giovedì 31 maggio 2007

Charlie Brown

Un personaggio di cui non darò indizi, riguardo la mia immaginetta personale, ha detto che invece di Schroeder dovrei mettere Charlie Brown. Perché io somiglio a Charlie Brown, dice, e non solo per la ragazza con i capelli rossi... Ma a me piace Schroeder. Perché è un pianista. Perché per lui c'è solo la musica. Perché lui adora Beethoven (ma io non tanto). Perché è figo, nella sua emarginatezza. Schroeder, non ti abbandonerò mai!!

P.

Settima sinfonia

Ho trovato un gran rimedio contro la sadness: o almeno, ieri sera ha funzionato di brutto. Grazie dunque a Ludovico il Grande e alla sua settima sinfonia, La maggiore, opera 92. Capolavoro (e come altro può essere classificata una sinfonia scritta da Beethoven?), seconda forse solo alla sesta, non ne condivide il catattere rivoluzionario (5 movimenti, non quattro, la sesta!); se da una parte la sesta è caratterizzata da una grande melodiosità, la settima ha un impulso ritmico, una vitalità che trasborda da tutte le parti, una voglia di vita, un'allegria bestiale. Wagner ne dice, in un famoso commento:

La sinfonia è l’apoteosi della danza: è la danza nella sua suprema essenza, la più beata attuazione del movimento del corpo quasi idealmente concentrato nei suoni. Beethoven nella sue opere ha portato nella musica il corpo, attuando la fusione tra corpo e mente. Melodia e armonia si mescolano nei passi nervosi del ritmo come veri esseri umani che, ora con membra erculee e flessibili, ora con dolce ed elastica docilità ci danzano, quasi sotto gli occhi…

E l'interpretazione che ne dà C. Kleiber (vedere sul tubo, subito!!) è splendida, all'altezza del suo nome, con il magnifico secondo movimento reso alla perfezione, con un climax heart-stopping, e il bellissimo secondo tema del primo movimento. Comunica gioia di vivere, e ieri me ne sono accorto. Ah piccola curiosità: il finale del primo movimento è quello che piazzano in una pubblicità, non mi ricordo quale, mi ricordo che c'è un direttore d'orchestra che appunto fa fare gli ultimi due accordi e poi mi sembra inizi a parlare del suo lavoro stressante ed è per questo che uso la crema XXX per le gambe, se non mi ricordo male. Mi sono sempre chiesto che musica fosse, e quando ho ascoltato (e scoperto) la settima al Valli, con Pappano e l'orchestra di Santa Cecilia, mi sono ricordato e l'ho capito che musica era. Oh. A proposito. Sto sfogliando le pagine di Google group, gruppo iamc, per cercare qualche curiosità da riportare. Ho trovato questo, giuro, l'ho trovato solo ora, dopo aver scritto tutto quello di cui sopra:

Nei momenti di depressione, la Settima è la Sinfonia di Ludwig che mi ha aiutato di più. L'ultima volta che ho assistito all'esecuzione dal vivo, sono uscito da teatro che saltavo di felicità! Ubriaco!

Quindi non solo io lo penso...

P.


mercoledì 30 maggio 2007

Der Müller und der Bach

Niente post chilometrici, depressi, tristi, romantici oggi. Solo un piccolissimo commento su questa perla. L'originale Der Müller und der Bach è un lied di Schubert. Liszt l'ha transcritta per pianoforte. E Sofronitsky l'ha interpretata in modo magistrale. Fraseggio drammatico, dilaniato, bellissimo; canto lirico e allo stesso tempo dismesso; accompagnamento discreto ma anche capace di sostenere la melodia; controllo dei colori e dell'agogica ai limiti delle capacità dello strumento. Ma soprattutto quella sua unica capacità di inventare frasi, di dilaniare il tempo, stirandolo, di creare una tensione drammatica nell'ascoltatore. Parafrasando un detto su un quintetto di Mozart, quello con due viole in Sol minore, qui Sofronitsky ti strappa via l'anima a forza dal corpo. Il buon Vladimiro è stato un grandissimo pianista, nell'olimpo del pianoforte, riferimento di tutti i pianisti russi (mi'a ciccioli, come direbbe un mio amico senese...), nonostante fosse alcolizzato e drogato (oppio?). Ed è forse proprio da ciò che derivano i suoi fraseggi mitici, l'incredibile tensione emotiva che permea le sue interpretazioni e l'aura di leggenda che circonda ogni sua esecuzione. Qualcuno diceva che vale la pena ascoltare ogni singola nota che Sofronitsky abbia inciso. Non so. Però qualcosa suonato da lui va ascoltato, e meditato.

P.

martedì 29 maggio 2007

Phantasmagoria in two

Non c'ho proprio niente da fare... E' che sto facendo gli impacchi di ghiaccio al ginocchio, e poi lo sapevo già che non avrei studiato. Il testo che volevo mettere è di Tim, e prosegue nella scia del penutlimo post. Se Exit music è delle più belle canzoni degli anni '90, questa Scaruffi la definisce la più bella canzone d'amore di tutti i tempi. E io concordo. Strana come canzone d'amore: non è una ballatona, non è una sfilza di promesse, non è lirica, non è dolce, non è melensa, non è supplichevole, non è una canzone d'amore. E' una malinconia eterna e struggente, è un magone di vuoto che comprime il petto e impedisce all'urlo di esplodere (Scaruffi). E' tragica. Ne abbiamo tre versione. La prima è dall'album Goodbye and hello, con il solito arrangiamento un po' barocco, e la voce limpida di Tim. La seconda, forse la più bella, dal live Dream Letter. Infine una non si sa di quale provenienza, registrata in un bootleg.

If a fiddler played you a song, my love
And if I gave you a wheel
Would you spin for my heart and loneliness
Would you spin for my love

If I gave up all of my pride for you
And only loved you for now
Would you hide my fears and never say
Tomorrow I must go

Everywhere there's rain my love
Everywhere there's fear

If you tell me a lie I'll cry for you
Tell me of sin and I'll laugh
If you tell me of all the pain you've had
I'll never smile again

Everywhere theres rain my love
Everywhere theres fear

I can plainly see that our parts have changed
Our sands are shifting around
Need I beg to you for one more day
To find our lonely love

Everywhere there's rain my love
Everywhere there's fear

E' una canzone raffinata, ancora più di True love waits. Quì siamo sicuri che nessuno la mettera nella compilation "Ti amo tanto, e queste sono le nostre canzoni d'amore, e nessuna di esse riesce a dire quello che provo per te, che ti amo tanto tanto tanto. Smack smack il tuo tato." Per fortuna direi. Ogni tanto sono contento che a conoscere Tim siamo in così pochi. Ah nota a margine: chi si è accorto che in questo testo c'è l'indirizzo del mio blog?

P.


Accatagliatamezzi

Attenzione: il post che sta per iniziare contiene pensieri di estrema tristezza, pertanto ne è consigliata la lettura ad un pubblico emotivamente stabile.

Oggi sono veramente giù. E' da ieri sera che sto così. Mi sento inadeguato. Non funziona niente, a partire dal ginocchio. Mix di pillole + ghiaccio, dovrebbe sistemarsi. Speriamo, perché mi fa un male cane, soprattutto a scendere le scale. Anche oggi mi ha salutato. Forse le dovrei parlare, magari solo un come stai, o forse sarebbe meglio che le dicessi anche quello che devo dirle. Non so, bisogna che veda come si mettono le cose. Perché non riesco a mettermi il cuore in pace? D'altra parte solo in Italia, della nostra età e disponibili e belle e intelligenti chissà quante ce ne sono. Ma che schifo di ragionamento però. Eppure è così che si deve fare. Perché necessariamente la persona di cui siamo innamorati ORA è quella giusta? Magari la prossima è quella giusta, o magari quella giusta era quella che abbiamo visto passarci tante volte sotto gli occhi, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di fermare. Più probabilmente bisogna giungere ad un compromesso, come col pianoforte. Se cerchi un piano che risponda perfettamente ai tuoi ideali, sei fregato. Bisogna sceglierne uno con buon rapporto qualità/prezzo, e poi vedrai che a suonarci su ore e ore e ore te lo fai piacere. Perché diventa il tuo standard, il tuo riferimento, la tua normalità. E ogni altro piano lo confronti con lui. Deve funzionare così anche con le persone, penso. Trovare l'altra metà della mela (vedi AGG) è impossibile. Allora basta accontentarsi magari un po' all'inizio, e poi crescere insieme. Così, col tempo, lei diventa tutto per te e, se sei fortunato, tu tutto per lei. Forse è poco onesto, ma funziona, ha sempre funzionato così. E allora le faccio così schifo da non prendere neanche in considerazione l'ipotesi che magari qualcosa col tempo nasca? :-( Faccio schifo a tutti probabilmente. Forse è bene che entri in quest'ordine d'idee. Lei è stata solo una cartina al tornasole di quello che è in realtà. Perché non ho amici? Non perché sono timido, solitario, introverso. Solo perché nessuno ritiene importante la mia amicizia, perché a nessuno interessa cosa penso io, a nessuno fa piacere passare un po' di tempo con me, nessuno sta male quando sto male io e nessuno è felice quando sono contento. Perché a nessuno interessano gli altri, e in particolare a nessuno interesso io. E purtroppo se questo è vero a livello amicizia, lo è ancora di più a livello amore. Perché nessuna ha mai trovato niente in me? Perché non c'è niente da trovare in me. Sono vuoto. E lo vedo il vuoto. E mi spaventa. Non sono sfortunato, non credo alla sfortuna. Siamo padroni del nostro destino, a meno di un'accatagliatamezzi. Ma forse è in quell'accatagliatamezzi che si nasconde l'amore? E' forse lì tutta l'imprevedibilità che sta nel mondo? E' lì che rimane la mia speranza? E' da lì che potrebbe saltare fuori la luce a riempire il vuoto? Per ora non vedo la luce, non vedo tenebra, ma piuttosto un crepuscolo grigio-fumo. E le lucine sono indistinte, e non so se quella che vedo più vicina di tutte è la sua, o chissà di chi. Non può essere la sua. Non deve essere la sua. Dovrei convincermi che lei non vuole essere la mia luce, non ce la faccio. Come si fa?

Ok basta. Voleva essere un post su una canzone questa, ma sono stato troppo prolisso. Mi sa che mi tocca scriverne un altro, ora. Nella foto: Victorian Lace; per ora continuo a preferire la compagnia dei fiori a quella delle persone...

P.

lunedì 28 maggio 2007

Musica d'uscita (per un film)

Iniziamo a spingere il post sotto in basso, magari con quello che sto ascoltando. Radiohead - Exit music (for a film). Quarto brano di Ok computer, apre la triade che poi prosegue col capolavoro Let down e con Karma Police. E' di si minore l'arpeggio che apre il brano. Qualcuno, non ricordo chi, diceva che si minore è la tonalità più triste. Re minore è la tonalità più romanticamente drammatica (cfr. Mozart, Don Giovanni, Requiem soprattutto, Chopin l'ultimo preludio), Do maggiore la più solare (Mozart, Jupiter), forse Si minore è proprio la più triste davvero. Perché è sconsolata. Perché non mostra un raggio di luce neanche a cercarlo col lanternino. Perché, dài, fa#-la#-do# non può essere una dominante, già fatica a essere una tonica. Se si minore è la tonalità più triste e sconcolata, questo ne è un esempio perfetto. L'accordo viene ripetuto lento, monotono, ascoltandolo mi immagino Thom che scuote la testa, come fa sempre nei live. Poi inizia a cantare:

Wake
From your sleep
The drying of your tears
Today we escape
We escape
Pack
And get dressed
Before your father hears us
Before all hell breaks loose
Breathe, keep breathing
Don't lose your nerve
Breathe, keep breathing
I can't do this alone
Sing us a song, a song to keep us warm
There's such a chill, such a chill
And You can laugh
A spineless laugh
We hope your rules and wisdom choke you
And now we are one
In everlasting peace
We hope that you choke, that you choke
We hope that you choke, that you choke
We hope that you choke, that you choke

Una poesia d'amore di desolante tristezza. Un amore impossibile, che si conclude nelle braccia della morte, nell'ultimo verso su cui si spegne la voce di Yorke. La voce di Thom Yorke, moving. Come sempre. Questa canzone avrebbe dovuto essere stata scritta per la colonna sonora di Romeo+Juliet; il suo posto poi fu preso da Talk-show host. Si percepisce l'eco dei due innamorati veronesi. Del loro amore impossibile, reso eterno dal genio del Bardo. Due frasi bellissime: "Wake from your sleep [...] today we escape" e "I can't do this alone". Romanticissime. Scappiamo da quello che ostacola il nostro amore, scappiamo nella notte, prima che qualcuno ci senta, prima che scoppi un casino. E aiutati, respira, e aiutami, non ce la posso fare da solo. C'è freddo. E ora, finalmente, siamo una cosa sola, in una pace eterna. Wow. Che emozione sentirla cantare dal vivo, a Bergamo, in un silenzio di tomba, e solo la chitarra, e la voce, di Yorke a turbarlo.

Sapete, penso che il livello qualitativo delle cose che posto ultimamente sia troppo alto. Così sembra che esageri quando dico che è bellissima o che è un capolavoro. Ma questa è una delle vette della band di Oxford, e anche della musica dei nineties. Indubbiamente.

P.


Canto delle donne al poeta

Nessuno sa cosa significhi questa per me, anzi forse uno lo sa, ma non importa. Mi piace essere un po' misterioso. Allora usiamo come scusa che è bellissima, che Rilke è un dio, mentre so benissimo che è solo perché me questa significa tantissimo, e che forse è meglio che scriva tanti altri post da 16enne in modo da non vederla più.

Canto delle donne al poeta.

Siamo come ogni cosa che si schiude,
e nient’altro che questa beatitudine.
Ciò che era sangue e buio in una belva
crebbe in noi per farsi anima e si tende

ancora a te, fatta anima, e ti chiama.
Tu, certo, la ricevi nel tuo viso
come un paesaggio, mite e senza brama.
Perciò crediamo non sia tu cui mira

il nostro grido. Eppure, in chi vorremmo
se non in te, perderci senza fine?
In chi, più che in te, cresce il nostro essere?

L’infinito con noi passa e si perde.
Sii tu la bocca che ce lo fa udire,
tu sii: tu che di noi dici l’essenza.

R. M. Rilke

Che splendore.

P.


domenica 27 maggio 2007

Figura di m...

Sto ascoltando gli Smiths, ancora Please, Please, Please e I know it's over. Intanto penso che dovrei inserire una nuova categoria. Quella del titolo. In poco tempo avrebbe più post di tutte le altre messe insieme... Storiella. Tutti sanno quante volte io vada alla Divina e che un po' mi piace la cameriera che c'è anche il sabato sera, quella di 2 post fa. Ecco, se avevo un 0.0001% di possibilità con lei, ora non ci sono più nemmeno quelle. Diciamo che ero là presto, con un certo mio amico, a consolarlo per la morosa stronza che si ritrova. Diciamo che c'eravamo praticamente solo noi e le nostre birre. Diciamo che è uno scenario che si ripete veramente troppo spesso, io e lui lì, con 2 birre, a ridere per non piangere. Diciamo che poi hanno iniziato, complice la notte bianca, a entrare diverse coppiette, diciamo una decina. E che ci hanno resi come la classica pecora nera in mezzo al gregge bianco. E diciamo che a un certo punto a uno di noi due è scappato un "meglio il culo" di Dimdairweniana memoria. Diciamo che è scappato a me. E diciamo che era a voce un po' troppo alta, forse. Facciamo che il mio amico mi fa che lì tutti ci considerano una coppia gay. E io, chi? Mi fa segno di voltarmi. Ad esempio loro due, la cameriera e un'altra, che ci guardano ridacchiando. E io sto al gioco. Tanto sono allegrotto, e poi chemmenefrega, tanto la mia dignità a questo punto ha già tagliato la corda, così circa. E sto al gioco. Gli dico qualcosa sul fatto che non sia geloso. E che se fa così all'uscita non gli tocco il culo. Non so se loro mi hanno sentito, non penso, ma lui sì. E mi chiede se sono scemo e ride. Ce ne andiamo. Pago io, pago a lei, manco mi guarda quando mi dice che sono 6 euri, penserà che sono un busone del cazzo (non ho niente contro i gay!). Mi dà 15 monetine di resto, e ne allungo un po' al mio amico ringraziandolo del servizietto. All'uscita mi molla un amichevole pugno nelle reni, dicendomi che se ho intenzione di fare figure del cazzo non lo coinvolga più, che lui vuole tornarci alla Divina. Poi lo porto a casa e mi avvio pel centro, alla volta della notte bianca. Ma questa è tutta un'altra storia.

Nota: c'è un post in un blog sperduto in cui ho la fortissima tentazione di commentare "Eh cazzo me lo chiedo anche io...", ma non posso e non posso neanche dirlo a qualcuno. Così lo lascerò vagare nello spazio interserverale, così, come la Voyager 1, con il preludio in Do maggiore del secondo libro del WTC suonato da Glenn...

P.

L'ho visto! L'ho visto!

Cazzo, sì, sì!! L'ho chiamato ieri! E lui ha risposto!! L'ho visto, l'upupa!! Che bello, che bello... Era ormai ora di andare a casa, saranno state le sette e mezza. M'ero messo davanti a casa, sotto il noce, su una sedia a guardare i nuvoloni sul Cusna e a prendere il vento fresco che stava tirando. Il paesaggio era questo (la foto è dell'estate scorsa, non di oggi):
Stavo pensando che oggi me l'ero goduta, anche se le avevo pensato troppo, chissà con che diritto poi...(cit.) L'avevo detto che mi fa bene fare attività fisica, in montagna, rinfranca lo spirito. E poi se vedi l'upupa, così, di colpo, per un po' la settimana schifa che è appena finita scompare, e sei felice, e a cuore leggero. Dicevo: ero lì sotto, era sotto sera, e a un certo punto dal boschetto sotto casa si alza una cornacchia, di quelle che ci vengono a mangiare le uova. Seguo un po' il suo volo, poi guardo da dove si è alzata per capire se aveva appena banchettato. Si era lanciata da una quercia, non era andata a rubare un uovo. E lì, mentre guardo in quella direzione, proprio sull'abete lungo il mio sguardo, sul ramo più in vista, si posa. Alza un attimo la cresta. Lo riconosco subito, quella livrea arancione è inconfondibile; mi vede, vola subito via giù nel bosco. Che bello, che bello. Quel pennacchio di penne sulla testa... L'avevo visto un'altra volta quest'anno, a momenti lo investivo nella stradina sotto casa, poi mi è volato di fianco per un po', poi è tornato indietro, quella volta l'ho visto più da vicino, era a 2 metri, ma stavolta è stato così, un lampo, imprevisto, improvviso, un po' come quando in dipartimento La vedi e non te l'aspettavi, e magari ti saluta anche... :( Ritornando al pennuto, boh, forse ha fatto il nido nel boschetto, o tra le assi della baracca, o magari era venuto solo a mangiare. Oggi ho anche visto 2 biacchi (la biscia grigia da noi si chiama così) che erano tutti attorcigliati sulla strada. Eh sì sentono la primavera anche loro :-) Erano lunghi, quasi un metro, poi quando sono tornato dopo non c'erano più, magari lui stava fumando...

Sono insolitamente allegro oggi, meglio così, così non scasso le balle di quelli che mi stanno intorno, che non sono costretti a rispondermi in Morse. Magari tra un'oretta scrivo quello che mi è capitato ieri sera...

P.

sabato 26 maggio 2007

Tristerrimo

Sono tristerrimo attualmente, davvero. E anche infelice. Perché mi sento solo. In chat non c'è nessuno. Continuo a sentire gente che organizza vacanze estive, fa programmi di divertimenti, dice di volersi bene. E questo a me è tutto precluso. Farò un paio di settimane nella mia casa in montagna, senza tv, alle 10 a letto perché non c'è niente da fare se non guardare le stelle. Nessuno a me vuole bene. Mia sorella si sta preparando per uscire col moroso. Cosa che fa da almeno 8 mesi. Neanche male che stasera non sto a casa, esco, a costo di farlo da solo, c'è la notte bianca. Chissà se mi sentirò da solo in mezzo alle 50000 persone che prevedono riempiranno il centro di Reggio. Secondo me sì. Tra poco passo dalla divina. Dovrei smettere di pensare a quella cameriera, ogni sera le passano sotto gli occhi almeno 20 o 30 migliori di me, sotto ogni punto di vista... Domani vado in montagna. Magari mi distraggo un po' a strappare quei 10 metri cubi di erbacce in mezzo ai miei iris, o a raccogliere carriole su carriole di sassi da in mezzo al campo. E magari riesco anche a rivedere l'upupa, che bello che è. Deve avere fatto il nido nel boschetto sotto casa mia, o nel buco del pero in mezzo al campo.

P.

Megatest!!

Trovato su internet. Visto che tutti dicono che sono un patito della musica, provo a farlo. E non venitemi a dire che è da 16enni arrapate. Che le canzoni che ci metto sono serie.
  • Primo disco acquistato: “Buon compleanno Elvis” del Liga
  • Ultimo disco ascoltato: “Lorca” di Tim Buckley
  • Il disco che ha cambiato la mia vita: “Ok computer” dei Radiohead
  • Copertina preferita: sempre “Ok computer” dei Radiohead
  • La migliore colonna sonora: quella del film “Il pianista
  • Il peggior cantante di tutti i tempi: ce ne sono troppi, è come sparare sulla croce rossa, non si può fare
  • La peggior cantante di tutti i tempi: boh
  • Il peggior gruppo di tutti i tempi: anche qui come sopra...
  • Il miglior cantante di sempre: Tim Buckley
  • La miglior cantante di sempre: non ne conosco tante...
  • Il miglior gruppo di sempre: Pink Floyd
  • La canzone che vorrei aver scritto: “Where the streets have no name degli U2
  • La canzone che vorrei fosse stata scritta per me: “La ballata dell'eroe” di Faber
  • La canzone che mi fa venire in mente l'infanzia: quanche sigla di cartoni animati
  • La canzone che riassume la mia adolescenza: “Stand by me degli Oasis
  • La canzone con cui vorrei svegliarmi: “Exit music” dei Radiohead (Wake, from your sleep...)
  • La canzone con cui vorrei addormentarmi: “No surprises” dei Radiohead
  • La canzone che vorrei per un tramonto: “The river” del Boss
  • La canzone più brutta di tutti i tempi: qualcuna italiana delgi anni '80, credo
  • La canzone che non vorrei sentire mai più: “Lover, you should've come over” di Jeff Buckley, ma continuo ad ascoltarla
  • La canzone che mi mette ottimismo: “Last Kiss” degli Oldies (non quella dei Pearl Jam!)
  • La canzone che mi fa sentire bene: l'ultimo movimento della Jupiter di Mozart
  • La canzone che vorrei al mio matrimonio: non mi sposerò mai
  • La canzone che vorrei al mio funerale: “Life in a Glasshouse” dei Radiohead
  • La canzone che descrive un momento della mia vita: “Time” dei Pink Floyd
  • La canzone che mi piace nella collezione dei miei genitori: “La canzone di Marinella” di Faber
  • La canzone che piace ai miei genitori nella mia collezione: nessuna
  • La canzone che mi fa venire in mente la prima cotta: mah...
  • La canzone che mi fa venire in mente una “ex”: mah...
  • La canzone che non conoscerei se non fosse per un amico: di solito sono io che consiglio canzoni ai miei amici...
  • La canzone che mi fa pensare al sesso: “Je t'aime... moi non plus” di Serge Gainsbourg, toppo facile
  • La canzone che mi fa pensare alla solitudine: “Echoes” dei Pink Floyd
  • La canzone più triste: “Last Kiss” dei Pearl Jam
  • La canzone per quando sono incazzato: tutto quello che passa il convento
  • La canzone con il miglior inizio: “Shine on You Crazy Diamonds” dei Pink Floyd
  • La canzone con il miglior finale: “Let down" e “Life in a Glasshouse” dei Radiohead
  • La canzone da ascoltare con gli amici: dipende dagli amici...
  • La canzone da suonare con gli amici in spiaggia: boh, mai fatto
  • La canzone da cantare sotto la doccia: l'ultima ascoltata prima di fare la doccia
  • La canzone che mi fa venire voglia di ballare: nessuna
  • La canzone col testo più originale: “One of these days” dei Pink Floyd
  • La canzone col testo più bello: forse “True love waits” dei Radiohead e “Wish you were here” dei Pink Floyd
  • La canzone che è un'ottima cover: “The man who sold the World” dai Nirvana
  • La canzone su cui fare l'amore: ma vaffa...
  • La canzone più nostalgica: “Ciao amore ciao” di Tenco
  • La canzone col titolo più bello: “All you need is love” dei Beatles
  • La canzone da sapere a memoria: “Imagine” di John Lennon
  • La canzone su un vero amore: “True love waits” dei Radiohead
  • La canzone storica per eccellenza: “Yesterday” dei Beatles.
  • La canzone per riflettere: “Il testamento di Tito” di Faber
  • La canzone che mi è stata dedicata: nessuna
  • La canzone più inquietante: “Sweet dreams” degli Eurithmics
  • La canzone che ascolterei mentre sono nello spazio e si sgancia il cordone che mi lega alla navicella: “Driftin' ” di Tim Buckley
  • La canzone che odiavo ma che adesso amo: “Lorca” di Tim Buckley
  • La canzone che più mi estranea dalla realtà: “Anonymous proposition” di Tim Buckley
  • La canzone da ascoltare mentre guido: quello che passa per radio
  • La canzone che mi fa più paura al buio: non ho paura del buio
  • La canzone miglior duetto: “Henry Lee” di Nick Cave & Pj Harvey
  • La canzone da dedicare a chi non la pensa come me musicalmente: “I hope that I don't fall in love with you” di Tom Waits se è donna, se è uomo non so
Dai, fatelo anche voi, daidaidaidai...

P.

venerdì 25 maggio 2007

The solitude monology

Non so se si può dire così, in inglese. Però quest'epressione fitta (quì sì che c'è la radice inglese) perfettamente con quello che voglio scrivere. Solitude trilogy è una raccolta di tre radio-documentari prodotti da Glenn Gould per la Canadian Broadcasting Corporation. Gould li produsse uno per uno, poi li riunì sotto il titolo Solitude trilogy riflettente il tema del "withdrawal from the world". A questo proposito Gould scriveva: "[They are] as close to an autobiographical statement as [I intend] to get in radio". E vabbé, chissenefrega se in essi usa la tecnica da lui inventata della "contrapuntal radio", in cui due o tre voci parlano simultaneamente. E chissenefrega che se a qualcuno interessano io ce li ho in MP3. (p.s. grazie a wikipedia per le informazioni). Vabbé. Il punto fondamentale è che stasera come al solito sono a casa solo as a dog mentre il mondo si diverte, chi con gli amici, chi con la propria ragazza, chi con magari la ragazza di qualcun'altro, e così via. Che fare per passare la serata senza deprimersi paurosamente? Ascolto Blue Afternoon di Tim e faccio la prima scelta degli iris da comprare quest'anno. Ah sì. E scrivo quest'articolo. E su cosa scrivere? Beh la strada è segnata, Glenn. E anche il sentiero è segnato, il suo rapporto con la solitudine. E anche il mio rapporto con la solitudine. Gould e la solitudine: è un rapporto intimo quello che lega il pianista con l'isolamento. Già dal suo ritiro dalla scena concertistica possiamo capire che preferisce, al contatto diretto col pubblico, quello indiretto, mediato dalla sala di registrazione. Gould ha speso gran parte della sua vita da solo, vivendo nel suo appartamento a New York o nel suo cottage sul lago Simcoe (questo). Comunicava col mondo spesso e volentieri unicamente col telefono: di se stesso diceva "I live by long distance". La long distance call è la chiamata in teleselezione. Sembra che una volta avesse detto che

"Non so dire quale sarebbe la giusta proporzione, ma ho sempre avuto una sorta di intuizione, che per ogni ora passata in compagnia di un altro essere umano si ha bisogno di un numero indeterminato di ore da soli"

Fa bene secondo me stare da soli. Passo tanto tempo da solo, quando riesco, in montagna. Si riesce a pensare e non si subisce l'influenza degli altri. Quando si sta da soli, si è con la persona migliore del mondo: noi stessi. Non ci sono altri, non ci sono giudizi, non c'è la necessita di mettersi la maschera che mettiamo ogni volta che abbiamo un contatto con un altro. Eppure ultimamente stare da solo mi fa paura. Mi mette angoscia, ci sto male da solo. Sento che ho bisogno degli altri, anche solo per dire le cose più stupide che si possano dire. Anche solo per sentire la presenza di un altro. Forse sto cambiando? E verso cosa sto andando?

P.


Do you like flying kites?

Non so se è così vero, ma mi piacerebbe che succedesse ogni tanto.

P.S. anche io giro con lo zaino, e anche io guardo sempre per terra quando giro. Chi ha orecchie per intendere...

P.

giovedì 24 maggio 2007

True love waits

Era quello che pensavo fino a poco tempo fa. Magari è anche vero. Ma era meglio se non aspettavo. Fa solo più male dopo. Non è questa la questione comunque. Mi accorgo infatti con orrore che non ho ancora parlato dei Radiohead. Che bestia che sono. Hanno monopolizzato la mia vita musicale per un paio d'anni (ah scoprire Ok computer in quarta superiore...), mi hanno regalato il più bel (ma anche unico...) concerto della mia vita, un'avventura, poco dopo la maturità, a Bergamo, col treno del ritorno che partiva alle 4.40 (ho ancora il biglietto!). Mi hanno segnato con le loro canzoni, come i Pink Floyd possono aver segnato chi li ha vissuti. E allora ve li introduco con una delle loro canzoni più belle, la più bella per come sto adesso. Ha anche un significato particolare per me, mi rispecchiavo nel testo, ora non più. Spero tanto che ritorni questa cosa. Il testo è semplice, bellissimo, parla dell'amore, che si basa su cose stupide, su lollipops and crisps, parla di come true love waits, del fatto che i'm not living, i'm just killing time senza di lei, senza le sue tiny hands e il suo crazy-kitten smile, e l'importante è che non te ne vada, just don't leave, don't leave, ti prego. Cazzo. Mi fa male sentirla. E poi. Sentirla cantata da Thom Yorke, è semplicemente perfetta, fa venire i brividi, e io non piango, ma anche le lacrime. Don't leave, don't leave.

I'll drown my beliefs
to have you be in peace
I'll dress like your niece
and wash your swollen feet

just don't leave
don't leave

and true love waits
in haunted attics
and true love lives
on lollipops and crisps

just don't leave
don't leave

I'm not living, I'm just killing time
your tiny hands, your crazy-kitten smile

just don't leave
don't leave

Perché è così semplice il testo, e ci sono tutti the almost insane feelings you get when in love. E' così semplice la musica, solo chitarra e nella prima versione tastiera. E' così perfetta così come è, tanto che, come dice Thom, We've been kicking this song around since OK Computer and we don't know what to do with it. Perché sarebbe un crimine rovinarla, ucciderla con un arrangiamento poco ispirato o something like that. E allora che rimanga nei meandri della musica, che continui a essere one of the best kept secrets in all of music, suonata se mai una volta a tour (magari in Italia quando ci sarò anch'io, no? :-)) come ultimo bis, come la versione incisa nell' EP I might be wrong...

Dicono i Radio nel sito ufficiale:

are you a virgin? every night we are haunted it paces up and down outside my room, it talks to me in its sleep. its in the tape going round and round. it stops and starts the tape machine. goes into record when it feels like it. we just let it happen. just dont leave. dont leave. it waits patiently. mum left her 8 year old locked in for a week with lollipops and crisps. she had to work or forgot or something. stanley says. you, like everyone else need to feel important.

E una canzone così non può essere usata da adolescenti stupidi come canzone d'amore, masterizzata in un cd con le solite canzonette, non può essere la nostra canzone, vostra di voi che tra due mesi vi mollate e subito via con un altro/un'altra, voi che l'amore è solo stare insieme e fare sesso, andare al cinema e in macchina, voi che non sapete niente, nulla dell'amore, voi che se molli una c'è sempre un'altra che va bene. Neanche io ne so nulla dell'amore. Ma almeno non mi butto via. E così il cerchio si chiude. Sì, perché se googlate "True love waits", non escono i Radio, ma esce "one of several approaches to challenging teenagers and college students to make a commitment to sexual abstinence until marriage". Ma non fraintendetemi, non sono per la castità, ma non buttatevi via. True love waits.

P.

mercoledì 23 maggio 2007

Onore al Milan

Complimenti. Avete vinto le partite che c'erano da vincere. In qualsiasi modo, ma le avete vinte. E allora la meritate questa coppa.

P.

Thinking about me

Non sto un granché bene. E non fisicamente, se non per quel leggerissimo mal di gambe dovuto a 90 minuti o quasi sulla fascia, ieri. Dannazione, non ho neanche fatto gol, nonostante le occasioni. Non so cosa sia, sarà il caldo che non sopporto, sarà che oggi è oggi, e in quanto tale un giorno unico, così, per i cavoli suoi, coi suoi moods... Boh. Forse è troppo facile se quando non ti senti a posto ne sai anche il perché. Deve essere così, se no andrebbe tutto ok, se sapessi esattamente cosa hai e perché. Apparentemente non c'è niente che non va. Sono in relativa calma per quanto riguarda gli esami, domani vado a fare una cosa che amo, provo il piano a coda (e per quanto tempo voglio), ieri in partita e dopopartita mi sono divertito e ho intrattenuto relazioni sociali che arrivavano al limite della normalità, e poi Lei mi ha anche salutato, e anche oggi mi ha salutato. Ecco. Forse sarà questo? Ma mi sembra di ormai esserci passato su... O forse non ci si passa su? O forse che sia il fatto che inizio ad avere un qualche accenno di normalità nelle relazioni sociali col gentil sesso? Forse è merito Suo? Sicuramente almeno in questo mi ha aiutato. D'altra parte per cosa frequentiamo la gente, gli altri? Per stare bene in compagnia? O meglio per ricevere qualcosa dagli altri, per migliorare? Il confronto con gli altri ci espone, espone le nostre debolezze, i nostri limiti, ci mette faccia a faccia coi nostri limiti. Ho capito che non si può sfuggire in eterno al confronto coi nostri (miei) limiti. Se no si sopravvive, non si vive. Se no si continua solo per inerzia, ci si fa trascinare dalla corrente del quotidiano, continuando a fare le cose che facciamo da sempre, solo per abitudine e pigrizia (o paura) di affrontare/costringersi a un cambiamento. E cambiare è dannatamente difficile, soprattutto se sei timido, e magari chiedere a una ragazza di uscire è uno sforzo quasi sovrumano. Cambiare significa mettersi in gioco, rischiare, abbandonare la tranquillità e la certezza del solito, dell'usuale. Cambiare significa anche rischiare di andare oltre e perdere la coerenza, che è forse la cosa più importante nella vita, parimente con l'onestà verso gli altri. Sì, perché la coerenza non è nient' altro che l' onestà verso sé stessi. E forse (ma cosa c'azzecca, direbbe di Pietro?) è ancora più difficile essere onesti con sé stessi che esserlo con gli altri. Perché è autodifesa, il mentire a sé stessi: Faber diceva (anzi, in origine non era lui, credo...)

e ti piace ricordarne il sorriso, che non ti ha fatto e tu le hai deciso.

Ci mentiamo troppo spesso, noi che siamo in cerca di sicurezze; sappiamo benissimo che se aspettiamo che le certezze ce le diano gli altri, stiamo freschi. E le certezze ce le dobbiamo costruire da soli. Il mondo è troppo occupato a guardarsi nello specchio, per preoccuparsi di noi. Io mi sono mentito anche troppo a lungo riguardo Lei. Devo smetterla. Sarà anche che inizio a scoprire un mondo alternativo, iniziando a parlare con donzelle? E' una sensazione strana...

Ci saranno troppe incongruenze in questo post, ma non voglio rileggerlo, deve essere postato così, come mi è uscito. Correzioni ne chiarirebbero forma e contenuto, ma ne perderebbe la spontaneità. E tanto, visto che non lo legge nessuno, a chi importa se è poco coerente? :-)

Informazione di servizio: listening to

F. Chopin - Sonata per violoncello e pianoforte in Sol minore op. 65 - Argerich, Rostropovich

opera misconosciuta e nonostante ciò bellissima del Nostro, in un' interpretazione calda e passionale (e come potrebbe altro essere, dati gli interpreti?). Omaggio in colpevole ritardo al grandissimo violoncellista russo, scomparso poco tempo fa. Qui suona davanti al muro...

Mi perdoni il signore in prima foto se l'ho utilizzata per commentare questa pochezza di riflessioni.

P.

martedì 22 maggio 2007

Bacalov-Rea

Ok. Ieri sera sono andato a quel concerto. Duo Bacalov-Rea. Solito aperitivo al barettino di fianco al teatro, ergo birrozzo. Iniziano. Posti in platea centrale, molto belli, si vedeva e sentiva bene. Arrivano insieme, Bacalov prende il microfono e inizia a parlare; italiano pressoché perfetto, introduce i primi brani, e quello che sarà il filo conduttore della serata. Lui suona il tango, Rea un po' di jazz, e insieme improvvisano. Combinazione strana, ma produce alcuni momenti piacevoli. Le trascrizioni di Bacalov dei tanghi, in particolare di quelli di Piazzolla, sono molto belle. Un po' meno entusiasmanti, almeno per me, i pezzi di Rea (che comunque suona un jazz più pacato e in generale meno ritmico di Bollani). Le cose migliori escono però da quando suonano in duo, ad esempio nel blues finale offerto come bis e introdotto così, senza tanti complimenti, da Bacalov. Interessanti anche le contaminazioni di classica, come il primo preludio del Clavicembalo Ben Temperato riproposto elaborato da entrambi, l'"Invierno Porteno" di Piazzolla-Bacalov o la rielaborazione de La rondine di Puccini fatta da Rea. Tirando le somme: una serata piacevole, e poi ascoltare un argentino della levatura di Bacalov suonare la sua musica, il tango, non è cosa da tutte le serate...

P.

lunedì 21 maggio 2007

Bollani d'autore (again)

La linea in up sembra rinata! EVVAI!! Posso ricominciare a scrivere cose poco interessanti, poco male, tanto nessuno le legge... Per ora posto il post su Bollani che avevo promesso un po' di tempo fa.

Avevo già raccontato del concerto di Bollani di qualche giorno fa. Stranamente ha cominciato a comparire qua e là nella mia vita, da quando lo sono andato a sentire. E la catena di coincidenze alla fine è divertente! :-) Fatto sta che un paio di giorni fa (ora qualcuno di più, n.d.B.M.), quando la linea iniziava a dare i primi segni di squilibrio, butto un occhio alla pila di libri che usualmente mia mamma porta a casa dalla biblioteca. Di solito sono thriller, inframezzati da libracci d'hit (tipo la Litizzetto o Moccia: brrrrrrrrr...). Ma sta volta c'era un librino tipo rosa, piccolo, non dei soliti. Butto un occhio anche all'autore. Stefano Bollani. Mi sveglio un attimo dal torpore in cui sono immerso ormai da un annetto. Alzo il sopracciglio sinistro (sì, sono destro, ma riesco ad ammiccare solo con l'occhio sinistro...). Mah, sarà un omonimo. Leggo le note di copertina. No, no, è proprio lui! Mi sembrava un tipo intelligente, ma da qui a scrivere un libro... Il titolo fa "La sindrome di Brontolo", e la retrocopertina

"La cosa incredibile è che tutti dimenticano lo stesso nano. E badi che è un nano chiassoso, non poco incisivo come il timido Mammolo. Sa perché tutti ricordano gli altri?"
Pausa a effetto.
"Perché la cosa che li caratterizza è un difetto. Pisolo dorme, Eolo starnutisce, Brontolo non ne parliamo proprio, Cucciolo è muto, Mammolo è timido, Dotto come lei ha detto giustamente è il capo. Sembrerebbe un pregio, di fatto chiunque abbia avuto un capo concorderà nel fatto che Dotto è un personaggio noioso"
"E il nano che manca, dunque, è caratterizzato da un pregio?"
"Sì, è l'unico nano allegro. E la gente non lo ricorda. Non lo trova tristissimo? Ricordiamo più facilmente i difetti delle persone. Oppure, se preferisce, ricordiamo più facilmente le persone per i loro difetti. [...] Abbiamo la sindrome di Brontolo. Brontolo non fa altro che notare le cose che non vanno e non si accorge di altro. Brontolo non coglie le occasioni."

Cavolo, giusto. L'avevo detto che era una mente fine... (Qui un'intervista a lui sul libro). Allora mi parte la voglia di ascoltare un suo cd. Andare fino alla città di cui non voglio scrivere il nome, alla Ricordi? Non se ne parla. Vado in un paio di negozietti di dischi. Non c'è niente. Mi tocca andare in centro... Che palle. Odio andare in centro. Il sabato pomeriggio poi. 2 milioni di persone. Sto male già all'idea di attraversare la via Emilia. Mi tappo il naso e vado. Ce ne sono due di cd. Uno piano solo, uno con contrabbasso e percussioni. Prendo il secondo. Ne ho abbastanza di cd di piano solo. E poi fa figo un cd di jazz col contrabbasso... Ok. Lo pago un occhio della testa. Vado a casa. Lo ascolto mentre studio. Bello, bravo, anche se non ci sono tanto con la testa. Sto pensando a lei... A un certo punto, per la seconda, volta, mi sveglio dal torpore. Questa la conosco, non è di Bollani, la conosco troppo bene... E' Luigi Tenco, Un giorno dopo l'altro. Guardo le note di copertina. Eh sì è proprio lei. Carina, piacevole, apprezzo l'omaggio in un album che è già un omaggio, a Quenau. Stimo ancora di più Bollani. Però non ricomincio ad ascoltare Tenco. Non è ancora il momento. Nella versione di Bollani non ci sono le parole. Meno male.

Ciao ai miei 3, anzi ora 4, lettori. Firmato: una sedicenne che ha scoperto la droga di avere un blog... :-) (no, non ho 16 anni e non sono una ragazza...).

P.

My normal approach is useless

Vabbè. Dato che non ho niente da fare posto anche questa. Spero che si veda. Quella di prima non si vede, bisogna cliccarci su. Tra l'altro questa fa il paio con quella di prima. E in più mi rende triste, più triste di quanto non lo sia.


Stasera vado a sentire Danilo Rea e Luis Bacalov. Speriamo meritino. Poi scrivo qualcosa sul concerto. E se passassi alla divina stasera dopo il concerto? E' anche lunedì oggi...

P.

Universal truths

Intanto posto questa. E' carina. Prima o poi posto quella che dicevo prima.


Ogni tanto luvmath. Solo ogni tanto.

P.

sabato 19 maggio 2007

Dimenticanza

Ah poi dai bambini lei c'era. Cavoli. Giornata da pattumiera, per questo...

P.

N-esimo aggiornamento tecnico, N>>1

La linea è tornata. L'upload no. Quelli di TELE2 non sanno neanche loro quando tornerà. Mah. Un saluto ai miei 2 lettori, o forse 3?

P.

venerdì 18 maggio 2007

Altro aggiornamento tecnico

La situazione sta migliorando. Ora non funziona neanche la linea, non posso telefonare né ricevere telefonare. Il telefono è muto. Domani o Lunedì arrivano i tecnici, se mi mettono a posto la linea potrò finalmente dedicarmi al problema ADSL. Sono a casa di un mio amico, per chi lo conosce quello della camicia, quello così differente da me. Con la scusa di controllare la posta sto usando il suo pc... Cos'altro dire? Domani coi bambini a fare le gare di matematica, meno male lei non c'è. Se no non ci sarei andato. Non so ancora cosa fare né come comportarmi con lei, boh. Sia ieri sia l'altro ieri mi ha salutato. E allora? Non so. Ma la situazione nella mia testa è un po' più chiara. Sto razionalizzando. Speriamo di sistemare il tutto entro un paio di settimane. Ciao ai miei 3 lettori, anzi 2...

P.

mercoledì 16 maggio 2007

Pausa

Ce l'ho fatta. Ho reagito. Sono passato. E' una ventata d'aria fresca per tutto. Meno male: se non passavo era un disastro. Almeno così sono un po' più tranquillo, e ora posso fare un poco di pausa. Poi ricomincio a studiare, che tra l'altro mi è tornata un po' di voglia. Sto ricominciando a guardarmi intorno, e affronto le cose con un po' più serenità. Meno male. La connessione è ancora morta, oggi non posso, ma domani chiamo quelli di TELE2 e m'incazzo come una iena. Tanto non servirà a niente. Ho iniziato il libro di Bollani, ma era l'una di notte e ho letto solo un capitolo. Quale libro? Ah sì il post ce l'ho ancora sul desktop del pc di casa e non l'ho ancora postato... Oggi m'ha salutato. Non so come ho reagito. Forse un po' più razionalmente di come avrei reagito una settimana fa, penso. Devo ritrovare un briciolo di razionalità. Avevo trovato una bellissima vignetta su math&love. L'ho persa, ora non so come recuperarla. Poi la posto, giuro. Ieri sera sono stato da straccio. Peccato, era una bella serata, avrei potuto, anzi dovuto, godermela. Non ce l'ho fatta.

Scusate, i post che scrivo in dipartimento fanno davvero schifo. E' che non sono molto ispirato...
Ah. Guardate la velocità della connessione della rete del dip... Mi viene un po' da piangere..



P.

lunedì 14 maggio 2007

Situazione attuale, post from dipartiment

Sto da schifo. Ho un esame oggi pomeriggio non so quando, probabilmente verso le otto di sera. Non so niente, mi sa che non lo passo neanche... Dovrei ripassare il seminario, ma non ne ho voglia. Poi ci si mettono anche i miei amici a narrarmi dei loro record, che non raggiungerò mai, anzi, raggiungerò ma non nel modo che pensano loro... Sono un fallito? Dicono tutti di no, anzi, dicono che vorrebbero essere tutti come me. Ma io non mi vado bene, zero proprio. Domani sera cena in gruppo. Non so se ci vado. Non so se ce la faccio. Per lei. Perché mi ha fatto in bocca al lupo? Porta sfiga. E poi ho ricominciato a pensarle. Ho avuto un lampo di gioia quando ho letto il suo nome. Cosa vuol dire? Era meglio se non accendevo il cellulare. Non se ne rende conto, ma sta facendo di tutto per non farmelo passare, sto benedetto esame. Come se non ce la facessi da solo a non passarlo. Non mi sono neanche fatto la barba stamattina. E ho dei capelli improponibili. Faccio schifo anche da guardare. Quando si sistema la linea a casa posto una bella cosa su Bollani. L'ho scritta in txt, ma ormai è pronta. E' bella, non è venuta male. Che abbia un futuro nella scrittura? Se devo fare affidamento sul mio futuro nella matematica...

Mi. Sto. Malando. Di. Barricchite. O. No?
P.

domenica 13 maggio 2007

Aggiornamento tecnico

Non c'è verso di postare qualcosa superiore alle 3 righe. Mi adatterò e inizierò a parlare per aforismi. Zob.

P.

sabato 12 maggio 2007

Work in progress

We're having technical problems. Sorry for the inconvenient. It's TELE2 fault. We're working for you.

P.

giovedì 10 maggio 2007

I miei occhi che t'amavano tanto

Se non fosse per il fatto che lei non mi ha mai amato, sarebbe perfetta. Anzi, perfettissima.

Lontano lontano nel tempo
qualche cosa
negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t'amavano tanto
E lontano lontano nel mondo
in un sorriso
sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu
mi prendevi un po' in giro
E lontano lontano nel tempo
l'espressione
di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto
l'aria triste che tu amavi tanto
E lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto
chissà come e perché
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano.

Lontano lontano, L. Tenco.

Ma non l'ascolto Luigi, è meglio che non l'ascolti, almeno per ora.

P.


In birra luciditas


Ho appena letto quello che ho scritto ieri sera, giusto perché voglio stare un altro po' male. Non credevo di essere in grado di scrivere cose così lucide. Evidentemente è merito della Moretti Rossa. Perché le macchinette in dipartimento non distribuiscono Moretti Rossa? Devo affogare il diapiacere in caffé-cioccolato extra zucchero.

P.

mercoledì 9 maggio 2007

Sono un signore

Attualmente sono un po' allegretto, ma mi capirete... Ma sono anche un signore: seguendo il consiglio di un Amico illuminato, ho deciso di non renderle pane per focaccia e sputtanare il suo comportamento con chiunque mi passi a tiro, ma mi limiterò ad un è finita in risposta a chi si interessasse della cosa. Alla fine la tentazione di restituirle un po' di quei 3 mesi di merda (e quello scaricamento infame) che mi ha fatto passare è forte, ma mi limiterò ad osservare dall'alto la situazione, magari col subdolo desiderio che un giorno senta la mia mancanza, o meglio, che un giorno dopo essere stata mollata da uno dei numerosi stronzi che popolano l'orbe terrarum, pensi a me e a quello che le avrei potuto dare. In tal caso spero di avere le palle di declinare l'offerta di rivederci con una delle tante scuse che lei ha usato con me. Spero di riuscirci, e per fare questo devo imparare a guardarla negli occhi senza perdere d'incanto la volontà...

P.

Fine prima dell'inizio

Non ho osato. Non ho avuto il coraggio. Ha osato lei. E mi ha detto quello che non avrei mai voluto sentirmi dire, ma che in fondo in fondo pensavo. E' finita. Ancora prima di essere cominciata.

P.

Palliativo? Tim's voice

Devo occupare un po' il tempo, se no non resisto. E allora parliamo un po' di Tim, anzi, della voce di Tim. Perché oltre ad essere stato un fantastico songwriter folk, poi sperimentatore, punto di contatto di folk, jazz, musica "colta" moderna (Berio, Ligeti), Tim aveva la voce più bella di sempre. Non la più estesa magari, non la più tecnica, non quella col timbro più caratteristico o personale. Ma per me è senza ombra di dubbio la più bella. Ed è bello anche seguirne l'evoluzione: dalla voce pura, cristallina di Goodbye and Hello, che rispecchia i suoi 20 anni (sic!), agli ululati bestiali di Gypsy Woman, a quella che non è più voce, ma un vero e proprio strumento musicale, di Starsailor per infine giungere alla voce di uomo, quella ad esempio di Dolphins all' Old Grey Whistle Test (e non dico quella degli ultimi album, che non ho ascoltato e non ascolterò mai).

20 anni: esce Goodbye and Hello, influenzato dalla scena musicale del periodo (con quell'arrangiamento di troppo che lo rende un pochetto trash), con una sfilza di canzoni da storia della musica. La voce è purissima, cristallina, eterea: il canto delle prime due strofe di Morning Glory sono quanto di più vicino a come io penso sia la voce degli angeli, tutta Phantasmagoria in two è dominata dal suo canto etereo, la semplice Once I was è quasi per intero sostenuta unicamente dalla voce e dal timbro. Tim non disdegna tuttavia il registro grave, come in tutta Pleasant Street, e in particolare nel down, down, down, l'abisso in cui ti porta (e lo porterà) la droga.

21 anni: nel live in Londra del 1968, pubblicato come Dream Letter - live in London, già qualcosa è cambiato. In un anno la voce cambia, e basta paragonare le canzoni presenti in entrambi i dischi per rendersene conto. L'intonazione è meno eterea, astratta, si avvicina al concreto e a quel registro medio in cui Tim è inarrivabile. Un occhio di riguardo per Dolphins, che verrà riproposta lungo tutta la sua carriera, per i virtuosismi bestiali di Who do you love, per l'epica e bellissima Wayfaring stranger. In generale la voce è più coinvolgente, un pelo più grave, più concreta, cosa che carica di ulteriore drammaticità canzoni come Pleasant Street. Non scordiamoci che è un concerto di 2 ore non stop, cui inoltre Tim sbaglierà l'intonazione di forse una o due note. Una vera e propria macchina da canto.

22 anni, un altro live: al Trobadour registra una decina di canzoni tra cui una versione bestiale di Gypsy Woman: l'assolo vocale con cui termina la canzone è davvero da brividi, e mostra tutto quello che può con le corde vocali: bassi terrifici, acuti allucinati, pianissimi. Tutte le volte che gli strumenti si mettono a tacere e lancia questo solo un brivido mi prende la schiena, per poi poi terminare quando le congas timidamente cercano di riprendere spazio per la conclusione strumentale.

Saltiamo a 24 anni, con Starsailor. La voce non è più voce che canta, è strumento che suona. Tim ha affinato le capacità tecniche, come dice Scaruffi, che apprezzo tanto quando parla di Tim (e un po' meno quando parla di Radiohead)

"Lo stile vocale di Buckley ha ormai raggiunto la perfezione tecnica e puo' permettersi qualunque suono: secoli di tradizione vocale nera sono stati sintetizzati in una perfetta macchina di shout, cry, acuti, scat, rap, whoop, fade-out, e ogni sorta di saliscendi spericolati su e giu' per le scale tonali, con duttilità praticamente illimitata."

Ormai è l'apice della carriera di Buckley, le sperimentazioni l'hanno lanciato oltre le stelle, e purtroppo ora comincia la discesa. Artistica, ma anche vocale. La voce diventa più adulta, rimane particolarissima e bella, ma la necessita di far soldi la costringe in una gabbia di soul e funky. Buckley non si libra più tra le stelle, ma si limita a navigare in un triste showbiz. Chi gli avrebbe d'altra parte dato un'altra occasione dopo Starsailor? E in tale caso cosa avrebbe sfornato, se fosse stato libero di seguire il suo enorme, illimitato talento? E fin dove si sarebbe spinta la sua voce, che già saltellava qua e là tra le stelle?

Qui una bellissima, breve storia della sua vita e della sua arte.

P.

Please, please, please

Good times for a change
See, the luck I've had
Can make a good man
Turn bad
So please, please, please
Let me, let me, let me
Let me get what I want
This time
Haven't had a dream in a long time
See, the life I've had
Can make a good man bad
So for once in my life
Let me get what I want
Lord knows, it would be the first time
Lord knows, it would be the first time

Non ce la faccio.

P.


Dire, fare, baciare...

Ho una paura fottuta di fare la cosa sbagliata. Sono agitatissimo. Come faccio ad arrivarci a oggi pomeriggio? E quando ci arrivo, come mi comporto? Dire, fare, baciare, lettera o testamento? Diamine... Potrei buttare via tutto per una mossa sbagliata. Come è difficile con le persone...

Solo chi non osa non sbaglia (H. Ford)

Allora oserò.

P.


martedì 8 maggio 2007

Pianissimo, Bollani

Che fortuna saper strimpellare uno strumento. Fortuna doppia se è il pianoforte. Sei da solo quando suoni il piano. Anche se ci sono intorno 10000 persone che ti stanno ad ascoltare. Anche se sono tutti lì a cercare di cogliere ogni minima sfumatura del tuo suonare. Ci sei solo tu e la musica. Se sei particolarmente bravo ci sei solo tu. Se sei davvero, davvero bravo, non c'è neanche lo strumento. C'è solo un collegamento diretto tra la tua testa e la musica che si diffonde. Non ci sono le dita che suonano, non ci sono i tasti, non ci sono i martelletti che percuotono le corde. La musica esce dritta dritta dalla tua testa. Ma bisogna essere veramente bravi. Diceva il caro Glenn a proposito di un gigante, talmente grande che mettendosi sulle sue spalle a volte riesci a vedere oltre a dove aveva visto il compositore, Sviatoslav Richter:

Mi è sempre sembrato che esistessero due categorie di interpreti: quelli che cercano di sfruttare lo strumento che utilizzano e quelli che non lo fanno. Nella prima categoria si possono includere [...] figure leggendarie quali quelle di Liszt e Paganini, e anche un buon numero di virtuosi sedicenti demoniaci di epoca più recente. [...] Nella seconda categoria, invece, si trovano i musicisti che tentano di far andare in cortocircuito il problema del meccanismo dell'esecuzione, di creare l'illusione di un legame diretto fra loro e una data partitura e che, di conseguenza, aiutano a creare nell'ascoltatore la sensazione di partecipare non tanto all'interpretazione quanto alla musica stessa.

Come spiegarlo meglio? Impossibile. E difatti Gould è una delle menti musicali più acute e geniali del secolo passato.


Chi è? Stefano Bollani, uno dei pianisti Jazz più promettenti della sua generazione. Lo sono andato a sentire Giovedì scorso, suonava con un quartetto (sax, tromba, contrabbasso e percussioni) e con Massimo Altomare al canto; lo spettacolo era "La gnòsi delle Fanfole", trasposizione in musica delle poesie di Fosco Maraini. Veramente bravo: gran senso del ritmo, non eccessivamente percussivo, musica bella, raffinata, fresca, una forte personalità e una spiccata ironia, grazie alla quale riesce a rendere gradevolissimo lo spettacolo; che da puro (e notevole, diciamolo) show di musica jazz colta diventa anche occasione di siparietti e scambi di battute (a volte destinate agli specialisti...). L'imitazione di Paolo Conte con cui introduce il bis finale infine vale da sola il prezzo del biglietto (appena 12 iuri). Applausi scroscianti, commenti positivi all'uscita per questo pianista, intrattenitore, persona intelligente (frecciatina/considerazione personale: sicuramente tutto un altro livello rispetto all'osannato Allevi...). Consiglio: se passa dalle vostre parti, non lasciatevelo scappare. Non rimpiangerete sicuramente né la serata spesa, né i soldi sborsati. E diciamocelo, di questi tempi non è poco neanche questo...

Bravo, bravo, bravo.

P.


lunedì 7 maggio 2007

Bentornato Daniele

Ma quando entrate per un nuovo post in blogger, non vi fa un po' specie quel pietra miGLiare poco sotto? A me un po' sì, è quantomeno desueto...

Almeno una cosa un po' più seria: il 30 aprile 2007 Daniele Luttazzi è tornato in tv (vedi sul tubo, per esempio qui e qui. Il comma Luttazzi... Buahahahah). Finalmente. Era ora. Non se ne può più di comici che non fanno ridere anche se fanno 10 milioni di spettatori con Zelig, di buonismo, di cerchiobottismo¶culismo per far carriera (per chi ha visto Adenoidi 2007: Fazio, Volo, Fiorello, Ventura ecc ecc ecc), di nessuno che dice quello che pensa, di chi invece dice e pensa che un paio di frasi rivolte alla Chiesa Cattolica (sì, con la maiuscola, l'istituzione) dal palco di un concerto siano equiparabili al terrorismo (come se i valori della chiesa siano i valori occidentali contro cui combattono i Talebani!), di politici che vanno dietro all' O.R., della RAI che se ne lava le mani, di reality, di Maria de Filippi, di quel P2ista di Costanzo che fa audience con le bambine leucemiche, di nessuno che ha il coraggio di dire neanche i fatti. Avanti quindi a quello che le cose le dice, anche se sono scomode (cfr. il commento sul partito democratico sul sito qui a dx), anche se gli costano 5 anni di lontananza dalla tivi, anche se molti storcono il naso, molti si alzano disgustati. L'ho seguito anche durante gli anni della non-tivi, anzi, l'ho scoperto. Di quando era ancora sul teleschermo ricordo qualche comparsata a Mai dire Gol (quando faceva ancora ridere. Grazie al cazzo, con comici come Luttazzi, Gioele Dix, Paolo Hendel...) che è meglio se andate a vedere sul tubo. Un giorno dedicherò un post al professor Fontecedro e a Panfilo Maria Lippi (non me ne voglia Luisella, ma mi fa ridere meno...). Ha sempre caricato i suoi spettacoli, oltre che di battute, di informazione politica. Siamo in Italia, l'informazione la deve fare un comico. Perdipiù quella politica. Ma almeno un comico che la fa c'è. E che comico, ragazzi...

Bentornato Daniele! Ci mancavi :-)

Da "101 cose da non fare ad un funerale":
41. ripararsi dal freddo all'interno del cadavere ancora caldo.

P.


Bal masque

Quarto post (ma il primo era di presentazione) terza passione: gli iris. Questo è fiorito tra oggi e ieri : acquisto dell'anno, almeno secondo le prestazioni di questa prima fioritura. Certo che combattere con Celebration Song e Conjuration non è facile, ma se le premesse sono queste, mi sa che la Dykes Medal arriva presto...
Una perla di saggezza in meno di tre righe? Ci provo...

Se Dio non avesse fatto la donna, non avrebbe fatto neppure il fiore. (V. Hugo)

Pas mal, n'est ce pas? E poi i fiori non rompono neanche le balle.... See ya.

P.


domenica 6 maggio 2007

Glenn

Strano che nelle attività che seguo con attenzione, di cui sono appassionato, non ci sia nessuna donna per me degna di attenzione. Tra i grandi pianisti/interpreti, la prima donna arriva preceduta da almeno una decina di colleghi maschi, in ogni categoria. Analogamente non apprezzo molto cantanti di sesso femminile; neanche scrittrici e/o pittrici (ma sono esistite pittrici donne?). Così è spiegato perché qui si parla solo di uomini, non perché ciò abbia un connotato misogino e/o dia indizi sui miei orientamenti; è così e basta.

Uno dei fari che dovrebbe illuminare chiunque si sieda ad un panchetto per suonare il pianoforte, è Glenn Gould. Antiaccademico, anticonformista fino al paradosso, interprete geniale (universalmente riconosciuta la grandezza delle sue interpretazioni di Bach, dei virginalisti inglesi e dei compositori del '900, Schoenberg su tutti; più discusse le sue interpretazioni di Mozart e Beethoven, sempre tuttavia guidate da un'idea, una visione unitaria e in ogni caso guidata da considerazioni coerenti), intelligentissimo analista di qualsiasi aspetto riguardante la musica (un esempio, la tecnologia di registrazione), questo canadese ha marcato indelebilmente la storia dell'interpretazione piansitica senza quasi muoversi dallo studio di registrazione. Ritiratosi dalla scena concertistica all'età di 32 anni, ha continuato a incidere dischi fino alla sua morte, avvenuta all'età di 50 anni, nel 1982. Ipocondriaco, forse lievemente autistico, l'unica sua compagna, in tutta la vita, è stata la musica. Un giorno parlerò della sua eccentricità, un altro delle sue incisioni delle Goldberg, che tutti noi, nolenti o volenti, chi ne Il silenzio degli innocenti, chi nella pubblicità di una cucina che non ricordo, abbiamo almeno una volta ascoltato. Che post del cavolo, non ho parlato di niente... Vabbè, prendiamola come una prova tecnica di post.
Buona notte a tutti, belli e brutti, in particolare a Lei, che non sa che sto scrivendo qua e che probabilmente nemmeno mi pensa. Però io penso a Lei, e questo è quello che conta; dice Thomas Mann, nel Tonio Kroger (o almeno credo):

la felicità non sta nell'essere amati: questa è soltanto una soddisfazione di vanità. La felicità sta nell'amare.

Che bella. Che vera.

P.


About God or religion

Ho fatto un salto poco fa sul sito ufficiale di Tim, per copiare il link da mettere negli interessi a destra. E c'era una frase, sua, in alto, in Tim's Words:

I don't know anything about God or religion or anything like that. I just believe in people and what can happen between people. Being a musician I see the power of music much more than I see the power of God.

Anch'io credo in quello che può accadere tra le persone. Ma io non credo nelle persone, in generale. La gente è stupida, si ferma all'apparenza, è ipocrita, pensa solo al proprio interesse. Tranne rare eccezioni, ovviamente. Ad esempio io :) Niente immagini, non c'è niente che ci stia bene qui. Alla prossima.

P.


Here I am, here I am

Here I am, here I am... Come cantava Tim in una delle sue più belle song, quella alla sirena. A quella è ispirato il nome del blog, e a lui è ispirato tutto il blog. Blog... Eh già ci sono cascato. Non ho mai tenuto un diario; cosa mi spinge a aprire un blog, ora, nel 2007, quando ormai il blog non è più novità e soprattutto quando ormai sono un vecchione? Non che sia tanto vecchio da essergli stato contemporaneo, no, figuriamoci, io che alla caduta del muro avevo appena dismesso il pannolone... E allora perchè ho aperto 'sto coso? Cosa me ne faccio, che tanto nessuno lo leggerà, anzi, non ho proprio intenzione che le persone che conosco lo leggano, tanto che non dirò a nessuno: "Ehi, sai che ho aperto un blog?" Mah...

Forse ho solo bisogno di mettere ordine nei miei pensieri, di dare forma compiuta a quell'ammasso di stupidate che ho in testa. E allora posso dire che questo blog l'ho fatto per me, solo per me, per poterci perdere un po' di tempo quando non ho voglia di studiare deformazioni di varietà complesse, spaccarmi la testa su sheaves e presheaves, sulle dimostrazioni long and computational (so please stay with us) del Kodaira, sulle radici di -1, su x che non è una variabile ma un insieme ma non è una classe propria, ebbasta matematica...

Vabbé, mi ero proposto una cosa, ma dato che ormai è Domenica non posso più farla... Facciamo così, torniamo indietro di mezz'ora, così posso dire che oggi e non ieri mi è arrivato il DVD di Tim, preordinato su Amazon un mesetto fa. Ho guardato solo le performances, belle, le avevo già viste sul tubo, ma sulla tivi sono un'altra cosa. Uno di questi giorni mi guardo il resto, lo prometto. Vi lascio con la più bella di queste, la trovate, manco a dirlo, sul tubo, basta cercare Tim Buckley - Song to the Siren - Live at the Monkees Show. Non posto link, che magari poi expirano i link...

Long afloat on shipless oceans
I did all my best to smile
'Til your singing eyes and fingers
Drew me loving to your isle
And you sang
Sail to me
Sail to me
Let me enfold you
Here I am
Here I am
Waiting to hold you

Did I dream you dreamed about me?
Were you hare when I was fox?
Now my foolish boat is leaning
Broken lovelorn on your rocks,
For you sing, touch me not, touch me not, come back tomorrow:
O my heart, o my heart shies from the sorrow

I am puzzled as the newborn child
I am troubled at the tide:
Should I stand amid the breakers?
Should I lie with Death my bride?
Hear me sing, swim to me, swim to me, let me enfold you:
Here I am, here I am, waiting to hold you

Brividi, brividi, fortissimi brividi a vederlo sfiorare la 12 corde, a sentire la sua voce cantare queste parole, sentirlo cantare waiting to hold you mentre sto pensando a Lei... Una cosa fuori dal mondo, incredibile. E ancora adesso praticamente nessuno se lo fila... :( Triste posto il mondo, se lo dovessimo giudicare solo per questo :(

Domani imparo come mettere le foto, ora ho sonno.
Buonanotte a tutti.

P.