domenica 3 giugno 2007

Un'altra serata da solo

Eh già anche stasera son qui da solo che non so come passare il tempo. Ormai non ne posso più di studiare (come se avessi studiato 8 ore oggi... ma la mia resistenza, dopo esami a manovella da circa un paio di anni, nello studio è pari... beh qualcuno avrà capito). Scrivo qualcosa allora. Cosa? Boh. Intanto piazzo qui il sito della Divina, se no poi non lo ritrovo più. Non controllate, tra le foto non c'è la cameriera, ho già controllato. Però c'è l'ex allenatrice della mia squadra, non so né perché né percome. E' una bionda, piuttosto inguardabile. E' l'ultima foto di Maggio 2006. Non preoccupatevi voi che leggete, si avvicina il momento in cui vi porterò ivi. Sicuramente sarà la sera in cui la Sara non ci sarà (che enigmista che sono...), ma al massimo la mandiamo a prendere a casa... Stasera sono un po' poco ispirato. Sa che sono un po' stanco, che sono preoccupato per l'esame di Mercoledì, anche perché sono indietro con lo studio. In questo periodo sto andando in overdose di musica. Una cosa da matti. Solo ieri ho messo in coda (ehm, ehm...) l'unplugged di Bob Dylan e nove (nove!!) album di Johnny Cash. Voglio ascoltare qualcosa (qualcosa!!) di questo cantante, che mi ha fatto una buonissima impressione prima nei brani ascoltati su Kayrock, sia nella cover di Mercy Seat di Nick Cave vista sul tubo. Abbastanza agghiacciante il video, tra l'altro. E allora parliamo un po' di pena di morte. Che è la solita bestialità umana. E non tanto perché non sia giusta la vendetta, perché per noi è facile parlare, ma magari lo sarebbe meno se il condannato avesse, ad esempio, violentato, torturato e ucciso nostra figlia, che ne so. Bisognerebbe aver bypassato il concetto di vendetta a favore del concetto di giustizia, anche perché quanto giusta pensate che sia una sentenza che decreta morte? Ma cosa significa giustizia? Non mi voglio addentrare in beghe legali, non ne sono in grado, ma penso che la razionalita che ci etichetta come non-animali debba farci superare il primo grado di vendetta, il biblico occhio per occhio, a favore di una più ragionata e civile pena. Cavolo, quando cerco di fare il moderato, l'intellettuale, quante cazzate dico... Cosa significa civile? Boh, forse che dobbiamo incatenare i nostri istinti più bestiali a favore della sopraccitata razionalità. E infatti chi è di solito che chiede la pena di morte? La massa, il popolo, quell'onda che prende forza dal disagio collettivo, ma anche dal sentito dire, dal non è giusto che viva quel bastardo, dal ragionamento da bar, che si alimenta con l'ignoranza. Infatti non si sprecano gli intellettuali (parola da prendere con le molle... ) che aborrano la pena capitale. Non me ne frega niente del recupero del colpevole, che stia a marcire in cella in eterno, se proprio si pente riuscirà anche a trovare una ragione per sopravvivere lì dentro. Mi spiace, ma la colpa va pagata. Tanto in Italia non c'è pericolo di marcire in cella. Ma pensate alla possibilità di errori. Pensate se all'improvviso, una mattina, vi venissero a prendere mentre siete a letto e foste condannati alla pena capitale nonostante i vostri proclami d'innocenza. Ma soprattutto pensate a quella che è per me la ragione principale del rifiuto: la possibilità di dare allo stato diritto di vita e di morte su di noi. Lo stato deve essere garante dei diritti civili, e dare morte non è un diritto civile. Lo stato dovrebbe essere organizzazione razionale di ciò che è giusto per la comunità (ma non di ciò che vogliono i più, altrimenti non pagheremmo più tasse...). Non è possibile che lo stato si arroghi dritto di vita/morte su coloro sia che l'hanno creato (sono i cittadini ad averlo creato, non è come il Re, non è un'entità indipendente e/o super-partes), lo stato li deve tutelare (e infatti mettere in galera chi compie reati). E' questo che mi spaventa terribilmente, la possibilità dello stato di uccidere qualcuno. Sarà un po' esagerato, ma ciò mi evoca tristi presagi...

Nelle foto: gli Hemero che pensavo di comprare questa stagione, torniamo sempre ai fiori, la cui compagnia non mi dispiace, anzi, mi tira su...

P.

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