sabato 12 gennaio 2008

Attesa

Pensavo al significato che c'è nell'attesa di qualcosa. Cioè, quando si aspetta qualcosa, bello o brutto, paradossalmente è l'attesa che acquista significato. Quello che succede è un evento, un attimo. Una volta che è accaduto, è passato; non ce ne rimane che uno, sbiadito o meno, ricordo. E spesso la fregatura è che più aspettiamo una cosa, più ne siamo delusi una volta accaduta. Perché l'aspettativa supera la realtà. E l'aspettativa ci stritola, e affoghiamo nel desiderio. Quando aspettiamo qualcosa, siamo proiettati nel futuro. E il futuro lo vediamo, ce lo aspettiamo sempre migliore del passato (come potrebbe essere altrimenti?), verso cui siamo rivolti una volta accaduto quello che aspettavamo.

La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.

[...]

Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E' come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

Che grande saggio, il Leo nostrano. Scusa, Bradipo, ma mi tocca mettercelo. E sorvoliamo un attimo, come sorvola Leopardi, sulla tristezza e noia che arriveranno. Godiamoci l'attesa.

P.

1 commento:

RadomE ha detto...

Si si bravo Leo...ma qualcosa che non induca al suicidio no?!