mercoledì 12 novembre 2008

E ora?

E ora è tempo che ricominci a rompervi le balle coi miei dubbi e i miei dilemmi, le mie ossessioni e le mie manie... E ora che mi sono laureato? Che faccio? Aspetto quello che passa il convento? Ci sarebbe una strada, la solita strada per quelli come me. La voglio percorrere? Mi conviene percorrerla? Quella strada mi porterebbe lontano da casa. Per tanto tempo, credo. E allora cos'altro? Una vita normale, come milioni di altri? Rincorrendo le mie passioni, i miei hobbies, ma non i miei sogni? Ma è davvero necessario distinguersi, guardare gli altri da una posizione privilegiata? O forse la posizione privilegiata è solo consapevolezza di chi e cosa si è... Per adesso studio la sesta partita e lo Sposalizio, scrivo matematica in inglese, alleno bambini, gioco ancora a pallavolo, qualche lezione ogni tanto, qualche giro in dipartimento, mi perdo nei siti di Kinnebrew e Trimmer, cerco di non rigare lo schermo del nuovo cellulare, cerco ancora di rientrare dalle spese della laurea & affini, raccolgo le foglie che stanno cadendo in giardino. E cerco un posto in giardino per una liquidambar o due, ma mi sa che le dovrò piantare in camera di fianco al mio letto. Per un po' posso permettermi di guardare cosa passano alla tv della vita, anche se sempre più vogliono risposte precise da me. Ma sono bravo a eludere e divagare. Scegliere non è facile, soprattutto quando hai la strada tracciata ma non sai se la vuoi seguire. E se poi ti perdi? Ho letto La solitudine dei numeri primi. Perché? Perché mi aspettavano 5 ore di treno da solo, perché ero entrato in libreria e avevo deciso di comprare già qualcosa e già che c'ero mi son detto di lasciarmi allo shopping. E perchè quello? Perché nothing is lost, it's just frozen in frost. Carino, a volte un po' tirato via, ma carino. E poi boh un po' mi ha fatto pensare, come spesso mi accade è giunto nel momento giusto per essere letto. Come Guerra e pace. Come Il lupo della steppa. Come 1984. Come Borges. Sto rileggendo L'Aleph, un racconto a sera. E' un capolavoro, difficile ma consigliatissimo. Cavolo mi sono giusto adesso accorto del rapporto tra il titolo e il fil rouge dei racconti, l'infinito. Sempre più stima per Borges.

P.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Uuuh che emozione ritornare a commentare... Dopo tanto tempo mi sono ricordato del blog più famoso d'italia, e adesso che ho internet in casa (a Roma) penso potrei diventare di nuovo un ospite fisso, chissà!

Comunque, a me viene da proporti di fare il dottorato a Roma, però so che non servirà a molto...

A parte questo, io un pensierino al dottorato ce lo farei, te lo dico sinceramente: a me la voglia sta crescendo esponenzialmente, nonostante poi qui l'organizzazione sia sotto lo zero. Guarda, ho iniziato con l'intenzione di fare un anno pagato a spese dello stato, ma più frequento il dipartimento e più la matematica mi ri-sta conquistando...

Certo, i dubbi ci sono sempre, ma intanto quest'anno lo passo (ripeto, stipendiato) a bighellonare tra algebre di Lie e spazi omogenei, così, tanto per farlo!

Chiaramente lunedì sarai alle lauree (uuuuh, Paolo c'ha la ragazza!) e visto che ci sarò anch'io vedrò di convincerti di persona.

Che bello tornare a commentare...