giovedì 7 giugno 2007

10 minuti

Oggi non so che mi è preso. Andava tutto discretamente, cioè niente di che, ma non male comunque. Stavo tornando a casa con quello della camicia, avevamo gli stessi orari, siamo andati giù insieme. Doveva accompagnare un altro suo amico da un'altra parte. E mentre stavamo andando verso Basilicanova, lungo la strada, guidava lui, mi hanno preso 10 minuti di un'angoscia tremenda. Come una mano che ti stringe cuore e polmoni, e fai anche fatica a respirare, più forte del solito groppo alla gola. Non so se vi è mai capitato. Spero di no. E' tremendo. Probabilmente ne conosco anche la causa. E' che un innocente parere sul fatto che io debba insistere o meno mi ha fatto capire che a Lei non frega assolutamente nulla di me, e se risponde lo fa solo per cortesia. E poi magari si incazza se ci riprovo, perché per lei ormai sono il passato, un errore, una cosa di passaggio, come una delle tante persone che incontriamo per caso ogni giorno e poi non rivediamo mai più. E con me è chiusa, non ho significato mai niente per lei, anche se sono convinto che mancava tanto così, solo tanto così. E se non ci siamo arrivati è stata solo per colpa mia, è una balla quella della chimica, del fatto che succede, che non sempre va come vogliamo noi. Sono le solite storie per auto-ingannarci, per renderci meno amara la realtà, per convincerci che non è colpa nostra. Invece è colpa mia, sono stato io ad aver sbagliato tutto, forse a cominciare dal fatto di essermi innamorato di Lei. E in quei momenti l'ho vista, e ho pensato, come dice Eddie Vedder nella canzone più bella dei Pearl Jam, di una onestà disarmante:

i know someday you'll have a beautiful life, i know you'll be a star
in somebody else's sky, but why
why, why can't it be, why can't it be mine?

Black, come il mio umore, come il mio domani. Alla fine un po' il malessere fisico è passato, ma non quello di testa. Vorrei uscire, distrarmi, poter fare lo stupido, bere qualcosa, sprecare il mio tempo non facendo niente, non pensare. Non posso. Stasera sono costretto in casa. Devo almeno provare a non pensare, se penso è un disastro.

P.


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