sabato 7 luglio 2007

Una serata a casa

E vabbé. Non è sempre venerdì sera. Cioè, ieri mi era andata anche troppo bene, quindi stasera dovevo aspettarmelo un po' di calma piatta. Ho studiato nel frattempo. Vorrei scrivere qualcosa di bello, ma lo lascio per domani, che il prossimo è il post numero 100. Wow, che numero. Allora magari quello di domani sarà interamente dedicato alle varizioni Goldberg, mio grande amore, mio secondo amore dopo Lei, e allora scrivo qui un paio di considerazioni. Ci ho scritto un po' tante cazzate qui sopra. E poi forse ci ho scritto anche troppe cose personali. E' che poi non ci pensi alla fine. Le scrivi perché ti senti di scriverle, per buttarle fuori, poi magari un mese dopo te ne penti. Magari tra un po' le cancello, quelle troppo personali. Non voglio che finiscano in pasto a chiunque passi di qui. E anche sotto questo punto di vista mi è scappata un po' la mano la cosa. Cioè la mia idea era che nessuno dei miei conoscenti leggesse queste pagine. Volevano essere un diario in versione moderna. Poi uno alla volta un po' tutti sono venuti a conoscenza, e anche perché mi piaceva che certe cose le leggesse qualcuno oltre me, tipo questo o questo o questo. Anche perché vorrei che la gente capisse che sono qualcos'altro oltre a un matematico sfigato. Che ho qualcosa. A parte le lamentele e il guardare per terra. Volevo condividere le mie passioni, e magari che ne ho qualcuna in comune con qualche amico. Per esempio che Giudizi universali non piace solo a me. Mah non voglio svendermi però, ho sempre paura di cadere nel populismo o nei semplicismi quando scrivo. Forse non dovrei preoccuparmene troppo.

Poi volevo parlare ancora un poco della storia della tabula rasa (mettetevi comodi, stasera ne ho da dire, e soprattutto ho il tempo per farlo...). Ci vuole coraggio. Forse troppo. Magari sarà più facile una volta uscito da quel postaccio, come con le superiori, 2 o 3 persone con cui mi tengo ancora in stretto contatto, poi basta. Magari qui un po' più di 2 persone, nell'università sono cresciuto, sono diventato grande. E chi ti sta accanto in questo periodo non si scorda. Un po' come quando si prende il sole con la maglietta, come i ciclisti. Che tu lo voglia o no, la spalla rimane bianca, il segno resta. Però per adesso come faccio a fare tabula rasa? Al di fuori dell'uni non ho niente. Tutti quelli che mi stimano sono in dipartimento (e purtroppo la maggior parte mi stima solo per i 30 e lode). Alla fine in questo momento la matematica è l'unico modo in cui riesco ad esprimermi. Triste... Il problema non è nient'altro che iniziare. Poi magari prendo fiducia e non mi ferma più nessuno. Ma prima devo provare, e ciò non dipende solo da me. Cavolo, perché continuo a sperare che mi cada per miracolo tra le braccia? E' che non mi piace nessuna attualmente, o meglio, se mi piacciono o sono già occupate o sono al di fuori della mia portata (vedi sotto) o sono una storia già finita (vedi ancora più sotto), anzi mai iniziata, o non è il momento giusto ecchecazzo quando è il momento giusto quando inizierò ad avere i capelli grigi e ad avere davvero dei rimpianti. Perché dovrei aspettare? La vita non ti aspetta, no?...

Poi colgo l'occasione per fare pubblica ammenda riguardo un paio di promesse che ho fatto e mi sa che non manterrò. Il libro di Bollani non l'ho letto, non mi piaceva alla fine un granché, un Baricco complicato, e poi me l'hanno riportato in biblioteca e ci sono 100 libri che devo leggere prima di riprenderlo. E la foto della mia Mildred Mitchell mi sa che non la posterò, anche perchè hanno aperto tutti da schifo i suoi fiori. Vabbè rimedio con una non mia però. Ah vi eravate accorti che oggi è una data palindroma? Solo se non mettete lo zero davanti alla cifra dei giorni però.
A proposito entro breve devo decidere la prima tranche di iris da comprare, ma devo ancora sfoltire la rosa (...) dei papabili. Anche perché mi sembra esagerato spenderci più di 50-60 euri. Poi, cavolo come è carina la cameriera della divina. Ma non devo innamorarmi, ha ben altro che me per la testa. E ciò vale anche per il futuro, per lei. Cavolo, facile dire non devo innamorarmi. A parte che innamorarsi di qualcuno senza averci mai parlato... Boh, l'ultima volta mi è successo. E poi parlandoci è stato come esponenziare, anzi esponenziare il fattoriale. Tanto è vero che ci penso ancora, quando avrei dovuto smettere di farlo più di un mese fa. Ci ho pensato anche oggi. Il viaggio in macchina verso Parma senza radio è stato fatale. Forse semplicemente non le piacevo. Boh, magari ci ha provato. Perché magari sapeva che forse ne valeva la pena. Forse. Boh. Non lo so. Meglio che non ci pensi forse. Meglio. Decisamente meglio. Tanto tempo dieci giorni e forse avrò le idee un po' più chiare. E non perché si schiariranno da sole. Perché forse farò qualcosa per schiarirle, e potrebbe essere andare in ascesi in montagna, o forse anche qualcos'altro.

Nelle altre foto: luv Kandinsky, ma tantissimo, solo un poco meno di Lei.

P.

Nessun commento: