martedì 17 luglio 2007

Quando la ferita brucia

Intanto sono i muscoli delle braccia che bruciano. Impossibile, direte voi. Tu non hai muscoli nelle braccia. Vero. Però bruciano. Dovreste vedere come sto diventando grosso. Circa così:


Circa. E tutto ciò solo dopo una settimana scarsa di palestra. Anzi 5 giorni con la domenica in mezzo. M'hanno raccontato della serata gogno. E' stata serata gogno solo a metà, solo uno ha dato (3 volte!) ma solo perché in un'ora e mezza si è fatto fuori un tre quarti di vodka e 4 birre. Tra l'altro quella sera che ho litigato di peso col mio amico, l'ho fatto anche perché gli ho detto che invidio un po' questo. Perché lui non si fa problemi, vive e basta. Insomma ero e sono un acceso sostenitore del motto beata ignoranza. Cazzo se fossi un contadino che zappa la terra, ignorante e becero. E lo dico a ragion veduta, ciò. Perché dei due mali si sceglie il minore, e per come sto ora e come sono stato nell'ultimo periodo, meglio contadino rozzo. E poi ho illustri personaggi che confermano la mia tesi:

O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!

e poi, che non ha molta attinenza, ma è una delle vette della poesia, italiana e non, quindi non posso esimermi dal postarla:

Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E' funesto a chi nasce il dì natale.

Ritornando a noi: tanto alla resa dei conti, alla fine, cosa conta? Se non quanto ce la siamo goduta finché ci siamo stati. Finché ci sei, goditela. E io sono stanco di vittorie morali. I libri non si fanno con le vittorie morali. L'inter ha vinto moralmente lo scudo del '98. E allora? Cosa me ne faccio della mia macelata superiorità alle centinaia di migliaia di pidocchi che ci circondano? Loro sono felici, almeno... Termino passando dal caviale alle patatine fritte, da David Letterman a Pippo Franco, da Emil Gilels a me. Cioè da Leopardi al Liga. Che è un po' banale, un po' così, ma ci sta. E poi mi viene bene il giochino con il titolo e il primo verso:

Quando indietro non si torna, quando l'hai capito che
che la vita non è giusta come la vorresti te;
quando farsi una ragione vorra dire vivere
te l'han detto tutti quanti che per loro è facile;
quando batte un pò di sole dove ci contavi un po'
e la vita è un pò più forte del tuo dirle "ancora no"
quando la ferita brucia la tua pelle si farà.

Sopra il giorno di dolore che uno ha.

Lo spero.

P.

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