mercoledì 30 maggio 2007

Der Müller und der Bach

Niente post chilometrici, depressi, tristi, romantici oggi. Solo un piccolissimo commento su questa perla. L'originale Der Müller und der Bach è un lied di Schubert. Liszt l'ha transcritta per pianoforte. E Sofronitsky l'ha interpretata in modo magistrale. Fraseggio drammatico, dilaniato, bellissimo; canto lirico e allo stesso tempo dismesso; accompagnamento discreto ma anche capace di sostenere la melodia; controllo dei colori e dell'agogica ai limiti delle capacità dello strumento. Ma soprattutto quella sua unica capacità di inventare frasi, di dilaniare il tempo, stirandolo, di creare una tensione drammatica nell'ascoltatore. Parafrasando un detto su un quintetto di Mozart, quello con due viole in Sol minore, qui Sofronitsky ti strappa via l'anima a forza dal corpo. Il buon Vladimiro è stato un grandissimo pianista, nell'olimpo del pianoforte, riferimento di tutti i pianisti russi (mi'a ciccioli, come direbbe un mio amico senese...), nonostante fosse alcolizzato e drogato (oppio?). Ed è forse proprio da ciò che derivano i suoi fraseggi mitici, l'incredibile tensione emotiva che permea le sue interpretazioni e l'aura di leggenda che circonda ogni sua esecuzione. Qualcuno diceva che vale la pena ascoltare ogni singola nota che Sofronitsky abbia inciso. Non so. Però qualcosa suonato da lui va ascoltato, e meditato.

P.

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