molto male... Facciamo Montecchio, lui sa arrivarci solo da lì. Ok. Dopo Basilicagoiano mi fa: abbiamo già passato Basilicagoiano? Io: sì... Ah perchè dovevamo girare... Mmmmh... Vabbè fa niente conosco un'altra strada, prendi per Traversetolo. Traversetolo? Mi sembrava un po' dall'altra parte, glielo faccio notare, si incazza un po', alla fine cedo. Andiamo verso Traversetolo, giramo una, due, tre volte. Fatto sta che arriviamo a un certo incrocio vicino Felino, e mi fa: guarda nei cartelli che c'è l'indicazione. Guardiamo in 4, ma di Noceto neanche l'ombra. Che abbiano cambiato i cartelli? Cerchiamo qualcuno a cui chiedere, andiamo a Felino in centro. Scende lui, ovviamente. Ci mette un po'. Abbiamo sbagliato tutto. Dobbiamo prendere per un posto che non mi ricordo, quel posto della Parmalat (Collecchio, n.d.P.c.a.0.35.h.d.c.n.p.n.r.d.e.a.i.s.*), poi per Fidenza. Andiamo. Arriviamo a quel posto che non mi ricordo. Non ci sono cartelli per Fidenza. Giriamo un po' in centro, passiamo di fianco a una recinzione col filo spinato (carcere? Parmalat?), faccio inversione sullo stradone, torniamo indietro, non voglio fermarmi in un pub dove dicono esserci del bello, si incazzano. Decidiamo di prendere per la via Emilia. Poi ci fermiamo a chiedere per la terza volta. L'idea via Emilia era giusta, ci confermano. Ancora poco e arriviamo a Noceto. Un 20 minuti buoni per parcheggiare, poi la serata scorre via liscia. Al ritorno seguiamo le frecce per Reggio, è una cazzata la strada, lo sapevo che non dovevo ascoltarlo il mio amico. Morale. 1 ora e 45 per arrivare, 45 minuti per tornare. Poi verso le due a letto. Però non male la serata in viaggio, tanto l'importante è viaggiare. A patto che non guidi tu, però.

* = nota di P. che alle 0.35 ha deciso che non poteva non ricordarsi dove era andato ieri sera
P.


sabato 9 giugno 2007

Primo hemero della stagione

Ha aperto stamattina. No in realtà è il terzo fiore che apre, tutti della stessa pianta, Moonlight Masquerade. Solo che il primo era in giornata universitaria, e son tornato a casa la sera. E poi era anche un po' scarsino. E il secondo diluviava. Ecco quindi il primo "serio":


E anche un particolare della "gola" verde:


Belli, eh?

P.

Stimo Gauss

Non sapevo avesse detto questa. L'ho trovata cercando barzellette sui matematici. In risposta alla famosa

If I have seen farther than others, it is because I was standing on the shoulders of giants. (Newton)

dice

Mathematicians stand on each other's shoulders. (Gauss)

Cavoli, geniale. Già lo stimavo, ora lo stimo ancora di più. |Gauss|<=int_0^1 |Gauss'|ds < max |Gauss'|... :-)

P.

venerdì 8 giugno 2007

L'avevo promessa, I know it's over

Oh Mother, I can feel the soil falling over my head
And as I climb into an empty bed
Oh well. Enough said.
I know it's over - still I cling
I don't know where else I can go
Oh...
Oh Mother, I can feel the soil falling over my head
See, the sea wants to take me
The knife wants to slit me
Do you think you can help me?
Sad veiled bride, please be happy
Handsome groom, give her room
Loud, loutish lover, treat her kindly
(Though she needs you
More than she loves you)
And I know it's over - still I cling
I don't know where else I can go
Over and over and over and over
Over and over, la...
I know it's over
And it never really began
But in my heart it was so real
And you even spoke to me, and said :
"If you're so funny
Then why are you on your own tonight ?
And if you're so clever
Then why are you on your own tonight ?
If you're so very entertaining
Then why are you on your own tonight ?
If you're so very good-looking
Why do you sleep alone tonight ?
I know ...
'Cause tonight is just like any other night
That's why you're on your own tonight
With your triumphs and your charms
While they're in each other's arms..."
It's so easy to laugh
It's so easy to hate
It takes strength to be gentle and kind
Over, over, over, over
It's so easy to laugh
It's so easy to hate
It takes guts to be gentle and kind
Over, over
Love is Natural and Real
But not for you, my love
Not tonight, my love
Love is Natural and Real
But not for such as you and I, my love
Oh Mother, I can feel the soil falling over my head
Oh Mother, I can feel the soil falling over my head
Oh Mother, I can feel the soil falling over my head
Oh Mother, I can feel the soil falling over my ...
Oh Mother, I can feel the soil falling over my head
Oh Mother, I can even feel the soil falling over my head
Oh Mother, I can feel the soil falling over my head
Oh Mother, I can feel the soil falling over my ...

Terribile, davvero. Quello che dice lei è terribile. Ti uccide. Oggi mi ha fatto esattamente questo effetto. Tanto che ho dovuto skippare alla successiva, col cuore in gola e gli occhi velati. Non ho pianto. Non si piange per queste cazzate. Si piange per cose serie. Ma avevo gli occhi velati. Stephen Morrissey era un depresso marcio. Ma scriveva testi capolavoro. Questo è troppo bello, ma quando le cose sono troppo vere fanno male. Così come fa male Tenco.

P.

giovedì 7 giugno 2007

Mi prese del costei piacer sì forte...

Voglio scrivere qualcosa prima di andare a letto. Ho studiato un po' fino adesso. Ora scrivo il terzo post di oggi (sic!) e poi vado a dormire. Domani mi aspettano fisioterapia, conservatorio e la cantante scassaballe. Domani sera mi sa che mi aspetta il mio Blog. Mi chiedo: perché sto così? Sono la persona più fortunata del mondo. Ho una famiglia che mi vuole bene, sono tutto sommato benestante, ho un talento che mi invidiano in tanti (quello per la matematica) e un altro un po' più poverello (quello per la musica), ho alcuni amici splendidi, ho un sacco di gente che dicono mi apprezzi (anche se io non ci credo molto...), sono fisicamente integro. E allora perché sto così, e non giro tutto il giorno con un sorriso a 2^5 denti stampato sulla faccia? Non lo so. Perché ho tanta, troppa gente che mi stima mi apprezza mi considera un genio e/o un imbecille, ma non ho nessuno che mi vuole bene, a parte la familia. Ma quell'affetto lo tendo a considerare normale, scontato, anche se so benissimo che non è così. E che anche questa è una mia fortuna. Però vorrei tanto qualcuno per cui essere la persona più importante del mondo, ma senza essere suo figlio... Vorrei qualcuno che mi pensasse ogni tanto, così, random, e che mi scrivesse un messaggio solo per sentirmi, o per dirmi ti amo. Mi accontento anche di un ti voglio bene. Anche solo tu per me sei qualcuno. Anche solo di un tu sei per me. Viviamo negli altri, nei pensieri e negli affetti degli altri, quando moriremo vivremo solo nel ricordo di chi ci ha voluto bene, perché noi non siamo nessuno, non siamo scienziati, artisti, musicisti, pensatori, che si rendono eterni con le loro opere e lasciano in esse pezzi di loro. Cosa possiamo lasciare noi? Un ricordo, un momento speciale, magari un abbraccio o un bacio negli altri. E una parte di noi nei nostri figli. Ma questo è un altro discorso. E' un po' come in matematica. Poco t'interessano cosa sono gli oggetti che tratti, cosa è un insieme, un numero. Ti interessa come si comportano, come reagiscono se provi a modificarli, a farli inteagire. Poco m'importa cosa è l'uomo. E' un animale, penso. Tremendamente imperfetto, che cerca a tutti i costi di ergersi sopra il male, come dice House, ma che ha il grandissimo svantaggio evolutivo del poter pensare. Sia per una ragione pratica, perché lo stiamo distruggendo questo bel mondo, sia per una ragione filosofica. Perché pensare al significato del tutto è troppo rischioso. O sfugge alle nostre menti forse ancora troppo deboli, o forse, come la penso io, perché il tutto non ha senso. C'è e basta. Noi ci chiediamo se ha un senso solo perché ci siamo con esso. Se non ci fossimo, non ce lo chiederemmo. Probabilmente è solo un caso se siamo qui, se esiste l'evoluzione, se abbiamo vinto i mondiali e l'inter lo scudo, e tutto il resto. Chiusa partentesi. Poco m'importa cosa è l'uomo, dicevo. Ora mi interessa come può relazionarsi con gli altri e tutto ciò che ne consegue. E perché io non riesco a relazionarmi con gli altri. Sono socialmente un totale incapace. Sono solo capace di guardare per terra. E non sono capace di cogliere niente del bello che c'è intorno a tutti noi. A parte del bello musicale, ma per quello bastano le orecchie. Evoluzionisticamente sono destinato all'estinzione. Meno male che alla società umana l'evoluzione fa un baffo... E sono triste perché in fondo so che la persona di cui sono ancora innamorato perso non potra mai darmi ciò che cerco. Perché a lei non interessa niente di me (e quante volte l'ho scritta questa?). Perché non è vero che Amor, ch'a nullo amato amar perdona (forse avrei dovevo innamorarmi di una Francesca. Forse non ha funzionato per il nome.). Perché sono stato un completo imbecille, ho avuto un comportamento patetico e totalmente sbagliato con lei. E nonostante ciò non riesco neanche a impormi di scordarla. Avevo postato Karma Police ma non c'azzecca un'acca, allora metto un omaggio al Dante:

«O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
Amor ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fur porte.

Non me la ricordavo così bella.

P.


Ho toccato, una volta, per poco, il cuore dell'eternità

Quando la mano di un uomo tocca la mano di una donna, entrambi toccano il cuore dell'eternità. (K. Gilbran)

P.



10 minuti

Oggi non so che mi è preso. Andava tutto discretamente, cioè niente di che, ma non male comunque. Stavo tornando a casa con quello della camicia, avevamo gli stessi orari, siamo andati giù insieme. Doveva accompagnare un altro suo amico da un'altra parte. E mentre stavamo andando verso Basilicanova, lungo la strada, guidava lui, mi hanno preso 10 minuti di un'angoscia tremenda. Come una mano che ti stringe cuore e polmoni, e fai anche fatica a respirare, più forte del solito groppo alla gola. Non so se vi è mai capitato. Spero di no. E' tremendo. Probabilmente ne conosco anche la causa. E' che un innocente parere sul fatto che io debba insistere o meno mi ha fatto capire che a Lei non frega assolutamente nulla di me, e se risponde lo fa solo per cortesia. E poi magari si incazza se ci riprovo, perché per lei ormai sono il passato, un errore, una cosa di passaggio, come una delle tante persone che incontriamo per caso ogni giorno e poi non rivediamo mai più. E con me è chiusa, non ho significato mai niente per lei, anche se sono convinto che mancava tanto così, solo tanto così. E se non ci siamo arrivati è stata solo per colpa mia, è una balla quella della chimica, del fatto che succede, che non sempre va come vogliamo noi. Sono le solite storie per auto-ingannarci, per renderci meno amara la realtà, per convincerci che non è colpa nostra. Invece è colpa mia, sono stato io ad aver sbagliato tutto, forse a cominciare dal fatto di essermi innamorato di Lei. E in quei momenti l'ho vista, e ho pensato, come dice Eddie Vedder nella canzone più bella dei Pearl Jam, di una onestà disarmante:

i know someday you'll have a beautiful life, i know you'll be a star
in somebody else's sky, but why
why, why can't it be, why can't it be mine?

Black, come il mio umore, come il mio domani. Alla fine un po' il malessere fisico è passato, ma non quello di testa. Vorrei uscire, distrarmi, poter fare lo stupido, bere qualcosa, sprecare il mio tempo non facendo niente, non pensare. Non posso. Stasera sono costretto in casa. Devo almeno provare a non pensare, se penso è un disastro.

P.


mercoledì 6 giugno 2007

Qualcosa di intelligente

Come da titolo :-).

P.

Not (Charlie Brown)

Mi è stato detto che non posso fregiarmi del titolo di Charlie Brown. Per quell'ultima frase, perché lui non si arrende, mentre io mi alzo già la mattina sconfitto. Già. Però mi sta mulinando in testa una mezza idea di non arrendermi per una cosa, e molto probabilmente è quella sbagliata, l'unica per cui è naturale e ovvio che mi arrenda. Boh, vedremo. Stasera giretto alla divina. Un mio amico mi ha detto che mi presenta la cameriera, quando voglio. Probabilmente lei mi dirà "No, grazie, sono etero" in risposta al mio "ciao". Bah. Oggi ho fatto una cosa importante. Ho provato a sorridere un po' alla gente. Come il titolo del Blog. Visto che ci sto dietro, almeno che sia coerente con esso. Mah, forse a sorridere cambierà qualcosa? Non credo, ma almeno non si faranno più battute sul Prozac meno... Riguardo alle piante: probabilmente la ragione per cui non sono proprio giù giù è che Mildred Mitchell (foto sotto, quella a sinistra) ha emesso uno scapo floreale. Quindi tra un paio di settimane fiorisce. Prometto che metto le foto. Poi magari, quando torno dalla divina, scrivo qualcosa di intelligente.

P.

martedì 5 giugno 2007

Charlie Brown?

Da Wikipedia:

Charlie Brown è un [...] perdente, capace di infinita determinazione e testardaggine, ma che è in definitiva dominato dalle sue ansie e manchevolezze.
[...] a rimarcare la cronica solitudine esistenziale del personaggio.
Charlie Brown è anche innamorato di un personaggio noto come "la ragazzina dai capelli rossi" benché non abbia mai avuto il coraggio di rivolgerle la parola.
Charlie Brown è diventato in fretta il prototipo del personaggio perdente [...]
[...] Charlie Brown che si rifiuta ostinatamente di arrendersi quando una situazione è irrimediabilmente perduta o che mostra un'inaspettata abilità in qualche campo che lo tradisce poi crudelmente quando è ad un passo dalla vittoria.
Charlie Brown rimane, nell'immaginario comune, come quella persona che passa un brutto momento in cui niente gira per il verso giusto. Però Charlie Brown non si arrende mai...

Già, a parte l'ultima frase...

P.

lunedì 4 giugno 2007

Psicologia pappagallo foto sorriso

Niente paura, non mi metto a parlare dell'arte parlare del cervello. Chissà tra l'altro che cosa caverebbe dalla mia testa un/a psicologo/a. Probabilmente che sono paranoico e sotto la media. E' che ho visto sul libro di psicologia di mia sorella una vignetta carina, ma non l'ho trovata su internet. Fa più o meno così: c'è un pappagallo davanti uno specchio che dice "Ehi, che diavolo è questo, avevo chiesto una partner..." e continua "probabilmente mi avete preso per un idiota...". Poi sta un po' lì, e dopo un po' si vede che guarda la sua immagine riflessa con occhi dolci. Carina, bisogna sapere che i pappagalli corteggiano nella realtà le loro immagini riflesse. Sarà la mia strada probabilmente. Non lo specchio, già non riesco a guardarmi in faccia nemmeno quando mi faccio la barba. Probabilmente mi basterà una foto, che ne so, di Scarlett o di Cameron (non Diaz, lo guardate House? Ma come si fa a resistere a un tal sorriso?). La piazzo sulla scrivania e le faccio gli occhi dolci. E mi illudo. Se non altro mi illudo per chi vale la pena di illudersi, tanto il risultato è lo stesso, alla fine. Ecco. Sono triste, mi sono intristito come al solito. Sempre quando penso mi intristisco. E' perché prendo atto della realtà, e la realtà è tremendamente cinica, e triste. Ah sì. Mi son visto un dialogo su una puntata di House che mi ha garbato molto. Fa

P(azienta): Voglio solo parlare
H(ouse): del nulla. Se non parli di nulla, nulla cambierà.
P: Potrebbe.
H: Come?
P: Col tempo. Il tempo cambia tutto.
H: Questo è quello che si dice. Ma non è vero. Fare qualcosa cambia le cose. Non fare niente... le lascia esattamente com'erano.

Mi piacerebbe essere cinico e brillante come quell'uomo. Abbiamo qualche tratto in comune. Anche io non mi faccio la barba troppo spesso, anche io suonacchio il piano, anche a me tra poco mi servirà il bastone, e anche io sono uscito per un po' ma senza successo con una ragazza splendida. E forse è per la frase in corsivo che sono così triste. Non sono capace di fare niente, e difatti le cose sono esattamente come ieri, come un mese fa, come un anno fa, come sempre. Lo so che la vita scorre senza sosta e se ne frega di noi, ma io questa cosa la sento in particolar modo. Perché non faccio mai niente per oppormi al flusso delle cose, faccio sempre quello che devo fare, mai quello che voglio veramente fare. Mi lascio in continuazione trascinare dal flusso degli eventi, mai non dico mi opponga ma almeno fare un po' di resistenza. Per quello dicevo che vorrei che La ballata dell'eroe fosse stata scritta per me. Perché avrei fatto qualcosa per qualcuno, per la mia patria. Perché sarei stato qualcuno, un eroe. Ma soprattutto perché ci sarebbe stato qualcuno che mi amava.

Nelle foto: altri hemerocallis che aspettano di essere scartati perché costano troppo. Esempio: l'ultimo 60 euro.
Ciao al mio nuovo, sesto, lettore. Ciao Zilio!!

P.

domenica 3 giugno 2007

Un'altra serata da solo

Eh già anche stasera son qui da solo che non so come passare il tempo. Ormai non ne posso più di studiare (come se avessi studiato 8 ore oggi... ma la mia resistenza, dopo esami a manovella da circa un paio di anni, nello studio è pari... beh qualcuno avrà capito). Scrivo qualcosa allora. Cosa? Boh. Intanto piazzo qui il sito della Divina, se no poi non lo ritrovo più. Non controllate, tra le foto non c'è la cameriera, ho già controllato. Però c'è l'ex allenatrice della mia squadra, non so né perché né percome. E' una bionda, piuttosto inguardabile. E' l'ultima foto di Maggio 2006. Non preoccupatevi voi che leggete, si avvicina il momento in cui vi porterò ivi. Sicuramente sarà la sera in cui la Sara non ci sarà (che enigmista che sono...), ma al massimo la mandiamo a prendere a casa... Stasera sono un po' poco ispirato. Sa che sono un po' stanco, che sono preoccupato per l'esame di Mercoledì, anche perché sono indietro con lo studio. In questo periodo sto andando in overdose di musica. Una cosa da matti. Solo ieri ho messo in coda (ehm, ehm...) l'unplugged di Bob Dylan e nove (nove!!) album di Johnny Cash. Voglio ascoltare qualcosa (qualcosa!!) di questo cantante, che mi ha fatto una buonissima impressione prima nei brani ascoltati su Kayrock, sia nella cover di Mercy Seat di Nick Cave vista sul tubo. Abbastanza agghiacciante il video, tra l'altro. E allora parliamo un po' di pena di morte. Che è la solita bestialità umana. E non tanto perché non sia giusta la vendetta, perché per noi è facile parlare, ma magari lo sarebbe meno se il condannato avesse, ad esempio, violentato, torturato e ucciso nostra figlia, che ne so. Bisognerebbe aver bypassato il concetto di vendetta a favore del concetto di giustizia, anche perché quanto giusta pensate che sia una sentenza che decreta morte? Ma cosa significa giustizia? Non mi voglio addentrare in beghe legali, non ne sono in grado, ma penso che la razionalita che ci etichetta come non-animali debba farci superare il primo grado di vendetta, il biblico occhio per occhio, a favore di una più ragionata e civile pena. Cavolo, quando cerco di fare il moderato, l'intellettuale, quante cazzate dico... Cosa significa civile? Boh, forse che dobbiamo incatenare i nostri istinti più bestiali a favore della sopraccitata razionalità. E infatti chi è di solito che chiede la pena di morte? La massa, il popolo, quell'onda che prende forza dal disagio collettivo, ma anche dal sentito dire, dal non è giusto che viva quel bastardo, dal ragionamento da bar, che si alimenta con l'ignoranza. Infatti non si sprecano gli intellettuali (parola da prendere con le molle... ) che aborrano la pena capitale. Non me ne frega niente del recupero del colpevole, che stia a marcire in cella in eterno, se proprio si pente riuscirà anche a trovare una ragione per sopravvivere lì dentro. Mi spiace, ma la colpa va pagata. Tanto in Italia non c'è pericolo di marcire in cella. Ma pensate alla possibilità di errori. Pensate se all'improvviso, una mattina, vi venissero a prendere mentre siete a letto e foste condannati alla pena capitale nonostante i vostri proclami d'innocenza. Ma soprattutto pensate a quella che è per me la ragione principale del rifiuto: la possibilità di dare allo stato diritto di vita e di morte su di noi. Lo stato deve essere garante dei diritti civili, e dare morte non è un diritto civile. Lo stato dovrebbe essere organizzazione razionale di ciò che è giusto per la comunità (ma non di ciò che vogliono i più, altrimenti non pagheremmo più tasse...). Non è possibile che lo stato si arroghi dritto di vita/morte su coloro sia che l'hanno creato (sono i cittadini ad averlo creato, non è come il Re, non è un'entità indipendente e/o super-partes), lo stato li deve tutelare (e infatti mettere in galera chi compie reati). E' questo che mi spaventa terribilmente, la possibilità dello stato di uccidere qualcuno. Sarà un po' esagerato, ma ciò mi evoca tristi presagi...

Nelle foto: gli Hemero che pensavo di comprare questa stagione, torniamo sempre ai fiori, la cui compagnia non mi dispiace, anzi, mi tira su...

P.

Ho letto questa frase su un blog

"Più ami qualcuno, più dirglielo è difficile". Ho letto questa frase in un libro. S'intitola "Ogni cosa è illuminata".

Io invece ho letto la frase sopra su un blog di uno di Parma che non so chi sia. Potrei ricamarci su un'ora, ma forse è meglio se torno a studiare Ritz-Galerkin, non sono neanche andato in montagna per studiare. E' che è tutt'oggi che Le penso. No no no no... Non dovrei... Non le ho mai detto che la amo, anche perché penso che per amare bisogna essere in due. Da soli non si può amare. Comunque penso che sia dannatamente vera. Ecco, ora mi faccio male e metto su I know it's over degli Smiths. Magari ascolto solo la musica, e non penso al testo, che posterò quando sarò più giù. Questo fine settimana non è stata neanche particolarmente grigia, e pensate, ieri sera, al pensare che ieri non avevo provato il solito groppo alla gola e la solita angoscia, ero quasi felice. Spero di saltarci fuori. Devo saltarci fuori. Magari domani o dopodomani Le parlo di nuovo, mi sembra che mi faccia bene. Cos'è questa cosa che sento? Sono veramente innamorato? O sto solo ingannano me stesso? Non può essere amore, perché non è ricambiato... Sto tornando triste, dannazione.

P.

sabato 2 giugno 2007

Ieri sera

Sono poi andato alla Divina come preannunciato. Ed ero già a casa alle 11.10 per la precisione. Con un male cane al ginocchio, che due. Solo che il pc era spento, e ho preferito andare a letto. E poi avevo preso una pils e non una moretti. E anche un vassoio di patatine che facevano schifo. E non c'era la cameriera, ma me l'aspettavo. C'erano due o tre famiglie a cena, all'ora in cui siamo arrivati noi. Niente di particolare da segnalare, quello con la camicia ha incontrato la sua ex, io mi sono defilato, poi siamo andati alla festa all'Officina delle Arti, c'era un pacco di gente, grande però, e lui si stava rompendo, quindi siamo tornati a casa. Quì è da stamattina presto che diluvia, rain down, rain down, ieri ho iniziato a leggere il libro di Luttazzi, ma due pagine due, e poi era scontato, ma sono arrivato lo stesso a 100 punti sulla card, così ora posso comprare 30 euri di cd aggratis, quando ho tempo faccio un salto alla Ricordi a Parma. Stamattina ho studiato un po'. Ma in fondo mi disturba un po' il fatto che non esista un sistema di riferimento che viaggi alla velocità della luce. Perché, un sistema di riferimento presuppone un osservatore? E non posso piazzare 3 assi sull'origine di un fotone? Cioè credo si tratti del principio antropico, ma che importanza ha l'uomo? Non ci credo che se non ci fosse l'uomo le leggi della fisica dell'universo siano diverse. Questo è profondamente antropocentrico. O forse sono io che sbaglio qualcosa? Cioè un oggetto ha lunghezza solo se c'è qualcuno che la misura la lunghezza dell'oggetto? Che la lunghezza sia relativa, mi turba, ma ok. Ma che la lunghezza non esista, sia solo un'invenzione della nostra mente di osservatori, boh... E completiamo la citazione di ieri, almeno in parte, almeno oggi che non sono così giù, nonostante il clima (e come è andato l'esame? Bene, grazie, nonostante tutto (a bassa voce)).
D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.

Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede la sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.

Tu solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni nostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.


Adoro Leopardi. Ho anche la sua prestanza fisica. :-) Questa l'avevo piazzata anche nella tesina di quinta superiore. Sta smettendo di piovere quì. Non voglio essere un amico. Non posso essere un amico se le penso in continuazione, ancora. Devo fare qualcosa.

P.


venerdì 1 giugno 2007

Stessa storia, stesso posto, stesso pub

Tra poco vado alla Divina. Tanto, a meno di gradite sorprese, il venerdì sera la cameriera non c'è. Meglio andare, quasi quasi ci andavo anche da solo. Neanche male che c'è quello della camicia che mi accompagna. In chat non c'è nessuno, zero assoluto. Giusto. Perché se io sto a casa solo, dovrebbero farlo gli altri? Per farmi piacere? Ma per piacere... Ma perché quest'angoscia che ho addosso? Ho comprato il nuovo libro di Luttazzi, vi risparmio la battuta che ho letto aprendo una pagina a caso, non per la battuta, ma per la mia situazione... Poi vi racconto com'è. Perché sono 3-4 giorni che non so dove stare, che fare, non ce la faccio? Sarà il tempo? La primavera? Il fatto che finalmente Le ho parlato? E che mi aspettavo peggio, anzi, è stata carina, mi ha chiesto com'era andato l'esame, e in generale tutto a posto, come due amici quasi di vecchia data, almeno in superficie. E perché stamattina a letto Le ho pensato? Perché non mi sono alzato non appena è suonata la sveglia? E perché ero felice mentre mi parlava, e mentre la guardavo? Non ci sono saltato fuori... Come non so come saltare fuori da questo vortice che mi sta risucchiando, lentamente, inesorabilmente... Sarà la primavera, speriamo. Ho voglia di andare in montagna e non vedere nessuno per un po'. L'isolarsi fa bene, sottrae al confronto. Al confronto con gli altri, con la realtà anche. Perché abbiamo bisogno degli altri per stare bene? O tutti o nessuno? Perché non mi dà un'opportunità? Perché nessuno mi dà un'opportunità? Forse bisogna crearsele le opportunità. Forse. Allora io sono fregato in partenza. Non ci salto più fuori. E' ora d'andare. Tanto alle 11 sarò ancora quì, davanti sto schermo, dove passo dell'anno e di mia vita il più bel fiore, citando il mio poeta preferito, probabilmente il più grande Italiano di sempre, come intelligenza, levatura morale, talento, genio e chi più ne ha più ne metta, in uno dei Canti che amo di più. Che post schizofrenico, ma dopo una Moretti rossa ne scrivo uno più coerente.

P.

Chat

E' uno strumento maledetto la chat. E' vero che puoi parlare con gente lontana, ma che rabbia quando la gente non ti ascolta, tu scrivi, scrivi, scrivi, ti apri, e magari il tuo contatto sta guardando un sito porno oppure sta chattando con qualcun'altro che gl'interessa veramente. E' frustrante scrivere e magari non rivecere risposta, o eventualmente una a caso nell'insieme {..., no, sì, boh, forse, magari sì, probabilmente}. Ditemelo se non volete che vi fiacchi le palle!

P.