mercoledì 23 maggio 2007

Thinking about me

Non sto un granché bene. E non fisicamente, se non per quel leggerissimo mal di gambe dovuto a 90 minuti o quasi sulla fascia, ieri. Dannazione, non ho neanche fatto gol, nonostante le occasioni. Non so cosa sia, sarà il caldo che non sopporto, sarà che oggi è oggi, e in quanto tale un giorno unico, così, per i cavoli suoi, coi suoi moods... Boh. Forse è troppo facile se quando non ti senti a posto ne sai anche il perché. Deve essere così, se no andrebbe tutto ok, se sapessi esattamente cosa hai e perché. Apparentemente non c'è niente che non va. Sono in relativa calma per quanto riguarda gli esami, domani vado a fare una cosa che amo, provo il piano a coda (e per quanto tempo voglio), ieri in partita e dopopartita mi sono divertito e ho intrattenuto relazioni sociali che arrivavano al limite della normalità, e poi Lei mi ha anche salutato, e anche oggi mi ha salutato. Ecco. Forse sarà questo? Ma mi sembra di ormai esserci passato su... O forse non ci si passa su? O forse che sia il fatto che inizio ad avere un qualche accenno di normalità nelle relazioni sociali col gentil sesso? Forse è merito Suo? Sicuramente almeno in questo mi ha aiutato. D'altra parte per cosa frequentiamo la gente, gli altri? Per stare bene in compagnia? O meglio per ricevere qualcosa dagli altri, per migliorare? Il confronto con gli altri ci espone, espone le nostre debolezze, i nostri limiti, ci mette faccia a faccia coi nostri limiti. Ho capito che non si può sfuggire in eterno al confronto coi nostri (miei) limiti. Se no si sopravvive, non si vive. Se no si continua solo per inerzia, ci si fa trascinare dalla corrente del quotidiano, continuando a fare le cose che facciamo da sempre, solo per abitudine e pigrizia (o paura) di affrontare/costringersi a un cambiamento. E cambiare è dannatamente difficile, soprattutto se sei timido, e magari chiedere a una ragazza di uscire è uno sforzo quasi sovrumano. Cambiare significa mettersi in gioco, rischiare, abbandonare la tranquillità e la certezza del solito, dell'usuale. Cambiare significa anche rischiare di andare oltre e perdere la coerenza, che è forse la cosa più importante nella vita, parimente con l'onestà verso gli altri. Sì, perché la coerenza non è nient' altro che l' onestà verso sé stessi. E forse (ma cosa c'azzecca, direbbe di Pietro?) è ancora più difficile essere onesti con sé stessi che esserlo con gli altri. Perché è autodifesa, il mentire a sé stessi: Faber diceva (anzi, in origine non era lui, credo...)

e ti piace ricordarne il sorriso, che non ti ha fatto e tu le hai deciso.

Ci mentiamo troppo spesso, noi che siamo in cerca di sicurezze; sappiamo benissimo che se aspettiamo che le certezze ce le diano gli altri, stiamo freschi. E le certezze ce le dobbiamo costruire da soli. Il mondo è troppo occupato a guardarsi nello specchio, per preoccuparsi di noi. Io mi sono mentito anche troppo a lungo riguardo Lei. Devo smetterla. Sarà anche che inizio a scoprire un mondo alternativo, iniziando a parlare con donzelle? E' una sensazione strana...

Ci saranno troppe incongruenze in questo post, ma non voglio rileggerlo, deve essere postato così, come mi è uscito. Correzioni ne chiarirebbero forma e contenuto, ma ne perderebbe la spontaneità. E tanto, visto che non lo legge nessuno, a chi importa se è poco coerente? :-)

Informazione di servizio: listening to

F. Chopin - Sonata per violoncello e pianoforte in Sol minore op. 65 - Argerich, Rostropovich

opera misconosciuta e nonostante ciò bellissima del Nostro, in un' interpretazione calda e passionale (e come potrebbe altro essere, dati gli interpreti?). Omaggio in colpevole ritardo al grandissimo violoncellista russo, scomparso poco tempo fa. Qui suona davanti al muro...

Mi perdoni il signore in prima foto se l'ho utilizzata per commentare questa pochezza di riflessioni.

P.

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