venerdì 1 giugno 2007

Stessa storia, stesso posto, stesso pub

Tra poco vado alla Divina. Tanto, a meno di gradite sorprese, il venerdì sera la cameriera non c'è. Meglio andare, quasi quasi ci andavo anche da solo. Neanche male che c'è quello della camicia che mi accompagna. In chat non c'è nessuno, zero assoluto. Giusto. Perché se io sto a casa solo, dovrebbero farlo gli altri? Per farmi piacere? Ma per piacere... Ma perché quest'angoscia che ho addosso? Ho comprato il nuovo libro di Luttazzi, vi risparmio la battuta che ho letto aprendo una pagina a caso, non per la battuta, ma per la mia situazione... Poi vi racconto com'è. Perché sono 3-4 giorni che non so dove stare, che fare, non ce la faccio? Sarà il tempo? La primavera? Il fatto che finalmente Le ho parlato? E che mi aspettavo peggio, anzi, è stata carina, mi ha chiesto com'era andato l'esame, e in generale tutto a posto, come due amici quasi di vecchia data, almeno in superficie. E perché stamattina a letto Le ho pensato? Perché non mi sono alzato non appena è suonata la sveglia? E perché ero felice mentre mi parlava, e mentre la guardavo? Non ci sono saltato fuori... Come non so come saltare fuori da questo vortice che mi sta risucchiando, lentamente, inesorabilmente... Sarà la primavera, speriamo. Ho voglia di andare in montagna e non vedere nessuno per un po'. L'isolarsi fa bene, sottrae al confronto. Al confronto con gli altri, con la realtà anche. Perché abbiamo bisogno degli altri per stare bene? O tutti o nessuno? Perché non mi dà un'opportunità? Perché nessuno mi dà un'opportunità? Forse bisogna crearsele le opportunità. Forse. Allora io sono fregato in partenza. Non ci salto più fuori. E' ora d'andare. Tanto alle 11 sarò ancora quì, davanti sto schermo, dove passo dell'anno e di mia vita il più bel fiore, citando il mio poeta preferito, probabilmente il più grande Italiano di sempre, come intelligenza, levatura morale, talento, genio e chi più ne ha più ne metta, in uno dei Canti che amo di più. Che post schizofrenico, ma dopo una Moretti rossa ne scrivo uno più coerente.

P.

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