Sapete no che sono andato a Bruxelles a sentire Maurizio Pollini suonare il primo libro del Clavicembalo Ben Temperato, no? Beh, lasciatemi spendere un paio di parole sul concerto, dopo aver pubblicato un chilometrico post su tutto quello che c'è stato a margine. Primo preludio, do maggiore, un filo di pedale. Interpretazione classica, liscia, qualche irregolarità ritmica, forse si deve scaldare. Eppure qualche lievissima irregolarità si notava anche nel re maggiore, nel re minore, in altri preludi brevi affrontati a velocità spesso vertiginosa. Interpretazione che ricorda un po' Richter. Do minore, do# maggiore, sib maggiore. Preludi e fughe per mostrare le potenzialità del pianforte e, in questo caso, anche un po' del pianista. Interpretazione, tutto sommato, molto buona, quadrata, elegante, di classe. Non normale. Qualche sbavatura, poche, poco importa. Un Pollini apparentemente molto più a suo agio nelle fughe complesse, 4, 5 voci, in cui conduce il discorso polifonico con una chiarezza, ma soprattutto con un'unitarietà e coerenza esemplari. Un Pollini meno a suo agio nei pezzi brevi, fuga in mi minore (e comunque velocissima e senza alcuna nota sporca!), fuga in re minore, preludi da un minuto. Mi dava l'impressione di non avere un'idea precisa (scusate la bestemmia!), di suonarli e basta (scusate anche quest'altra!). Momento topico della serata, preludio in mib minore/fuga in re# minore, veramente eccezionale. Con un Pollini che alza la mano per far fare silenzio al pubblico che tossisce tra preludio e fuga e il pubblico che gli tributa un meritatissimo applauso alla fine della fuga, unico a parte l'applauso di fine concerto.
P.
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